venerdì 26 febbraio 2010

Biennio 1. Iconografie del contemporaneo: Mark Wallinger

Docente: Gloria Vallese
Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA


Mark Wallinger, nato nel 1959, lavora con pittura, scultura, video, installazioni, fotografie, scandagliando codici di comportamento, valori, ideologie, fede, un insieme di elementi complesso e articolato che definisce l’identità britannica.
La sua arte si caratterizza per la capacità di individuare i simboli visuali e di manipolarli, prevalentemente nella chiave di una mordente e spesso tragica ironia.
Ha studiato, come molti suoi compagni di strada della Young British Generation, alla Chelsea School of Art, e poi al Goldsmith College. Finalista al Turner Prize nel 1995, l’artista ha preso parte a tutte le mostre collettive, più o meno canoniche, dei giovani artisti inglesi, che negli anni Novanta hanno potuto contare su una situazione di critica e di mercato decisamente favorevole.

Di particolare rilevanza il suo passaggio alla Biennale di Venezia nel 2001, come artista chiamato a rappresentare la gran Bretagna nel padiglione nazionale. Una mostra compatta e memorabile, che includeva le seguenti quattro opere:



*1. Ecce Homo, 1999. Resina bianca marmorizzata, foglia d’oro, filo spinato

Ecce Homo, scultura in marmo che Wallinger ha installato nel 1999 sul Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra, destando scalpore, a Venezia era il fulcro della mostra.

La figura del Cristo è identificabile nella corona di spine, nelle mani legate, e nel panno stilizzato che cinge i fianchi; il calco è preso da un corpo umano molto qualunque, e mancano i lunghi capelli e la barba caratteristici dell’iconografia tradizionale.

Un altro polo importante del padiglione era la videoproiezione Threshold to the Kingdom (il titolo contiene un gioco di parole: letteralmente, “Soglia del Regno”, non si sa se del Regno dei Cieli o di Gran Bretagna); si tratta di una sequenza filmica, molto rallentata e accompagnata da una suggestiva musica sacra, dell’arrivo, filmato senza soluzione di continuità, e proiettato in loop, dei passeggeri al London City Airport. “Arrivi Internazionali”, recita la scritta al di sopra della porta da cui entrano i viaggiatori.
Le loro espressioni di curiosità, di attesa, di incanto, alludono a un trapasso, a un ingresso in una nuova vita. C’è un ironico senso mistico, ma anche un più emozionante e diretto coinvolgimento umano nel fluire inarrestabile dei personaggi.




*2. Threshold to the Kingdom, 2000, videoinstallazione


*3. Angel, 1997, videoinstallazione

Il protagonista è Blind Faith, Fede Cieca, un personaggio impersonato dallo stesso Walliger che lo fa apparire in più di un’opera. Si tratta di un cieco, con occhiali scuri e bastone bianco, che cammina sul posto, risalendo alla rovescia le scale della metropolitana e ripetendo in tono perentorio e monotono, come di chi ripete a memoria, i versetti del Prologo del Vangelo di Giovanni. La sua marcia insistente, così come la sua recita vuota e ripetitiva, non fa che mantenerlo fermo sul posto, mentre altri, che lo osservano incuriositi, si muovono all’indietro.

*4. Ghost, 2001.

E’ una stampa in negativo del famoso ritratto del cavallo Whistlejacket, del generista inglese George Stubbs (1724-1806).
L’artista ha aggiunto un corno sulla fronte, trasformandolo nell’unicorno impennato che appare insieme al leone su uno dei due lati dello stemma reale britannico.
Un insieme di simboli che appare come la radiografia di diverse passioni peculiari al popolo britannico, dai cavalli (e dal loro ritrattista più famoso, immancabile nelle grandi collezioni d’arte nazionali), alla monarchia.

