- Modelli per il nuovo stile
*1. Lenzuolo funebre di una donna (detta “la dama dalla croce ansata”)
4 secolo d.C.
Antinopolis, Scavi Albert Gayet, 1900-1
Lino dipinto a tempera ed encausto
H. 1.66 m; W. 0.85 m
Parigi, Louvre. Dipartimento antichità egizie
AF 6440
http://www.louvre.fr/en/oeuvre-notices/womans-shroud
*2. La Vergine
Cupola dell’Ascensione, part.
II metà XII secolo
Venezia, San Marco
http://www.basilicasanmarco.it/WAI/ita/basilica/mosaici/interne/patrimonio_interno.bsm
Flavio Teodosio (347 - 395 d.C.), conosciuto anche come Teodosio I e Teodosio il Grande dagli scrittori cristiani, fu imperatore romano dal 379 alla morte.
Teodosio, passato alla storia per aver reso il Cristianesimo religione ufficiale di stato dell'Impero romano, fu l'ultimo a regnare sull’impero nella sua interezza: gli imperatori che ereditarono da lui il potere si spartirono l’immenso territorio, che in seguito non fu mai più governato da un solo uomo.
Teodosio promulgò nel 380 l'editto di Tessalonica, con il quale il cristianesimo diveniva la religione ufficiale dello stato.
La nuova legge riconosceva esplicitamente il primato delle sedi episcopali di Roma e di Alessandria in materia di teologia; grande influenza avevano inoltre i teologi di Costantinopoli, i quali, essendo sotto la diretta giurisdizione dell'imperatore, erano a volte destituiti o reintegrati in base al loro maggiore o minore grado di acquiescenza ai voleri imperiali.
Teodosio convocò inoltre nel 381 il primo concilio di Costantinopoli per condannare le eresie che si opponevano al credo niceno, da lui adottato come confessione cristiana ufficiale dell’impero; durante questo concilio venne elaborato il “simbolo niceno-costantinopolitano” (una estensione del primo credo niceno), largamente in uso ai giorni nostri nella liturgia cristiana.
Nel 383 il giorno di riposo settimanale, il dies solis, rinominato dies dominicus, divenne obbligatorio.
Altri provvedimenti nel 381 ribadirono la proibizione di tutti i riti pagani e stabilirono che coloro che da cristiani fossero ritornati alla religione pagana perdessero il diritto di fare testamento legale. Nel 382 si sanciva, tuttavia, la conservazione degli oggetti pagani che avessero valore artistico. Il divieto dei sacrifici cruenti e delle pratiche divinatorie ad essi collegate venne ribadito nel 385.
b) La tradizione del ritratto romano e il suo abbandono nell’età imperiale.
Dalla voce Ritratto romano repubblicano in Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Ritratto_romano_repubblicano):
“Polibio descrive dettagliatamente[1] la consuetudine del patriziato romano dello ius imaginum, riconosciuta e disciplinata, che consisteva nel privilegio di tenere immagini degli avi nel cortile interno della casa (atrio). Questo diritto di tenere ritratti degli avi era ad appannaggio anche delle donne. Per questo si replicavano molte volte, in periodi differenti, le immagini che originariamente erano di cera, poi di bronzo e di marmo[2]. Il ritratto era qualcosa di privato, ma nell'accezione romana, che comprendeva anche lo Stato come suprema famiglia, entro la quale ogni cives aveva un ruolo nella Res publica. Il ritratto assumeva così anche valenze politiche, legate al vanto di avere avi illustri ed all'esempio che le loro figure potevano dare ai giovani, spronati ad eguagliare le imprese più grandi per accrescere la potenza di Roma. La committenza dei ritratti era quindi legata indissolubilmente al patriziato ed ebbe il maggior splendore nell'età sillana. Rende bene questa idea la statua del Togato Barberini, già ai Musei Capitolini e oggi alla Centrale Montemartini di Roma, dove un personaggio mostra con orgoglio i ritratti dei propri antenati, evidenziando in questa usanza la propria casta e esaltando la sua gens. La stessa statua dimostra anche come queste effigi non fossero ancora nello stile realistico tipico dell'epoca di Silla, ma seguissero il mite naturalismo ellenistico.
Lo stile di queste opere è secco e minuzioso nella resa dell'epidermide solcata dagli anni e dalle dure condizioni della vita tradizionale contadina. Il ritratto "veristico" divergeva definitivamente dai modelli alessandrini (ed ellenistici in generale) con i volti ridotti a dure maschere, dove non sono risparmiati i segni del tempo e della vita dura. Vi si legge un certo disprezzo altezzoso e un'inflessibile durezza, come nel famoso ritratto 535 del Museo Torlonia. Queste caratteristiche sembrano discostarsi volontariamente dall'eleganza e la mondanità degli sciolti ritratti ellenistici”
A partire dal III-IV secolo d.C. , per reazione contro la sensualità e l’eccesso di naturalismo dell’arte ellenistica, inadatta a conferire sacralità alle immagini pubbliche soprattutto in un momento in cui l’autorità imperiale romana non era più salda come un tempo, anzi appariva incerta e minacciata, il modello di riferimento diventa quello egizio.
