sabato 3 maggio 2014

TRIENNIO 2014 MARK WALLINGER/ARTISTI DEL PROGETTO "QUARTO PLINTO"




Mark Wallinger, nato nel 1959, lavora con pittura, scultura, video, installazioni, fotografie, scandagliando codici di comportamento, valori, ideologie, fede, un insieme di elementi complesso e articolato che definisce l’identità britannica.
La sua arte si caratterizza per la capacità di individuare i simboli visuali e di manipolarli, prevalentemente nella chiave di una mordente e spesso tragica ironia.
Ha studiato, come molti suoi compagni di strada della Young British Generation, alla Chelsea School of Art, e poi al Goldsmith College. Finalista al Turner Prize nel 1995, l’artista ha preso parte a tutte le mostre collettive, più o meno canoniche, dei giovani artisti inglesi, che negli anni Novanta hanno potuto contare su una situazione di critica e di mercato decisamente favorevole.

Di particolare rilevanza il suo passaggio alla Biennale di Venezia nel 2001, come artista chiamato a rappresentare la gran Bretagna nel padiglione nazionale. Una mostra compatta e memorabile, che includeva le seguenti quattro opere:



*1. Ecce Homo, 1999. Resina bianca marmorizzata, foglia d’oro, filo spinato

Ecce Homo, scultura in marmo che Wallinger ha installato nel 1999 sul Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra, destando scalpore, a Venezia era il fulcro della mostra.

La figura del Cristo è identificabile nella corona di spine, nelle mani legate, e nel panno stilizzato che cinge i fianchi; il calco è preso da un corpo umano molto qualunque, e mancano i lunghi capelli e la barba caratteristici dell’iconografia tradizionale.

Un altro polo importante del padiglione era la videoproiezione Threshold to the Kingdom (il titolo contiene un gioco di parole: letteralmente, “Soglia del Regno”, non si sa se del Regno dei Cieli o di Gran Bretagna); si tratta di una sequenza filmica, molto rallentata e accompagnata da una suggestiva musica sacra, dell’arrivo, filmato senza soluzione di continuità, e proiettato in loop, dei passeggeri al London City Airport. “Arrivi Internazionali”, recita la scritta al di sopra della porta da cui entrano i viaggiatori.
Le loro espressioni di curiosità, di attesa, di incanto, alludono a un trapasso, a un ingresso in una nuova vita. C’è un ironico senso mistico, ma anche un più emozionante e diretto coinvolgimento umano nel fluire inarrestabile dei personaggi.



*2. Threshold to the Kingdom, 2000, videoinstallazione


*3. Angel, 1997, videoinstallazione

Il protagonista è Blind Faith, Fede Cieca, un personaggio impersonato dallo stesso Walliger che lo fa apparire in più di un’opera. Si tratta di un cieco, con occhiali scuri e bastone bianco, che cammina sul posto, risalendo alla rovescia le scale della metropolitana e ripetendo in tono perentorio e monotono, come di chi ripete a memoria, i versetti del Prologo del Vangelo di Giovanni. La sua marcia insistente, così come la sua recita vuota e ripetitiva, non fa che mantenerlo fermo sul posto, mentre altri, che lo osservano incuriositi, si muovono all’indietro.

*4. Ghost, 2001. 

E’ una stampa in negativo del famoso ritratto del cavallo Whistlejacket, del generista inglese George Stubbs (1724-1806).
L’artista ha aggiunto un corno sulla fronte, trasformandolo nell’unicorno impennato che appare insieme al leone su uno dei due lati dello stemma reale britannico. 
Un insieme di simboli che appare come la radiografia di diverse passioni peculiari al popolo britannico, dai cavalli (e dal loro ritrattista più famoso, immancabile nelle grandi collezioni d’arte nazionali), alla monarchia.

Alla Biennale di Venezia del 2005, Wallinger era presente col video Sleeper: efficace rappresentazione, messa in atto dallo stesso artista travestito da orso, dello spaesamento indotto dalla fredda architettura della Neuer Nationalgalerie di Berlino di Mies van der Rohe. Solo, disorientato, l’orso muove qualche passo, sembra cercare l’uscita, si accuccia scoraggiato contro un muro. 

