sabato 19 maggio 2012

8. TRIENNIO 2012. Äda'web, Antonio Muntadas, Jenny Holzer, Shilpa Gupta

Nata nel 1994 dall'iniziativa di un imprenditore (John Borthwick) e di un giovane curatore (Benjamin Weil), Äda'web si è assunta il difficile compito di mediare tra i due mondi quello dell’arte e della tecnologia, e l'ha fatto attirando in rete artisti il cui lavoro si era già conquistato un ruolo nella storia dell'arte contemporanea, come Jenny Holzer e Antonio Muntadas. In questo modo, ha accelerato i tempi di un riconoscimento istituzionale della net art.
Il valore del lavoro svolto da Äda'web è stato sancito dal fatto che, al momento della sua chiusura, il progetto ha fatto il suo ingresso nelle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis. 


Nel 2003, per una serie di motivi molto diversi (l'indebolirsi del mito della rete nel mondo dell'arte, la crisi economica mondiale, forse una persistente sottovalutazione del settore new media), molti musei americani hanno ridotto al minimo il loro impegno in questo settore:

“fino al caso clamoroso del Walker Art Center, che ha interrotto le attività della Gallery 9, licenziando in tronco Steve Dietz, curatore della sezione new media e promotore di quella straordinaria fase che ha avuto nell'acquisizione di Äda'web il suo momento centrale. E questo senza che altre istituzioni intervenissero a raccoglierne il testimone”.

(Domenico Quaranta, NET ART 1994 - 1998. La vicenda di Äda'web, Vita & Pensiero, collana "Strumenti", Milano, marzo 2004).

http://www.domenicoquaranta.net/thebook.html

I motivi per cui la Net Art non ha mai veramente decollato e l’interesse dei musei e delle grandi rassegne sembra decrescere anziché aumentare, possono essere diversi. Le gallerie, da sempre più interessate ad opere fisicamente presenti, numerabili e commerciabili, non sembrano molto coinvolte da questo settore. Il pubblico, dal canto suo, frequenta la rete in modo sempre più entusiastico, sia per lavoro che per divertimento (basti pensare al’immenso fatturato dell’industria dei videogiochi online, o al fenomeno dei siti sociali).
A fronte del dilagare dei questi fenomeni, la "net art" in senso strettamente museale sembra obiettivamente in uno stato singolare di declino o di assenza.

Il New Museum di New York, istituito per essere il museo del contemporaneo presente, la documentazione dell'arte attuale mentre si fa, ha recentemente cercato di colmare questa lacuna istituendo un settore specializzato, che raccoglie fra l'altro, con l'intento di svilupparla, l'eredità di rhizome.org, net magazine artistico statunitense degli anni '80.

Vedere il link nel sito del New Museum:
http://rhizome.org/
http://www.newmuseum.org/



Tramite gli archivi di Äda'web, si possono avvicinare alcune opere storiche di net art, per rendersi conto meglio delle potenzialità (e degli eventuali limiti) del mezzo.


*1. Jenny Holzer, Please Change Beliefs, progetto di net art, 1995
http://adaweb.walkerart.org/project/holzer/cgi/pcb.cgi



Tra gli artisti che hanno cooperato con Äda'web, Jenny Holzer ha prodotto uno dei progetti più coerenti e significativi: in linea con quella che è da sempre il suo lavor di public art volto a mettere in connessione il pubblico con il senso delle parole che quotidianamente usiamo.

Please Change Beliefs è basato sui “truisms” (dall’inglese “true”, vero): frasi il cui contenuto sembra plausibile, ma delle quali sembra vero anche l’esatto contrario. Per esempio “Mangiare troppo è criminale”/“Mangiare troppo poco è criminale”; “Tutti gli uomini sono innocenti”, “Nessun uomo è innocente”. L’utente può intervenire nell’opera attraverso internet, cambiando uno o più “truisms” nel suo apparente opposto, senza che l’insieme di queste frasi sentenziose sembri perdere la sua autorevolezza.



*2. Shilpa Gupta, Blessed Bandwidth, 2001

http://www.blessed-bandwidth.net/


Caratteristica opera di net art, propone provocatoriamente un progetto di “benedizione a banda larga” che l’utente/fedele può ricevere, dal clero di una confessione prescelta, attraverso internet. Gli aspetti ironici del progetto, fra cui l’idea di una intercambiabilità fra le diverse confessioni (suggerita fra l’altro da un menu a discesa e da una struttura generale simile a quella dei siti commerciali), si oppongono all’idea delle religioni armate, prive di ironia e pronte a uccidere, che sono un caratteristico fenomeno del mondo contemporaneo (evocate nell’opera della Gupta da figure in tuta mimetica simile a un saio monastico con cappuccio, che affiorano a tratti muovendo il mouse sulle immagini) .

L’idea di una benedizione “a banda larga”, di cui l’artista offre di provare la validità documentando i suoi contatti col clero delle diverse confessioni nell’ambito della realizzazione del progetto, pone in conflitto due aspetti del mondo contemporaneo: la comunicazione a distanza (con relative posssibili mistificazioni) offerte dalla tecnologia, e il persistere di tradizioni ataviche presenti in molti rituali religiosi.


Shilpa Gupta:

http://shilpagupta.com/work.htm

Tra gli artisti di net art, Antonio Muntadas (Barcellona 1942) è l’unico che ha “bucato” il ghetto degli spazi riservati e delle manifestazioni specializzate per entrare nel circolo delle grandi manifestazioni d’arte come la Biennale di Venezia e Documenta. La sua notorietà si lega in particolare a due opere: The File Room, database online dedicato alla censura nel mondo, e On Translation, complesso progetto che esamina problemi e limiti della comunicazione umana, fra nuove tecnologie e limiti dei vecchi linguaggi.



3. Antonio Muntadas, The Board Room, 1987, installazione.

*4. Antonio Muntadas, Words: The Press Conference Room, installazione, 1991

*5. Antonio Muntadas, The File Room, progetto di net art, 1994-95
http://www.thefileroom.org/

*6. Antonio Muntadas, On translation, ciclo di installazioni e progetto di net art, 1996-2006
http://adaweb.walkerart.org/influx/muntadas/



Un esuriente resoconto in lingua italiana della sua carriera è offerto dallo stesso Muntadas in questa intervista:

http://www.undo.net/cgi-bin/openframe.pl?x=/Pinto/muntadas.htm







Bibliografia:



Oltre alle opere già indicate nel testo, si veda:


http://en.wikipedia.org/wiki/Jenny_Holzer

http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Muntadas_Antonio
http://web.mit.edu/vap/people/faculty/faculty_muntadas.html


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