lunedì 21 maggio 2012

BIENNIO 9. Tempi brevi: trailer, teaser, clip musicali.




Anche per effetto dell'accresciuta capacità degli utenti di capire i messaggi audiovisuali, i tempi si stanno contraendo: gli spot pubblicitari, i video musicali, i trailer sono "generi" brevi, che hanno abituato il pubblico a trovare convogliati in pochi secondi contenuti che nel passato venivano comunicati attraverso messaggi più lunghi.




a) Il trailer come genere



*1. The ChubbChubbs! I(2002)

http://www.youtube.com/watch?v=AAm6im8bZgo


http://en.wikipedia.org/wiki/The_ChubbChubbs!

http://www.imdb.com/title/tt0331218/plotsummary



The Scrat in Gone Nutty e nei trailer dei film Ice Age :


http://en.wikipedia.org/wiki/Scrat


2. http://www.youtube.com/watch?v=etKCHLgW_o0&feature=related



3. http://www.youtube.com/watch?v=W4gvxUlGNAs




Storia del genere trailer:


http://en.wikipedia.org/wiki/Trailer_(film)




Osservazioni di Bill Viola sui tempi filmici.



b) Finti trailer di Francesco Vezzoli (Brescia 1971):



Vezzoli studia a Londra presso il Central St. Martin's School of Art dal 1992 al 1995, anno in cui rientra in Italia e sviluppa i primi video come An Embroidered Trilogy (1997, 1998, 1999) presentata presso gallerie e musei italiani ed europei.

Personali: nel 2000 alla Galleria Comunale d'Arte Moderna (Bologna) e nel 2002 al Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea (Torino) e al New Museum of Contemporary Art (New York

Partecipa alla 49° Biennale di Arti Visive di Venezia nel 2001, con la performance:


4. Embroidery of a Book: Young at any age, stampe laser su tela con ricami in filo metallico (2000),

che riproducono dive celebri di un tempo,


e performance dell’ex modella degli anni ’60 Veruschka:


5. Veruschka era qui, 2001


che siede in primo piano di fronte all’opera precedente ricamando al telaio il suo stesso volto come appariva su una copertina di Stern del 1969, quando era all’apice del successo.


*6. Trailer for the Remake of Gore Vidal’s Caligula, 2005. Film a 35 mm trasferito su DVD, 5 min.

Alla Biennale del 2005 presenta:




c) Il video musicale


Creative industries: il concetto di “creative cities”.




*7. Video di Michael W. Kaluta per Don't Answer Me dei The Alan Parsons Project, dall'album Ammonia Avenue del 1984


http://www.youtube.com/watch?v=ALC7kt6iUHY


L’autore è il disegnatore di fumetti Michael Kaluta. Presentato nell’ambito dei Friday Night Videos all’epoca in cui era estremamente importante apparire in questa trasmissione televisiva musicale statunitense, nonostante la programmazione a tarda ora (12:30 am).

Il fumettista e illustratore statunitense Michael William Kaluta (o Mike Kaluta), nato nel 1947, ha creato questo piccolo capolavoro, una perfetta narrazione filmica ricca di ironia e perfettamente calibrata, basandosi su citazioni della grafica pulp anni ’30 e sul mondo del fumetto, affettuosamente parodiato in uno spirito che può ricordare l’opera dell’artista Pop Roy Lichtenstein.

Presentato nell’ambito dei Friday Night Videos all’epoca in cui era estremamente importante apparire in questa trasmissione televisiva musicale statunitense, nonostante la programmazione a tarda ora (12:30 am). Friday Night Videos era nata come risposta televisiva a MTV in anni in cui la tv via cavo non era ancora accessibile a un gran numero di utenti.

http://en.wikipedia.org/wiki/Mike_Kaluta



Su M.W. Kaluta:


http://www.kaluta.com/

http://www.angelfire.com/ns/logan2/spotlight/kaluta/index.html


Su questo video:

http://popidiocy.blogspot.com/2009/01/comic-work-with-mw-kaluta.html

http://en.allexperts.com/q/80s-Music-2701/2008/1/80s-Music-Video.htm



The Alan Parsons Project è stata una band britannica di progressive rock, attiva tra il 1975 e il 1990, fondata da Eric Woolfson e Alan Parsons.


http://en.wikipedia.org/wiki/The_Alan_Parsons_Project



Friday Night Videos: trasmissione video della NBC americana molto popolare dal 1983 al 2002.


http://en.wikipedia.org/wiki/Friday_Night_Videos



La carriera di Alan Parsons e la storia di The Alan Parsons Project sono un esempio di come una "città creativa" per antonomasia, come la Londra in quegli anni, sia una componente determinante nello sviluppo di una carriera artistica




d) A proposito del libro:


Creative Industries, a cura di John Hartley, Blackwell, 2005,


http://books.google.it/books?id=dKytfKUptrMC&dq=hartley+creative+industries&source=gbs_summary_s&cad=0


si prendano in esame due saggi contenuti nella parte quarta:


Jinna Tay, Creative Cities, e Charles Landry, London as a Creative City


Nella parte introduttiva del suo saggio, Charles Landry dà la seguente definizione di creatività (trad.mia):


“In breve, la vera creatività implica la capacità di mettere a fuoco un problema per la prima volta o da un punto di vista nuovo; di scoprire tratti comuni tra fenomeni in apparenza caotici e disparati; di sperimentare; di osare essere originali; la capacità di riscrivere le regole; la capacità di visualizzare scenari futuri; e, forse più importante di tutto, la capacità di operare ai margini della propria competenza anziché al centro”.



Si introduce il concetto di “creative city”, osservando prima di tutto che esso va contro la comune opinione che internet e le comunicazioni globali tendano a livellare le differenze geografiche e a rendere possibilie ovunque lo sviluppo di un’industria creativa. In realtà, quest’ultima ha bisogno anche di reti di interrelazioni personali, di uno stile di vita e di servizi come caffè, ristoranti, bar, turismo e vita notturna. In altre parole, le creative industries tendono a svilupparsi in città che offrono potenzialità culturali ma nello stesso tempo anche “spazi, e birre”, a prezzi sostenibili. “Una città con artisti, vita notturna e diversità attirerà anche imprenditori, accademici, specializzati nelle tecnologie, cioè quelli capaci di dare impulso alla crescita economica nell’era presente” (Jinna Tay).


“Local cluster” è un gruppo di creativi connesso a un’attività produttiva (ad esempio, la produzione di un cd musicale o di un film); i cluster si formano in gran parte spontaneamente, ma solo se la città presenta condizioni e stili di vita tali da rendere possibili gli incontri.




Bibliografia


Vedere i link indicati nel testo




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