sabato 2 giugno 2012

9.ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA Statuaria egizia e arte dell’Egitto cristiano



a. Statuaria egizia e arte dell’Egitto cristiano (a integrazione delle immagini di: E. Panofsky, Il significato nelle arti visive)






Nella plurimillenaria storia dell’arte egizia, la statua è dapprima l’oggetto di maggior rilevanza contenuto all’interno dei complessi funerari, per venire successivamente sostituita dalla mummia coi relativi involucri antropomorfi (sarcofagi).

Nella statuaria egizia dell’Antico Regno (che vede l’affermarsi della figura del Faraone come sovrano assoluto, e lo sviluppo nell’architettura della piramide), volti intensamente caratterizzati vengono posti su corpi schematici.  Più tardi, quando la mummia sostituirà la statua nel cuore della sepoltura, si porrà infinita cura a fare in modo che le fattezze del volto vengano comunque preservate, al di là della durevolezza della materia organica, per mezzo di maschere e di dipinti sovrapposti, anche in più strati, al viso del defunto.


La statua del defunto come vivente, in atto di uscire da una nicchia per occupare lo spazio che gli viene offerto per la vita dell’oltretomba, ha un volto intensamente caratterizzato che permette allo spirito (e a lui soltanto) di riconoscere sè stesso nel ricettacolo che gli viene offerto e di andarlo ad occupare.


1. Arte egizia del medio regno, XIII dinastia, STATUA DEL KA DI AUIBRA HOR ALL'INTERNO DEL SUO SANTUARIO. Legno, lamina d’oro, pietre dure, cm 10 x 12 (Nr inv.: JE 30948|CG 259). Provenienza: Dashur, piramide di Amenhemet III (santuario)

Cairo, Museo Egizio



Volti caratterizzati nella statuaria egizia:




*2. Statua di Ka-Aper (“Sheikh-el-Balad”). Legno di sicomoro, occhi intarsiati, alt. 112 cm, 2460 a.C. ca.

Cairo, Museo Egizio



Schemi rappresentativi:

Colore più scuro per la pelle dell’uomo e più chiaro per la donna; bambini, dito posato sulle labbra e capigliatura solo su una metà della testa.



*3. Gruppo statuario in calcare dipinto raffigurante il nano Seneb e la sua famiglia. 2500 a.C. circa.

Cairo, Museo Egizio.



4. Arte egizia del periodo tardo, Sarcofago, legno dipinto, altezza m 1,96 (IX-VIII sec. a.C.) Provenienza: Tebe

Londra, British Museum.





Nel periodo greco-romano, la pratica dell’imbalsamazione si estende anche ai non indigeni dell’Egitto, e comunque non perde il favore degli strati grecizzati della popolazione.

A quest’epoca il sarcofago è spesso sostituito da una semplice fasciatura rigida, talvolta conformata, stuccata e dipinta in modo da simulare il sarcofago stesso. Al volto vengono sovrapposte maschere di legno o cartapesta modellate, o ritratti dipinti a encausto, spesso secondo uno stile “illusivo” greco che crea un’incongua spaziaità alle spalle della figura.

Questi ritratti, che sono in pratica i soli documenti superstiti della pittura da cavalletto greco-romana, prendono il nome, per estensione, dall’oasi di El-Fayyum, da cui proviene il maggior numero di reperti di questo tipo.



*5. Arte greco-egizia del periodo romano, Ritratto di Artemidoro, Pittura a cera su legno, altezza cm. 32, II secolo d.C.

Proveniente da El Fayyum






b) Arte egizia e arte bizantina: il saluto della Vergine





La parte tarda di questa tradizione, nell’Egitto greco-romano dei primi secoli dopo Cristo, s’intreccia indissolubilmente con le origini e il senso della pittura di icone.

La caratterizzazione delle figure e il gestuale delle figure presentano importanti affinità: il lenzuolo copto del Louvre detto “La dama dell’ankh”, alcune rare testimonianze di pittura cristiana a encausto dei primi secoli come la Madonna della Clemenza di Santa Maria in Trastevere, i rari “pinaka”del XIII secolo con la Vergine e l’Emanuele oranti nella Navata di san Marco a Venezia, sono gli elementi una storia che concludiamo simbolicamente con l’ardita mossa di Giusto de’ Menabuoi: l’artista, attivo a Padova nel tardo Trecento, sceglie di ruotare nello spazio la figura della Vergine colta nell’antico gesto di sollevare le mani in orazione, creando un’immagine che è un singolare misto di innovazione e tradizione.



*6) Lenzuolo funebre di una donna (detta la dama dalla croce ansata)

4 secolo d.C.

Antinopolis, Scavi Albert Gayet, 1900-1

Lino dipinto a tempera ed encausto

H. 1.66 m; W. 0.85 m

Parigi, Louvre. Dipartimento antichità egizie

AF 6440



http://www.louvre.fr/llv/oeuvres/detail_notice.jsp?CONTENT%3C%3Ecnt_id=10134198673225213&CURRENT_LLV_NOTICE%3C%3Ecnt_id=10134198673225213&FOLDER%3C%3Efolder_id=9852723696500809&fromDept=false&baseIndex=2&bmUID=1142798544743

http://fr.wikipedia.org/wiki/Ânkh





*7. Pittore romano (?), del secolo VI (?), Madonna della Clemenza, encausto

Roma, Santa Maria in Trastevere




b. Il gesto di saluto/accoglienza della Vergine:




*8. La Vergine, mosaico, sec. XIII

Venezia, San Marco, navata centrale

http://www.basilicasanmarco.it/gallery/mosaici/nuovo_test/pynakes/galleryWAI.bsm?idx=2&lang=ita#description



Dieci quadri in mosaico incastonati tra preziosi marmi, splendide realizzazioni del XIII secolo, i "pinakes", presentano sulla parete destra, la Vergine, su quella sinistra, il Cristo Emanuele, attorniati da quattro profeti.



*9. Giusto de’ Menabuoi, Annunciazione, affresco.

Padova, Battistero del Duomo, 1374-1378



Il maestro tardogotico padovano presenta la Vergine in prospettiva, volta di profilo, mentre rivolge all’angelo l’antichissimo gesto di saluto di tradizione egizia-bizantina.








Bibliografia



a) Sull’arte egizia:

AA.VV., I FARAONI IL TEMPO DELLE PIRAMIDI DALLA PREISTORIA AGLI HYKSOS 1560 A.C., Milano, Rizzoli, “BUR Arte”


b) Sull’Annunciazione della Vergine:

M. BAXANDALL, Pittura ed esperienze sociali nell’Italia del Quattrocento, Torino, PBE, 1978









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