domenica 22 aprile 2012

7. ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA. Emblemi e imprese: le "immagini riservate" nel Rinascimento/Allegorie nel secolo d'oro dell'arte olandese





a. Imprese ed emblemi





L'impresa ha radici nel mondo cavalleresco medievale: è un motto, o breve proponimento che si unisce a un'insegna araldica (lo "stemma" del cavaliere), scritto su un filatterio annodato alla sommità.


Gli emblemi, di carattere affine, composti cioè di un'immagine congiunta a un motto che ne precisa il significato, nascono e si diffondono In Italia a partire dal Quattrocento. A Venezia, dove la loro moda conosce la maggiore diffusione, essi vengono anche ricamati sugli abiti e sulle calze a contraddistinguere i membri di compagnie e confraternite di giovani eleganti e letterati.


*1. Vittore Carpaccio, Incontro e partenza dei fidanzati, firm. e dat 1495, dal Ciclo di Sant'Orsola (complesso di otto teleri e una pala prov. della Scuola di Sant'Orsola, oggi canonica del Convento di San Giovanni e Paolo).

Venezia, Gallerie dell'Accademia


Il giovane con cartiglio in mano viene identificato con Antonio Loredan, figlio di Nicolò, l'anziano patrizio principale finanziatore del ciclo di Sant'Orsola. Sul cartiglio che egli regge nella destra, serie di iniziali interpretate come: Nicolaus Lauretanus donum dedit vivens gloriosae virgini inclytae. Sulla manica sinistra, l'emblema della Compagnia dei “Fratelli Zardinieri”, formata dalle lettere F e Z sopra la rappresentazione di un giardino e da nubi con folgore (per un'esegesi della complessa immagine, cfr. lo studio di L. Zorzi indicato in bibliografia).


Emblema ricamato sul mantello di un Compagno di Calza:


*2. Vittore Carpaccio, Miracolo della Reliquia della Santa Croce a Rialto,1494 ca. dal ciclo dei Miracoli della Croce già nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.

Venezia, Gallerie dell'Accademia


La moda degli emblemi è quanto mai rappresentativa del carattere riservato e iniziatico del sapere umanistico italiano, in particolare di quello d'ispirazione neoplatonica; influenza profondamente anche la pittura.

Per comprendere la moda degli emblemi e delle allegorie, occorre ricordare che, proprio col momento umanistico e rinascimentale, la cultura sta passando di mano: sottraendosi al controllo ecclesiastico, accentuando il recupero della tradizione classica soprattutto, ma anche araba ed ebraica, si inoltra spesso in domini rischiosi, se non proibiti. E’ quasi naturale che i pensatori piu’ arditi cerchino forme di comunicazione riservata, nella quale il pieno senso di alcuni messaggi messaggi e’accessibile solo agli iniziati.

Gli editori di libri, che sono tra i protagonisti di questa rivoluzione, si dotano spesso di emblemi:


3. Marchi di stampatori: Johannes Fust e Peter Schöffer, Johannes Froben, Geoffroy Tory, Aldo Manuzio, Robert Granjon, William Caxton, Robert Estienne il Giovane, Gli Elzevir, Christophe Plantin (da: Steinberg, Cinque secoli di stampa, tav.1)




4. Alberti, Autoritratto, placchetta bronzea, 19,7 x 13,3 cm

Parigi, Bibl.Nat., inv 2508


5. Alberti, Occhio alato

Firenze, Bibl. Nat., cod II.IV.38 (già Magl. XXI119), fl.92 r

Inchiostro e penna, 29,6 x 22 cm

Illustrazione tracciata al termine del trattato De Familia, scritto nel 1437-38, in una

raccolta di opere in volgare dell’Alberti.


6. Matteo De’ Pasti, Medaglia di Leon Battista Alberti, bronzo, diam. 9,3 cm

Washington, National Gallery



7. “ Cominus et Eminus” : emblema di Luigi XII re di Francia



8. Illustrazione da : Scipione Bargagli, La prima parte dell’imprese, Siena 1578


9. “Per te surgo”: da Camillo Camilli, impresa della famiglia Crotta


10. “ Ut quiescat”: da Cousin, Liber Fortunae, 1568


11. “Livor ut ignis alta petit”: da Girolamo Ruscelli, Imprese illustri, Venezia 1566


12 . “Hinc Clarior” : impresa di Pampilio Collalto


Illustrazioni da: E.H. Gombrich, Icones symbolicae (vedere titolo completo in bibliografia).






b. Giorgione



*13. Giorgione, La Tempesta.