L’Egitto aveva prodotto immagini di sovrani deificati, eterni, immortali, immuni da difetti e deficienze terrene, ideali per fornire la base a una rinnovata iconografia imperiale.
3. Missorio di Teodosio (part.)
Anonimo, 388 o 393
Argento, diam. cm 74
Madrid, Real Academia de la Historia
*4. Valentiniano II (371-392), da Afrodisia.
Istanbul, Museo Archeologico
5. Ritratto dell’imperatore Arcadio (?)
Marmo.
Fine IV secolo d.C.
Da scavi eseguiti presso la Facoltà di Lettere, Beyazit
Inv. 5028 T.
Istanbul, Museo Archeologico
http://it.wikipedia.org/wiki/Arcadio_di_Bisanzio
*6. Cammeo con Giove Egioco
I - II sec. d. C.
sardonice a strati bianchi, cm.6,8 x 6,3 x 1, 6
Collezione Girolamo Zulian
Venezia, Museo archeologico
http://www.polomuseale.venezia.beniculturali.it/index.php?it/190/sala-xii
*7. Vitellio
detto “Grimani”
(I metà del II secolo d. C.)
marmo, h. cm. 48
Collezione Domenico Grimani
Venezia, Museo archeologico
http://it.wikipedia.org/wiki/Vitellio
8. Busto di Balbino
(prima metà del III sec. d. C.)
marmo, h. cm. 61
Collezione Grimani
Venezia, Museo archeologico
http://es.wikipedia.org/wiki/Balbino
9. Testa di Balbino
Marmo.
Efeso, Museo Archeologico
c) Iconoclastia
La formulazione dello stile detto “bizantino”, modellato in realtà su esempi egizi, procede anzitutto da precise esigenze di iconografia civile.
Il modello egizio non era d’altra parte immune da rischi, perché in Egitto l’immagine era idolo, venerata come tale, non semplice rappresentazione.
Questo, e più in generale la questione della liceità stessa delle immagini, darà origine non solo a dispute teologiche in ambito cristiano, ma a incredibili travagli religiosi e politici, rivolte, guerre, attraverso le quali prenderà forma il mondo iconografico che dominerà nell’arte occidentale per un migliaio di anni, fino al Rinascimento italiano, e perdurerà immutato praticamente fino ad oggi nell’arte del Cristianesimo orientale.
La paura della confusione idolatrica porterà al divieto della statua a tutto tondo nei luoghi di culto (permesso era solo il rilievo bassissimo; preferite sono le immagini bidimensionali, nelle quali la chiarezza didascalica deve in ogni caso prevalere sull’effetto naturalistico).
10,11 . Venezia, Basilica di San Marco, navata centrale: part. della decorazione musiva, sec. XII.
Da osservare in questa immagine come le figure collocate nei sottarchi non tentino in alcun modo di collocarsi in una spazialità illusiva, anzi seguano la curvatura del supporto, sottlineando così l’immaterialità della figura rappresentata.
I predetti divieti, in particolare l’interdizione della plastica a tutto tondo, si attenueranno gradualmente a partire dal XII-XIII secolo, soprattutto in ambito occidentale.
d) La Bibbia degli analfabeti
Le immagini sulle pareti delle chiese erano “la Scrittura per gli analfabeti”, usate dai predicatori per illustrare e meglio sottolineare aspetti della vita dei Santi o episodi della storia sacra.
Da notare come le parole spesso accompagnino queste immagini; sono scritture talvolta abbreviate, essenziali, che però svolgono un ruolo sia pure elementare di alfabetizzazione: sono le immagini che guidano il popolo alla comprensione dei segni della scrittura, non il contrario.
12. La Vergine orante
Mosaico, secolo XII
Murano, Basilica dei Santi Maria e Donato, abside
13a, 13b. Il Giudizio Finale, particolari: Cristo libera i Patriarchi e la Resurrezione dai morti. Mosaico, secolo XII
Torcello, Duomo
Bibliografia
Su Teodosio e le sue riforme in campo religioso ed artistico:
http://it.wikipedia.org/wiki/Teodosio_I
Sull’icona:
Pavel A.Florenskij, Le porte regali. Saggio sull'icona, a cura di E. Zolla, Adelphi, Milano 1977
Sull’iconoclastia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Iconoclastia
http://it.wikipedia.org/wiki/Concilio_di_Nicea_II
Francesco Arduini, La disputa iconoclasta/Indagine sulle ragioni, in “InStoria, Rivista Online di storia e informazione”, N°4, aprile 2008,
http://www.instoria.it/home/disputa_iconoclasta.htm
Nessun commento:
Posta un commento