lunedì 21 maggio 2012

Calendario lezioni e seminari


Lunedì 21 maggio

Il seminario per il Triennio è sostituito dalla frequenza alla lezione di Paolo Rosa di Studio Azzurro in sede centrale a partire dalle ore 14 nell’ambito dei Seminari aperti per il Biennio NTA 2011/2012

Mercoledì 23 maggio

La lezione per il Triennio si svolgerà regolarmente dalle 9.30 alle 11.30. Intorno alle 10 è programmata la visita degli incaricati con distribuzione del questionario per la valutazione degli insegnamenti.

Lunedì 28 maggio

Seminario per il triennio, ore 10-13. (Sia Videogiochi che Decenni)

Mercoledì 30 maggio

La lezione avrà luogo regolarmente, con orario 9.30-11.30. Nell’ultima mezz’ora si svolgerà il TEST DI VERIFICA PROFITTO.


TEST VERIFICA PROFITTO TRIENNIO


Nell’ambito della lezione di mercoledì 30 maggio, avrà luogo il test di verifica profitto.

Il test riguarda la parte di programma svolta fino a questo momento, ovvero le lezioni 1-9 pubblicate sul blog gloria vallese.

Il test consta di 15/20 domande, ciascuna con tre risposte a scelta, e di due domande che prevedono tre righe per una risposta discorsiva. Si richiede la conoscenza approfondita delle opere indicate con asterisco, inclusa la tecnica, l’anno di produzione, e il repositorio (ovvero il luogo in cui l’opera è custodita).


La mancata risposta a un terzo delle domande implica l’insufficienza, quindi l’impossibilità di sostenere l’esame nella prima sessione.


I temi trattati nei seminari non sono inclusi nel test.


Non è previsto test di recupero. Gli assenti per qualunque ragione dovranno sostenere l’esame in seconda sessione.


Lunedì 4 giugno

Si sta verificando l’opportunità di svolgere la lezione in comune con il TPO Metastasio di Prato, nell’ambito dei Seminari aperti per il Biennio NTA nell’ambito dei Seminari aperti per il Biennio NTA. Attendere ulteriore avviso.

Mercoledì 6 giugno

La lezione avrà luogo regolarmente, con orario 9.30-11.30.

Lunedì 11 giugno

Seminario per il triennio, ore 10-13 (Sia Videogiochi che Decenni)

Mercoledì 13 giugno

Lezione regolare.






BIENNIO 9. Tempi brevi: trailer, teaser, clip musicali.




Anche per effetto dell'accresciuta capacità degli utenti di capire i messaggi audiovisuali, i tempi si stanno contraendo: gli spot pubblicitari, i video musicali, i trailer sono "generi" brevi, che hanno abituato il pubblico a trovare convogliati in pochi secondi contenuti che nel passato venivano comunicati attraverso messaggi più lunghi.




a) Il trailer come genere



*1. The ChubbChubbs! I(2002)

http://www.youtube.com/watch?v=AAm6im8bZgo


http://en.wikipedia.org/wiki/The_ChubbChubbs!

http://www.imdb.com/title/tt0331218/plotsummary



The Scrat in Gone Nutty e nei trailer dei film Ice Age :


http://en.wikipedia.org/wiki/Scrat


2. http://www.youtube.com/watch?v=etKCHLgW_o0&feature=related



3. http://www.youtube.com/watch?v=W4gvxUlGNAs




Storia del genere trailer:


http://en.wikipedia.org/wiki/Trailer_(film)




Osservazioni di Bill Viola sui tempi filmici.



b) Finti trailer di Francesco Vezzoli (Brescia 1971):



Vezzoli studia a Londra presso il Central St. Martin's School of Art dal 1992 al 1995, anno in cui rientra in Italia e sviluppa i primi video come An Embroidered Trilogy (1997, 1998, 1999) presentata presso gallerie e musei italiani ed europei.

Personali: nel 2000 alla Galleria Comunale d'Arte Moderna (Bologna) e nel 2002 al Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea (Torino) e al New Museum of Contemporary Art (New York

Partecipa alla 49° Biennale di Arti Visive di Venezia nel 2001, con la performance:


4. Embroidery of a Book: Young at any age, stampe laser su tela con ricami in filo metallico (2000),

che riproducono dive celebri di un tempo,


e performance dell’ex modella degli anni ’60 Veruschka:


5. Veruschka era qui, 2001


che siede in primo piano di fronte all’opera precedente ricamando al telaio il suo stesso volto come appariva su una copertina di Stern del 1969, quando era all’apice del successo.


*6. Trailer for the Remake of Gore Vidal’s Caligula, 2005. Film a 35 mm trasferito su DVD, 5 min.

Alla Biennale del 2005 presenta:




c) Il video musicale


Creative industries: il concetto di “creative cities”.