Alla Biennale di Venezia del 2005, Wallinger era presente col video Sleeper: efficace rappresentazione, messa in atto dallo stesso artista travestito da orso, dello spaesamento indotto dalla fredda architettura della Neuer Nationalgalerie di Berlino di Mies van der Rohe. Solo, disorientato, l’orso muove qualche passo, sembra cercare l’uscita, si accuccia scoraggiato contro un muro.

*5 . Sleeper, 2004-2005, video
http://www.tate.org.uk/tateetc/issue9/captiveaudience.htm


Nel 2007 Mark Wallinger vince il Turner Prize, considerato uno dei più prestigiosi riconoscimenti europei per le arti visuali. Il Premio Turner è soprattutto il riconoscimento britannico più importante per la pittura contemporanea e viene consegnato tutti gli anni dal 1984 ad un artista che non abbia superato i 50 anni e che opera in Gran Bretagna. Wallinger ha ottenuto il riconoscimento, e l'assegno da 35.000 mila euro che lo accompagna, per un'installazione contro la guerra ispirata a un attivista molto noto a Londra, Brian Haw, il quale in segno di protesta contro la politica estera del governo britannico, da oltre sei anni si è stabilito in Piazza del Parlamento. Brian Haw, 56 anni, ha iniziato nel giugno del 2001 ad “attaccare con un megafono e striscioni recanti i nomi e le foto dei bambini morti ” la politica sull'Iraq. Con il passar degli anni, gli inglesi e non solo hanno iniziato a sostenerlo.

Intitolata "State Britain", l'installazione è una replica esatta dei 40 metri di accampamento che il dissenziente – pacifista Haw ha realizzato davvero davanti al Parlamento britannico. Il lavoro riproduce esattamente ogni dettaglio dei quaranta metri di cartelli rimossi, messaggi di solidarietà, documenti, immagini di vittime di bombardamenti e quant’altro allestito davanti la sede di Parliament Square.

http://www.journalbooks.it/modules/news/article.php?storyid=204




Bibliografia

Oltre ai link già citati nel testo, si vedano:

Sull’artista in generale:
http://en.wikipedia.org/wiki/Mark_Wallinger

H. SZEEMAN (a cura di), Platea dell’umanità, Catalogo della 49.Esposizione internazionale d’arte La Biennale di Venezia, Milano, Electa, 2001

Sul progetto del Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra:

http://www.london.gov.uk/fourthplinth/plinth/rsa.jsp


Su Wallinger a Milano all’Hangar Bicocca nel settembre 2005, con l’opera Easter :
http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1127298858&day=1127340000


Sul progetto per la scultura gigante del Cavallo:

http://www.telegraph.co.uk/culture/art/4613060/Mark-Wallinger-the-inspiration-behind-my-horse.html

http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1198251014&day=1199746800

1 . ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA

Accademia di Belle Arti in Venezia
CORSO DI DIPLOMA DI 2° LIVELLO IN : GRAFICA
A.A. 2009-10
Docente: Gloria Vallese



1. Arte bizantina e civiltà dell’icona: formazione di un sistema stilistico ed iconografico



a) Modelli per il nuovo stile
*1) Lenzuolo funebre di una donna (detta “la dama dalla croce ansata”)
4 secolo d.C.
Antinopolis, Scavi Albert Gayet, 1900-1
Lino dipinto a tempera ed encausto
H. 1.66 m; W. 0.85 m
Parigi, Louvre. Dipartimento antichità egizie
AF 6440

http://www.louvre.fr/llv/oeuvres/detail_notice.jsp?CONTENT%3C%3Ecnt_id=10134198673225213&CURRENT_LLV_NOTICE%3C%3Ecnt_id=10134198673225213&FOLDER%3C%3Efolder_id=9852723696500809&fromDept=false&baseIndex=2&bmUID=1142798544743
http://fr.wikipedia.org/wiki/Ânkh



*2) La Vergine
Cupola dell’Ascensione, part.
II metà XII secolo
Venezia, San Marco
http://www.basilicasanmarco.it/WAI/ita/basilica/mosaici/interne/patrimonio_interno.bsm