*5 . Sleeper, 2004-2005, video
http://www.tate.org.uk/tateetc/issue9/captiveaudience.htm


Nel 2007 Mark Wallinger vince il Turner Prize, considerato uno dei più prestigiosi riconoscimenti europei per le arti visuali. Il Premio Turner è soprattutto il riconoscimento britannico più importante per la pittura contemporanea e viene consegnato tutti gli anni dal 1984 ad un artista che non abbia superato i 50 anni e che opera in Gran Bretagna. Wallinger ha ottenuto il riconoscimento, e l'assegno da 35.000 mila euro che lo accompagna, per un'installazione contro la guerra ispirata a un attivista molto noto a Londra, Brian Haw, il quale in segno di protesta contro la politica estera del governo britannico, da oltre sei anni si è stabilito in Piazza del Parlamento. Brian Haw, 56 anni, ha iniziato nel giugno del 2001 ad “attaccare con un megafono e striscioni recanti i nomi e le foto dei bambini morti ” la politica sull'Iraq. Con il passar degli anni, gli inglesi e non solo hanno iniziato a sostenerlo.

Intitolata "State Britain", l'installazione è una replica esatta dei 40 metri di accampamento che il dissenziente – pacifista Haw ha realizzato davvero davanti al Parlamento britannico. Il lavoro riproduce esattamente ogni dettaglio dei quaranta metri di cartelli rimossi, messaggi di solidarietà, documenti, immagini di vittime di bombardamenti e quant’altro allestito davanti la sede di Parliament Square.

http://www.journalbooks.it/modules/news/article.php?storyid=204




Bibliografia

Oltre ai link già citati nel testo, si vedano:

Sull’artista in generale:
http://en.wikipedia.org/wiki/Mark_Wallinger

H. SZEEMAN (a cura di), Platea dell’umanità, Catalogo della 49.Esposizione internazionale d’arte La Biennale di Venezia, Milano, Electa, 2001



Su Wallinger a Milano all’Hangar Bicocca nel settembre 2005, con l’opera Easter :
http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1127298858&day=1127340000


Sul progetto per la scultura gigante del Cavallo:

http://www.telegraph.co.uk/culture/art/4613060/Mark-Wallinger-the-inspiration-behind-my-horse.html

http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1198251014&day=1199746800

Sul progetto del Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra:

http://www.london.gov.uk/fourthplinth/plinth/rsa.jsp

Su  Mark Quinn: 

Germano Celant, a cura di Mark Quinn, Memory Box (Cat. della mostra a Venezia, Isola di san Giorgio, in occasione della 55. Biennale Arte), Milano, Skira, 2013 


Su Rachel Whiteread:

Nata il 20 aprile 1963, inglese, è nota per le sue sculture che solitamente prendono la forma di calchi di oggetti e architetture. E’ stata la prima donna a vincere il Turner Prize. 
Whiteread fa parte dei cosiddetti Young British Artists, ed ha esposto alla mostra Sensation alla Royal Academy nel 1997. E’ soprattutto conosciuta per Ghost, un grande calco di gesso dell'interno di una stanza di una casa vittoriana, e per la sua scultura in resina per il Quarto Plinto in Trafalgar Square a Londra. 

Witheread, nata a Londra ma cresciuta in campagna,è la terza di tre sorelle, di cui le più anziane sono due gemelle identiche. 
La madre di Rachel, Pat Whiteread, anche lei artista, morì nel 2003. Suo padre, docente di geografia al Politecnico e amministratore e sostenitore del partito laburista, morì nel 1989, quando Rachel frequentava la scuola d'arte. Rachel ha studiato scultura a Londra presso la Slade School of Art, e per un certo periodo ha lavorato nel cimitero di Highgate, fissando i coperchi sulle tombe danneggiate dal tempo. Ha iniziato ad esporre nel 1987 e ha tenuto la sua prima mostra personale nel 1988. 
La morte, come presenza di un’assenza, è al centro di molte delle opere di Whiteread, che attualmente vive e lavora in una ex sinagoga nell’East London con il suo compagno e collega scultore Marcus Taylor. 

Molte delle opere di Whiteread sono calchi di spazi e oggetti comuni britannici e, in molti casi, dello spazio che gli oggetti non abitano (spesso definito "calco negativo”).



*1. Ghost, 1990. 
Nel 1990 l’artista crea Ghost, la prima opera che congloba un intero spazio abitativo e che attira su di lei l’attenzione del pubblico e della critica. Si tratta del calco interno di un'intera stanza, acquistato dal collezionista Charles Saatchi. 


Bibliografia Rachel Whiteread

Oltre ai siti citati nel testo, si veda:



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