*7. Video di Michael W. Kaluta per Don't Answer Me dei The Alan Parsons Project, dall'album Ammonia Avenue del 1984


http://www.youtube.com/watch?v=ALC7kt6iUHY


L’autore è il disegnatore di fumetti Michael Kaluta. Presentato nell’ambito dei Friday Night Videos all’epoca in cui era estremamente importante apparire in questa trasmissione televisiva musicale statunitense, nonostante la programmazione a tarda ora (12:30 am).

Il fumettista e illustratore statunitense Michael William Kaluta (o Mike Kaluta), nato nel 1947, ha creato questo piccolo capolavoro, una perfetta narrazione filmica ricca di ironia e perfettamente calibrata, basandosi su citazioni della grafica pulp anni ’30 e sul mondo del fumetto, affettuosamente parodiato in uno spirito che può ricordare l’opera dell’artista Pop Roy Lichtenstein.

Presentato nell’ambito dei Friday Night Videos all’epoca in cui era estremamente importante apparire in questa trasmissione televisiva musicale statunitense, nonostante la programmazione a tarda ora (12:30 am). Friday Night Videos era nata come risposta televisiva a MTV in anni in cui la tv via cavo non era ancora accessibile a un gran numero di utenti.

http://en.wikipedia.org/wiki/Mike_Kaluta



Su M.W. Kaluta:


http://www.kaluta.com/

http://www.angelfire.com/ns/logan2/spotlight/kaluta/index.html


Su questo video:

http://popidiocy.blogspot.com/2009/01/comic-work-with-mw-kaluta.html

http://en.allexperts.com/q/80s-Music-2701/2008/1/80s-Music-Video.htm



The Alan Parsons Project è stata una band britannica di progressive rock, attiva tra il 1975 e il 1990, fondata da Eric Woolfson e Alan Parsons.


http://en.wikipedia.org/wiki/The_Alan_Parsons_Project



Friday Night Videos: trasmissione video della NBC americana molto popolare dal 1983 al 2002.


http://en.wikipedia.org/wiki/Friday_Night_Videos



La carriera di Alan Parsons e la storia di The Alan Parsons Project sono un esempio di come una "città creativa" per antonomasia, come la Londra in quegli anni, sia una componente determinante nello sviluppo di una carriera artistica




d) A proposito del libro:


Creative Industries, a cura di John Hartley, Blackwell, 2005,


http://books.google.it/books?id=dKytfKUptrMC&dq=hartley+creative+industries&source=gbs_summary_s&cad=0


si prendano in esame due saggi contenuti nella parte quarta:


Jinna Tay, Creative Cities, e Charles Landry, London as a Creative City


Nella parte introduttiva del suo saggio, Charles Landry dà la seguente definizione di creatività (trad.mia):


“In breve, la vera creatività implica la capacità di mettere a fuoco un problema per la prima volta o da un punto di vista nuovo; di scoprire tratti comuni tra fenomeni in apparenza caotici e disparati; di sperimentare; di osare essere originali; la capacità di riscrivere le regole; la capacità di visualizzare scenari futuri; e, forse più importante di tutto, la capacità di operare ai margini della propria competenza anziché al centro”.



Si introduce il concetto di “creative city”, osservando prima di tutto che esso va contro la comune opinione che internet e le comunicazioni globali tendano a livellare le differenze geografiche e a rendere possibilie ovunque lo sviluppo di un’industria creativa. In realtà, quest’ultima ha bisogno anche di reti di interrelazioni personali, di uno stile di vita e di servizi come caffè, ristoranti, bar, turismo e vita notturna. In altre parole, le creative industries tendono a svilupparsi in città che offrono potenzialità culturali ma nello stesso tempo anche “spazi, e birre”, a prezzi sostenibili. “Una città con artisti, vita notturna e diversità attirerà anche imprenditori, accademici, specializzati nelle tecnologie, cioè quelli capaci di dare impulso alla crescita economica nell’era presente” (Jinna Tay).


“Local cluster” è un gruppo di creativi connesso a un’attività produttiva (ad esempio, la produzione di un cd musicale o di un film); i cluster si formano in gran parte spontaneamente, ma solo se la città presenta condizioni e stili di vita tali da rendere possibili gli incontri.




Bibliografia


Vedere i link indicati nel testo




domenica 20 maggio 2012

Biennio 8. Jean Clair, L’inverno della cultura. David Claerbout, Urs Fischer




Accademia di Belle Arti in Venezia

STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA/Biennio

Docente: Gloria Vallese



a) Jean Clair, L’inverno della cultura, e Donald Thompson, Lo squalo da 12 milioni di dollari



Lettura di brani dal libro di Jean Clair, L’inverno della cultura, trad.it. Skira, 2011


Jean Clair è stato conservateur del Centre Pompidou, direttore del Musée Picasso e, nel 1995, direttore della Biennale di Venezia del Centenario. Ha curato importanti esposizioni di richiamo internazionale (tra le ultime la mostra Crime et châtiment al Musée d’Orsay nel 2010). È autore di saggi sull’arte e l’estetica che sono stati tradotti in numerose lingue. Nel maggio 2008 è stato eletto membro dell’Académie Française.

