sabato 11 maggio 2013

6.TRIENNIO Tord Boontje - William Kentridge




a) Tord Boontje, artista/designer, nasce nel 1968 a Enschede, Paesi Bassi. In un primo tempo, studia design industriale presso la Design Academy di Eindhoven (1986-1991); ottiene poi una laurea al Royal College of Art di Londra (1992-1994).

Nel 1996, fonda il suo studio di design Tord Boontje
http://www.tordboontje.com/

I primi progetti di design, alquanto austeri, sono basati su un concetto di riciclaggio e riuso:



*1. Tord Boontje ed Emma Waffenden, TranSglass project, 1997



Serie di oggetti in vetro realizzati con bottiglie riciclate.



2. Tord Boontje, Rough-and-Ready, 1998

Progetti per mobili da realizzare con materiai riciclati



Nel 2000, il lavoro di Boontje ha una svolta verso un concetto “affabile” di decorazione e piacevolezza, in dichiarata connessione con la nascita della figlia Emma. Crea allora oggetti che segnano una svolta nel design contemporaneo, in netta contrapposizione rispetto al minimalismo che aveva imperato fino a quel momento.
“Per me”, dichiara Boontje ”la tecnologia è un mezzo per creare nuove espressioni. Mi piacciono molto gli oggetti del XVII, XVIII e XIX secolo per la loro sensuale ricchezzaa decorativa, che un tempo era però ottenuta a prezzo di un’alta quantità di lavoro artigianale umano. I nuovi processi industriali permettono di ricreare lo stesso effetto. Oggi io posso disegnare qualcosa col mio computer, mandare direttamente il file alle macchine e realizzare l’oggetto. L’idea modernista di ridurre al massimo l’oggetto per renderne possibili tirature più alte decade, a fronte delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia”

(Intervista a Tord Boontje nel sito del Design Museum di Londra:
http://www.designmuseum.org/design/tord-boontje )


*3. Tord Boontje, Wednesday light, 2000
Acciaio inossidabile.



Simbolo del nuovo corso nell’attività di Boontje è il suo progetto forse più famoso, la Wednesday Light, in origine prodotta artigianalmente, poi divenuta, grazia all’ausilio delle nuove tecnologie, un oggetto a larga tiratira prodotto per i magazzini Habitat.
La versione Habitat della Wedneday light è in ottone placcato nickel, anziché in acciaio inossidabile come la versione originale; forme più grandi hanno permesso una maggiore varietà di forme floreali.


4. Tord Boontje, Garland Light , 2002 (progetto per Habitat).
Metallo inciso



5. Tord Boontje, Inflorescence, progetto di software, 2002.


Il progetto Inflorescence è un software che permette di realizzare motivi floreali e tradurli in stampa, incisione, ricamo, stereo-litografia, passando direttamente dal disegno al computer all’oggetto finito. Inflorescence disegna i motivi floreali in modo random, diversi ad ogni sessione. Inoltre dimentica ciò che ha fatto in precedenza. Usa inoltre un metodo basato su nodi per creare suoni: una macchina sonora che disegna fiori.
Al progetto Inflorescence hanno collaborato l’artista digitale Andrew Schoben di Grey World, e il programmatore Andrew Allenson.
Il progetto è stato finanziato da una borsa di studio per sperimentazione (Testing Ground) del London Crafts Board e del British Council.

Le nuove tecnologie permettono a Boontje di sperimentare nuove possibilità di vecchi materiali, ad esempio, la carta tyvek, materiale robusto e impermeabile usato per buste da spedizione e numerose altre applicazioni industriali

http://en.wikipedia.org/wiki/Tyvek :


*6. Midsummer Light, 2004
Carta tyvek tagliata al laser


http://www.gnr8.biz/product_info.php?products_id=141


Progetti per spazi pubblici:



Boontje estende ai recenti progetti di illuminazione urbana i caratteri di festosità e incanto romantico che caratterizzano il suo lavoro di designer dopo il 2000:






7. Progetto per la Moschea di Abu Dhabi, 2003


8. Keane Street, 2004


9. Bright Nights, Union Square Park, progetto multimediale, dicembre 2006.



Nel 2009, Tord Boontje è stato nominato professore e capo del dipartimento di Design Products al Royal College of Arts di Londra, uno dei più rispettati e autorevoli dipartimenti di design nel mondo, che attualmente dirige. Boontje è il succesosre in questo ruolo di Ron Arad, uno dei nomi più noti del design contemporaneo.
Per alcuni suoi progetti recenti, Lace in Translation e Digital Memories, si veda la sezione news del sito dell’artista/designer.