Flavio Teodosio (347 - 395 d.C.), conosciuto anche come Teodosio I e Teodosio il Grande dagli scrittori cristiani, fu imperatore romano dal 379 alla morte.
Teodosio, passato alla storia per aver reso il Cristianesimo religione ufficiale di stato dell'Impero romano, fu l'ultimo a regnare sull’impero nella sua interezza: gli imperatori che ereditarono da lui il potere si spartirono l’immenso territorio, che in seguito non fu mai più governato da un solo uomo.
Teodosio promulgò nel 380 l'editto di Tessalonica, con il quale il cristianesimo diveniva la religione ufficiale dello stato.
La nuova legge riconosceva esplicitamente il primato delle sedi episcopali di Roma e di Alessandria in materia di teologia; grande influenza avevano inoltre i teologi di Costantinopoli, i quali, essendo sotto la diretta giurisdizione dell'imperatore, erano a volte destituiti e reintegrati in base al loro maggiore o minore grado di acquiescenza ai voleri imperiali.
Teodosio convocò inoltre nel 381 il primo concilio di Costantinopoli per condannare le eresie che si opponevano al credo niceno, da lui adottato come confessione cristiana ufficiale dell’impero; durante questo concilio venne elaborato il “simbolo niceno-costantinopolitano” (una estensione del primo credo niceno), largamente in uso ai giorni nostri nella liturgia cristiana.
Nel 383 il giorno di riposo settimanale, il dies solis, rinominato dies dominicus, divenne obbligatorio.
Altri provvedimenti nel 381 ribadirono la proibizione di tutti i riti pagani e stabilirono che coloro che da cristiani fossero ritornati alla religione pagana perdessero il diritto di fare testamento legale. Nel 382 si sanciva, tuttavia, la conservazione degli oggetti pagani che avessero valore artistico. Il divieto dei sacrifici cruenti e delle pratiche divinatorie ad essi collegate venne ribadito nel 385.

Per reazione contro la sensualità e l’eccesso di naturalismo dell’arte ellenistica, inadatta a conferire sacralità alle immagini pubbliche soprattutto in un momento in cui l’autorità imperiale romana non era più salda come un tempo, anzi appariva incerta e minacciata, il modello di riferimento diventa quello egizio.
L’Egitto aveva prodotto immagini di sovrani deificati, eterni, immortali, immuni da difetti e deficienze terrene, ideali per fornire la base a una rinnovata iconografia imperiale.


3) Missorio di Teodosio (part.)
Anonimo, 388 o 393
Argento, diam. cm 74
Madrid, Real Academia de la Historia



4) Ritratto dell’imperatore Arcadio (?)
Marmo.
Fine IV secolo d.C.
Da scavi eseguiti presso la Facoltà di Lettere, Beyazit
Inv. 5028 T.
Istanbul, Museo archeologico
http://it.wikipedia.org/wiki/Arcadio_di_Bisanzio


*5) Cammeo con Giove Egioco
I - II sec. d. C.
sardonice a strati bianchi, cm.6,8 x 6,3 x 1, 6
Collezione Girolamo Zulian
Venezia, Museo archeologico

http://www.polomuseale.venezia.beniculturali.it/index.php?it/190/sala-xii
http://books.google.com/books?id=ZlqudfwX2xIC&pg=PA289&lpg=PA289&dq=cammeo+Zulian&source=bl&ots=FIFzxmSZXv&sig=oqM00ZdsBQg9ewqZdZLeMdFVvOw&hl=en&ei=8NiCS9_BLYXesAaizqyqDg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CCgQ6AEwBQ#v=onepage&q=cammeo%20Zulian&f=false