Venezia, Gallerie dell'Acccademia



*14. Giorgione, I tre filosofi

Vienna, Kunsthistorisches Museum



Secondo due proposte interpretative argomentate e sostenute dall’iconologo Salvatore Settis nel suo La tempesta interpretata (vedi bibliografia), le due celebri immagini rappresenterebbero rispettivamente Adamo ed Eva dopo la caduta, e i tre Re Magi in veste di sapienti orientali in atto di compiere i loro studi astronomici per determinare la data e il luogo della nascita del Messia.

Queste letture sono messe in discussione nelle schede e nei saggi critici inclusi nel catalogo della mostra Giorgione/Le maraviglie dell’arte, tenutasi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Secondo Augusto Gentili, i tre personaggi nel dipinto di Vienna rappresenterebbero invece Mose’, Maometto e l’Anticristo, con riferimento alle indicazioni astronomiche sfavorevoli riferibili all’anno 1504 e contenute nella tabella che il piu’ anziano sapiente, Mose’ appunto secondo questa interpretazione, regge in mano.

Ulteriori riletture iconografiche dell’opera giorgionesca, che provano in sostanza quanto ancora aperta e problematica sia l’interpretazione del lavoro dell’artista, nel catalogo della mostra in corso a Castelfranco (vedere Bibliografia), sulla quale sarà necessario ritornare.


*15. Giorgione o Tiziano, Il concerto campestre

Parigi, Louvre


Questa e altre celebri composizioni veneziane del Rinascimento, dalla Laura dello stesso Giorgione alla composizione detta Amor Sacro e Amor profano, suggeriscono per la singolarita’ dei dettagli la presenza di un possibile significato allegorico, la cui determinazione permane tuttavia incerta. Fra le letture piu’ convincenti, in rapporto alla diffusione dell’ermetismo platonico negli ambienti umanistici veneziani per opera di umanisti quali Pietro Bembo e Leone Ebreo, da segnalare quelle a suo tempo proposte da Augusto Gentili (Da Tiziano a Tiziano. Mito e allegoria nella cultura veneziana del Cinquecento, Roma, Bulzoni, 1996).




Bibliografia:



Allegorie, emblemi, imprese:


http://it.wikipedia.org/wiki/Motto


E.H. GOMBRICH, Icones Symbolicae: Filosofie del simbolismo e loro portata per l’arte, in Immagini simboliche, studi sull’arte del Rinascimento, trad.it Torino, Einaudi 1978


AA.VV. , Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo (Cat. della mostra a Palazzo Grassi, 1994) Bompiani, 1994



Sugli emblemi in Carpaccio:


L.ZORZI, Carpaccio e la rappresentazione di sant’Orsola,, Torino, Einaudi, 1988, in part. pagg-76-80.



Iconografie di Giorgione:


S.SETTIS, La “Tempesta” interpretata/Giorgione, i committanti, il soggetto, Torino, Einaudi, 1978


G. NEPI SCIRE’, S.ROSSI, Giorgione/“Le maraviglie dell’arte” (cat della mostra a Venezia, Gallerie dell’Accademia, 2003-2004), Venezia, Marsilio, 2003


E.M. DAL POZZOLO, L.PUPPI, Giorgione (cat della Mostra a Castelfranco, 2009-10), Milano, Skira, 2010





c. Evoluzione di Jheronimus Bosch



Il gusto per l’allegoria e l’immagine iniziatica che caratterizza il primo Rinascimento italiano ha corrispondenza nell’arte dell’Europa del Nord: Jheronimus Bosch (ca. 1450-1516), il maggior esponente dell’arte olandese fra quattrocento e Cinquecento, crea a partire da alcuni schemi iconografici tradizionali, principalmente il Giudizio finale e le Tentazioni di Sant’Antonio, composizioni sempre piu’ complesse sul tema del mondo degenerato, caduto in preda al disordine e alla follia, la cui comprensione da un certo momento in poi presuppone nel pubblico la conoscenza delle elaborazioni precedenti.