Bibliografia:

http://www.tordboontje.com/


http://www.designboom.com/eng/interview/boontje.html


http://www.dorkmag.com/archives/2006/04/artist_design_m.html


http://www.dooyoo.co.uk/house-misc/tord-boontje-garland-light/1050895/#rev







b) William Kentridge


Il sudafricano William Kentridge è nato a Johannesburg nel 1953, figlio di un avvocato bianco difensore delle vittime dell'apartheid: laureato in scienze politiche, si considera innanzitutto un disegnatore, che, attratto dal movimento, vede nel teatro e nel cinema l'estensione del disegno.
Tra le sue esperienze fondamentali, il rapporto con la Handspring Puppet Company, gruppo teatrale sudafricano attivo dal 1985 che pratica il teatro delle marionette per adulti in chiave satirica e politica.
Nel 1989, Kentridge crea il suo primo film d’animazione, Johannesburg, 2nd Greatest City After Paris, dando avvio alla serie che si chiamerà Drawings for Projection, usando una tecnica che diverrà caratteristica del suo lavoro: stesure successive di un disegno a carboncino, ma sempre sullo stesso foglio di carta, cancellato e modificato più volte, e fotografato ad ogni modifica.
I segni delle figure abrase rimangono visibili e divengono parte degli elementi simbolici dei film: sono le “rimozioni”, in senso psicanalitico, che costellano la vita dei bianchi, apparentemente tranquilla e fortunata, ma tormentata dall’inquietudine di coscienza, nel Sudafrica degli anni dell’apartheid. Creati negli anni in cui più viva era la pressione dell’opinione pubblica mondiale, questi film si imperniano sulla complessa situazione psicologica ed emozionale dei protagonisti, evitando di cadere in una troppo scontata schematicità nella denuncia politica. Ulteriore complessità è introdotta dai riferimenti figurativi alla grafica di protesta degli anni ’20 e ’30, e insieme alle immagini dell'ottimismo razionalista degli anni 50, evocati da elementi come lo stile dell’architettura, l’abbigliamento delle figure, il bianco e nero con le sue lucentezze gessose. Il ciclo comprende:

1. Johannesburg: 2nd Greatest City After Paris, 1989

2. Monument, 1990

3. Mine, 1991

4. Sobriety, Obesity & Growing Old, 1991

* 5. Felix in Exile, 1994

6. History of the Main Complaint, 1996

7. Weighing and Wanting, 1998

*8. Stereoscope, 1999

Al centro degli otto film è la città natale di Kentridge, Johannesburg, apparentemente tranquilla ma pervasa da una torbida atmosfera di inquietudine, di catastrofe imminente, vissuta attraverso le vicende di due protagonisti, altrettanti alter ego dell’artista stesso: il magnate capitalista Soho Eckstein, un uomo maturo in abito gessato, e il giovane intellettuale sognatore Felix Teitelbaum, che attirerà fatalmente a sé la donna di Soho. Sullo sfondo di questa narrazione intensamente fantastica e visionaria, la massa anonima dei neri sfruttati nelle minere e fatti oggetto di violenza nelle strade.
Questo ciclo di opere intensamente originali consacra Kentridge alla notorietà mondiale, in particolare con Stereoscope, presentato alla Biennale di Venezia del 1999.

Ls serie si conclude con Tide Table (2003), film presentato in occasione della personale italiana dell'artista al Museo di Rivoli di Torino: su una spiaggia tranquilla, Soho Eckstein sembra addormentarsi quietamente su una sdraio, forse per sempre; ma ombre inquietanti appaiono a minacciare la riconciliazione e la pace.

http://www.youtube.com/watch?v=c04ptjC21uE (clip)


Clip da 'Tide Table' (2003), ultimo film della serie di nove su Soho Eckstein, con una performance live della partitura di Philip Miller's score eseguita dall' Archimia Quartett (Milano) accompagnato da Vincenzo Pasquariello al piano, e da Tumelo Meloi, una vocalist Xhosa.
La performance faceva parte della William Kentridge Exhibition organizzata dall'Università di Brighton dal 7 Novembre al 31 Dicembre 2007. La mostra, William Kentridge: Fragile Identities, era a cura di Tom Hickey.
Questa clip fa parte di un documentario di Ian McDonald e Tom Hickey su William Kentridge e i temi politici nell'arte nel Sud Africa del post-apartheid.


Nella produzione recente, lo stesso Kentridge appare nella parte di se stesso, in un’impaginazione i cui riferimenti iconografici sono il cinema muto (il bianco e nero un po’ sgranato, la luce oscillante, i cartelli con titoli e sottotitoli, l’accompagnamento al pianoforte di Philip Miller), e le citazioni dalla propria attività precedente, in una chiave autoironica ed affettuosa.


10. Journey to the Moon, Biennale 2005:
http://www.youtube.com/watch?v=oKOJSEU-SyU&feature=related

Kentridge, oggi considerato tra i massimi artisti contemporanei e al centro di importanti retrospettive in tutto il mondo, pratica altre forme di animazione, fra cui le ombre cinesi e il video, ed è attivo come regista teatrale, ma la sua fama rimane soprattutto legata all’intensità emotiva e all’originalità della sua produzione degli anni ’90.



Bibliografia

Generale:

http://en.wikipedia.org/wiki/William_Kentridge

C. ALEMANI, William Kentridge (Ediz.italiana e inglese), Milano, Mondadori-Electa, 2006


Kentridge:

http://www.newmuseum.org/exhibitions/348

Metodo di lavoro usato da Kentridge nella serie Drawings for Projection:
http://www.asifaitalia.org/?p=637

Kentridge regista teatrale:
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCategoria=52&IDNotizia=17445

Restrospettiva italiana (Torino, Museo di Rivoli), 2004:
http://www.castellodirivoli.org/#

Kentridge a Venezia, 2005 (51.a Biennale d’Arte):
M. DE CORRAL (a cura di), L’esperienza dell’arte (Cat. della 51.a Biennale), Venezia, Marsilio Editori, 2005.

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