*6) Vitellio 
detto “Grimani”
(I metà del II secolo d. C.)
marmo, h. cm. 48
collezione Domenico Grimani
Venezia, Museo archeologico

http://it.wikipedia.org/wiki/Vitellio


7) Busto Maschile - Balbino
prima metà del III sec. d. C.
marmo, h. cm. 61
Collezione Grimani
Venezia, Museo archeologico

http://es.wikipedia.org/wiki/Balbino


b) Iconoclastia

La formulazione dello stile detto “bizantino”, modellato in realtà su esempi egizi, procede anzitutto da precise esigenze di iconografia civile.
Il modello egizio non era d’altra parte immune da rischi, perché in Egitto l’immagine era idolo, venerata come tale, non semplice rappresentazione.
Questo, e più in generale la questione della liceità stessa delle immagini, darà origine non solo a dispute teologiche in ambito cristiano, ma a incredibili travagli religiosi e politici, rivolte, guerre, attraverso le quali prenderà forma il mondo iconografico che dominerà nell’arte occidentale per un migliaio di anni, fino al Rinascimento italiano, e perdurerà immutato praticamente fino ad oggi nell’arte del Cristianesimo orientale.



La paura della confusione idolatrica porterà al divieto della statua a tutto tondo nei luoghi di culto (permesso era solo il rilievo bassissimo; preferite sono le immagini bidimensionali, nelle quali la chiarezza didascalica deve in ogni caso prevalere sull’effetto naturalistico).



5) Venezia, Basilica di San Marco: Navata centrale.


Da osservare in questa immagine come le figure collocate nei sottarchi non tentino in alcun modo di collocarsi in una spazialità illusiva, anzi seguano la curvatura del supporto, sottlineando così l’immaterialità della figura rappresentata.

I predetti divieti, in particolare l’interdizione della plastica a tutto tondo, si attenueranno gradualmente a partire dal XII-XIII secolo, soprattutto in ambito occidentale.


c) La Bibbia degli analfabeti

Le immagini sulle pareti delle chiese erano “la Scrittura per gli analfabeti”, usate dai predicatori per illustrare e meglio sottolineare aspetti della vita dei Santi o episodi della storia sacra.

Da notare come le parole spesso accompagnino queste immagini; sono scritture talvolta abbreviate, essenziali, che però svolgono un ruolo sia pure elementare di alfabetizzazione: sono le immagini che guidano il popolo alla comprensione dei segni della scrittura, non il contrario.



Bibliografia

Su Teodosio e le sue riforme in campo religioso ed artistico:

http://it.wikipedia.org/wiki/Teodosio_I


Sull’icona:
Pavel A.Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona, a cura di E. Zolla, Adelphi, Milano 1977

Sull’iconoclastia:

http://it.wikipedia.org/wiki/Iconoclastia
http://it.wikipedia.org/wiki/Concilio_di_Nicea_II
Francesco Arduini, La disputa iconoclasta/Indagine sulle ragioni, in “InStoria, Rivista Online di storia e informazione”, N°4, aprile 2008,
http://www.instoria.it/home/disputa_iconoclasta.htm

Triennio 1. Bill Viola

Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Docente: Gloria Vallese




www.billviola.com
http://en.wikipedia.org/wiki/Bill_Viola
www.jamescohan.com

Nato a New York nel 1951, Bill Viola si iscrive al College of Visual and Performing Arts della Syracuse University, e inizia a realizzare videoarte nei primi anni settanta. Lavora per affermati artisti come Bruce Nauman e Nam June Paik. Nel 1977, in Australia, incontra Kira Perov, che diverrà la compagna della sua vita; nel 1979 cominciano a lavorare e viaggiare insieme. Nel 1980, Viola si reca in Giappone dove trascorre diciotto mesi per una borsa di studio di scambi culturali. Nel 1981 lavora per sei mesi nel centro ricerche della Sony, sperimentando le più avanzate tecnologie del tempo.