Sul finire della carriera, tuttavia (almeno secondo le piu’ attendibili ricostruzioni, poiche’ nessuna opera e’ giunta datata e non e’ stato finora possibile stabilire alcun nesso cronologico sicuro), Bosch abbandona l’allegorismo irrealistico per tornare a forme espressive piu’ aderenti al vero, nelle quali il significato simbolico va reperito sotto le sembianze della realta’ quotidiana.




16. Bosch, Il viandante (”Il figliol prodigo”) , due particolari.

Rotterdam, Museum Boymans – Van Beuningen




d. Emblematica e pittura nel secolo d'oro dell'arte olandese



In conseguenza della Riforma protestante, che a partire dal 1517 influenzera’ largamente la civilta’ e i costumi dell’Europa del Nord, vengono abolite le immagini sacre nelle chiese. In Germania e nei Paesi Bassi, la produzione pittorica abbandona di conseguenza i temi sacri per praticare i generi della natura mostra, del ritratto, della scena urbana, degli interni, della natura morta, del paesaggio.

Questa fiorente produzione, a carattere in apparenza realistico, non spiega il suo intenso fascino e il suo senso di mistero se non si tengono in considerazione le premesse da cui nasce, ovvero che si tratta di una trasformazione della pittura sacra. “Videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc facie ad faciem”, afferma San Paolo, uno degli autori sacri piu’ attentamente considerati dai teologi della Riforma: “Ora vediamo attraverso lo specchio in un enigma, allora (e cioe’ nella vita eterna) vedremo Dio in volto”.

Rapportato alle arti figurative, questo puo’ significare che il volto di Dio non va raffigurato direttamente poiche’ e’ ovunque intorno a noi, nascosto nell’apparenza delle cose, dalle piu’ grandi alle piu’umili, senza distinzione.

Gli scenari di campagna di Ruysdael, con le sue distese di biade e i modesti casolari, le casette dell’anonima stradina di Vermeer, la vita minuscola di una zolla d’erba diventano percio’ misteriose allegorie sacre, delle quali il credente deve saper ritrovare il senso.

Molte scene di genere olandesi del Seicento, in apparenza semplici e fedeli trascrizioni di vita quotidiana, contengono spesso nascoste allusioni all'emblematica morale in voga all'epoca e diffusa dalle stampe:


17. Gerard ter Borch, La caccia ai pidocchi (ca. 1623-53), ol./tav. 33,5 x 29 cm.

L'Aja, Mauritshuis


18. Purgat et ornat ("Pulisce ed orna"), emblema, dal libro Sinnepoppen di Romer Visscher (1614)


19. Pieter Pietersz, Ritratto di Cornelis Schellinger, 1584, ol./tav., 68 x 51 cm.

L'Aja, Mauritshuis


20. "Elck zjin tjid" ("Ciascuno a suo tempo"), emblema, dal libro Sinnepoppen di Romer Visscher (1614)


21. Pieter Saenredam, La chiesa di Sant’Odulfo ad Assenfeldt

Amsterdam, Rijksmuseum


*22. Jan Vermeer, “La stradina”.

Amsterdam, Rijksmuseum


*23. Vincent Van Gogh, Il riposo meridiano (da Millet), 1889-90.

Parigi, Musée d’Orsay



Bibliografia


R. ROMANO - A.TENENTI, Alle origini del mondo moderno (1350-1550) , Ed.it. Milano, Feltrinelli, 1967

B. BROOS, Mauritshuis - Guide to the Royal Cabinet of Paintings, L'Aja, SDU Uitgeverij, 1988

S. SCHAMA, La cultura olandese dell'epoca d'oro, trad.it. Milano, Il Saggiatore, 1988

D. W. DRUICK, P. K. ZEGERS, Van Gogh e Gauguin : lo studio del sud, trad. it . Milano, Electa, 2002 (pubbl. in occasione di una mostra tenuta a Chicago nel 2001-2002 e a Amsterdam nel 2002).

G.VALLESE, Van Gogh, Milano, Giorgio Mondadori, 2002 (alleg. a: “Arte” n° 352, dicembre 2002)

Nessun commento:

Posta un commento