martedì 5 giugno 2012

BIENNIO 10. Arte e branding dell’arte: Venezia, Arsenale, Biennale

a. Branding


http://it.wikipedia.org/wiki/Branding
http://www.americascup.com/it/Events/2012-2013-AC-Eventi/Venice-ITALY/LAMERICAS-CUP-WORLD-SERIES-SBARCHERA-A-VENEZIA/
http://it.wikipedia.org/wiki/Arsenale_di_Venezia
http://www.dse.unive.it/storia/Arsenale.htm

Romano Cappellari, Il marketing della moda e del lusso, Roma, Carocci Editore, 2008



b. Venezia e le sedi della Biennale d’Arte


Spazi e riuso dell’Arsenale per la Biennale:
www.labiennale.org

Arsenale e installazioni pervasive:
Alla Biennale di Venezia del 1999, l’artista svizzero Thomas Hirschhorn (vedere lezioni precedenti) si rivelò al mondo con World Airport, opera dedicata agli aspetti instabili, nomadici, della vita contemporanea. Due interi, vasti ambienti erano invasi da un immane aggregato di oggetti che nel loro insieme evocavano il viaggio, e, ancor più, l’idea di una residenza precaria, provvisoria: aerei, valigie, ma anche pacchi di cartone legati con il nastro adesivo e con lo spago, accumulati come per una partenza o un trasloco. Ogni sorta di memorie, personali e collettive, si insinuavano in questo universo instabile: fotografie, taccuini, e anche quegli strazianti piccoli altari di candele, fotografie e fiori artificiali che la gente costruisce sui luoghi di incidenti stradali o per ricordare le vittime di qualche episodio di violenza (nel 1999, quando quest’opera fu presentata alla Biennale, era recente il ricordo della guerra nei Balcani, di un lungo periodo in cui e immagini di simili altarini costruiti ai margini delle strade, fra le macerie delle case distrutte dai bombardamenti, erano passate in televisione quasi quotidianamente). Una vasta installazione che pervadeva interamente lo spazio in cui era collocata ma con l’aria di non avere in realtà confini, di poter continuare all’indefinito. A rilegare questo vasto, e teoricamente infinito, ammasso di oggetti e di materiali, c’era un elemento ricorrente, il nastro adesivo marrone: chiudeva buste e pacchi e li teneva uniti, ne rafforzava gli spigoli, fungeva da precario materiale da costruzione. Era l’elemento unificante, ossessivamente ricorrente dell’intera composizione. Un potente elemento simbolico, che il pubblico immediatamente riconosceva. Presente in ogni casa, in ogni ambiente di lavoro, il nastro adesivo marrone è un materiale disadorno, che interviene sempre in situazioni utilitarie, caratterizzate da un fattore di transitorietà: dal chiudere un imballaggio al riparare provvisoriamente un vetro rotto; da dimesso, diventa squallido quando da transitorio si trasforma in permanente, magari per riparazioni visibili di oggetti che qualcuno ha rinunciato, per necessità o per indifferenza, a rimettere in efficienza in modo migliore.


*1. Thomas Hirschhorn, Flugplatz Welt/World Airport, installazione, materiali vari, 1999
Venezia, Arsenale, Artiglierie.


2. Ernesto Neto, O Bicho!, 2001
Tessuto di lycra e spezie. Installazione presso le Artiglierie dell’Arsenale, nell’ambito della 49.ma Biennale Arte. Direttore: Harald Szeeman

Molto importante il suo passaggio alla 49.a Biennale di venezia nel 2001, con opere sia al Padiglione Nazionale del Brasile che alla mostra internazionale alle Corderie. Qui Neto ha rivelato al pubblico internazionale l’originalità del suo lavoro di scultore: un foresta di grandi “mammelle” in lycra, soffici, semitrasparenti e pendenti dal soffitto, stirate verso il basso da polveri di spezie il cui profumo sensuale si diffondeva nello spazio espositivo, avvertibile già in distanza, e che si accumulavano pian piano sul pavimento, cambiando ogni giorno l’aspetto dell’opera.
Ernesto Neto è considerato uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea in Brasile. La sua ispirazione deriva in parte dal neo-concretismo, movimento sviluppatosi in Brasile alla fine degli anni ’50, per opporsi alla rigidezza e all’astrazione geometrica del razionalismo in nome di un nuovo senso dell’organicità e di un diverso coinvolgimento dell’utente nell’architettura.
Le opere di Neto sono installazioni astratte, che spesso invadono l’intero spazio espositivo, realizzate con materiali e forme che evocano il mondo organico.



3. Jason Rhoades & Paul McCarthy, Propposition, 1998-99, installazione
alla 49.ma Biennale Arte. Direttore: Harald Szeeman.
Venezia, Artiglierie dell’Arsenale


http://www.hauserwirth.com/artists/37/jason-rhoades/images-clips/18/

http://www.davidzwirner.com/artists/jason-rhoades/


Bibliografia

Vedere i link citati nel testo



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