*1. Bill Viola, He weeps for you, installazione audio-video, 1976


La mostra chiave della sua carriera è Buried Secrets, con la quale Bill Viola rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia nel 1995.
La rassegna include classici della videoinstallazione come The Veiling http://www.jamescohan.com/artists/bill-viola/selected-works/, Hall of Whispers, e soprattutto The Greeting. L’opera, ispirata a un dipinto del Cinquecento italiano, la Visitazione di Pontormo, segna una svolta importante nella carriera dell’artista, caratterizzata da video estremamente rallentati, al punto da essere più vicini al mondo della pittura che a quello del cinema, e ricchi di riferimenti museali.

*2. The Greeting, 10’28’’ loop, 1995.

3. The Crossing, 1996:
http://www.youtube.com/watch?v=fHqhaH6m9pY

Queste opere sono tecnicamente molto diverse da quelle degli esordi: implicano l’uso di attori, di effetti speciali, e vengono girate da una troupe cinematografica.
Rimane costante, invece, la focalizzazione sulla figura umana e su situazioni forti, primordiali, ricche di contenuto emozionale.
Nel 1997 gli viene dedicata una personale al Whitney Museum of American Art di New York.
Nel 2000 inizia ad usare schermi al plasma e cristalli liquidi per le sue videoinstallazioni.
Viola accentua i riferimenti iconografici presenti nelle sue opere, talora ricorrendo a vere e proprie citazioni dall’arte del passato.


*4. Viola, The Quintet of Remembrance, 2000, video, 15 minuti loop, ed. di 3
New York, Metropolitan Museum

5. Dolorosa, 2000, dittico video su due schermi LCD, cm 
40.6 x 62.2 x 14.6


http://www.artic.edu/aic/collections/artwork/110673

http://images.google.com/imgres?imgurl=http://www.wga.hu/art/m/memling/2middle1/08sorrow.jpg&imgrefurl=http://christianart.blogspot.com/2006/04/vir-dolorum.html&usg=__ArHa0YLIKY10_w-6fgxcMF_-Wvo=&h=1122&w=806&sz=140&hl=en&start=2&sig2=i2fV6aiJpNOwUSABqgS0OA&um=1&tbnid=cFv6t06Q0OQVmM:&tbnh=150&tbnw=108&ei=8DKsSZGHA9b__Qbe5qDtDw&prev=/images%3Fq%3DHans%2BMemling%2BMelbourne%26um%3D1%26hl%3Den%26client%3Dsafari%26rls%3Den%26sa%3DN


Nel 2002 completa il suo progetto più ambizioso, Going Forth By Day, un ciclo di video ad alta definizione commissionato dal Guggenheim di New York e Berlino.


6. Going forth by day, videoinstallazione, 2002.
Berlino, Museo Guggenheim.

7. Giotto, La nascita della Vergine, affresco
Padova, Cappella degli Scrovegni


Nel 2003 il J. Paul Getty Museum di Los Angeles realizza una mostra personale, The Passions, una serie di lavori sulle emozioni umane, che ottiene critiche entusiastiche e una straordinaria affluenza di pubblico anche nelle successive tappe a Londra, Canberra e Madrid.
Nel 2004 realizza un video " a quattro mani" per una nuova produzione di Peter Sellars dell'opera Tristano e Isotta, presentata in prima mondiale all'Opéra di Parigi nell'aprile del 2005. Nell'ottobre 2006 torna a Tokyo con una retrospettiva che prende il nome da un video del 1981, Hatsu-Yume, Primo Sogno. Nel 2007 è presente alla Biennale di Venezia con Ocean Without a Shore.
http://www.youtube.com/watch?v=6-V7in9LObI&feature=related


Bibliografia
C.Townsend (a cura di), L' arte di Bill Viola, Milano, Bruno Mondadori, 2005
K. Perov, Bill Viola. Visioni interiori, Firenze, Giunti (Catalogo della mostra a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2008-9)
Ellen Wolff, Digital Cathedral, 1 Feb 2002
http://digitalcontentproducer.com/mag/video_digital_cathedral/