Per Skira ha pubblicato nel 2008 La crisi dei musei. La globalizzazione della cultura e, nel 2011, Breve storia dell’arte moderna.


http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/08/Quelli_che_hanno_ucciso_arte_co_9_110808019.shtml



Donal Thompson, Lo squalo da 12 milioni di dollari, trad.it. Mondadori, 2009



Autorevole economista inglese con la passione per l'arte, Donald Thompson prende spunto da Damien Hirst e dal suo famoso squalo in formaldeide per analizzare i meccanismi che muovono il sistema sistema economico dell’arte contemporanea, fatto, come ogni altra attività imprenditoriale, di strategie di marketing e di creazione di brand. Il libro analizza le case d'asta (come Christie's e Sotheby's), il sistema delle gallerie e dei collezionisti, dei mezzi d’informazione, e, non ultimo, il modo in cui l’artista contemporaneo si muove fra queste componenti.



b) Palazzo Grassi: David Claerbout, Urs Fischer




David Claerbout, fotografo belga nato nel 1969, ha studiato ad Anversa, Amsterdam e Berlino prima di stabilirsi definitivamente a Anversa (anche se continua ad andare regolarmente a Amsterdam, dove insegna presso il Rijksakademie van Beeldende Kunsten cui era stato allievo).

La sua ricerca si sviluppa in uno spazio contemplativo, in un terreno intermedio tra video e foto.


L’opera esposta a Palazzo Grassi è uno slideshow. Sviluppa il tema di un gruppo di ragazzi su un tetto di Algeri, che sospendono una partita di pallone per guardate uno di loro dar da mangiare a un gabbiano.

Da notare il bianco e nero nitido e scultoreo, la dimensione monumentale, la scansione lenta di questi momenti in cui i diversi personaggi ritornano, delineando le componenti di una storia che tuttavia non decolla, rimane minimale, sottolineando il contrasto fra narrazione e attimi sospesi che acquistano un risalto monumentale.



http://www.davidclaerbout.com/Site_eng/Home.html


David Claerbout, The Algier’s Section of a Happy Moment, installazione, 2008


http://gallery.me.com/davidclaerbout#100030&bgcolor=black&view=grid


b) Palazzo Grassi: David Claerbout, Urs Fischer


Dal comunicato stampa della mostra:


La programmazione di Palazzo Grassi - François Pinault Foundation ruota attorno a un principio di alternanza tra esposizioni collettive dedicate alle opere della Collezione François Pinault e mostre personali dei grandi artisti del nostro tempo. Da una parte, si tratta di proporre al pubblico punti di vista sempre rinnovati sulla collezione, grazie a esposizioni tematiche di curatori internazionali. Dall’altra, invece, i grandi artisti di oggi vengono inviotati a appropriarsi degli spazi del Palazzo, per dar vita a progetti speciali, concepiti per il luogo stesso, in grado di unire la dimensione della retrospettiva e quella della creazione in situ.

François Pinault ha voluto che fosse Urs Fischer a inaugurare questo nuovo ciclo di mostre monografiche. Di conseguenza, Urs Fischer è di fatto il primo artista vivente a essere oggetto di una mostra personale a Palazzo Grassi - Punta della Dogana - François Pinault Foundation.

Realizzata negli spazi dell’atrio e del piano nobile del Palazzo, l’esposizione è la più importante dell’artista sinora realizzata in Europa e la prima in assoluto a presentare una panoramica del suo lavoro,lungo due decenni. Concepita congiuntamente da Urs Fischer e da Caroline Burgeois, la mostra, intitolata “Madame Fisscher”, si svolge dal 15 aprile al 15 luglio 2012 e raccoglie opere provenienti da numerose collezioni internazionali. Il nostro ringraziamento va ai prestatori che con la loro disponibilità hanno reso possibile questo progetto.

La mostra “Madame Fisscher” è accompagnata da un’intensa attività culturale sviluppata in stretta collaborazione con Urs Fischer: la pubblicazione di due libri realizzati ed editi dall’artista stesso; un ciclo di film proiettati nelle due sale che si affacciano sullo cslone principale; un workshop in collaborazione con gli stidenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia; un programma di mediazione culturale, di documentazione, e di accompagnamento alla visita; un incontro aperto al pubblico con Urs Fischer (nell’ambito del calendario mensile di incontri con gli artisti)...

La successiva esposizione di Palazzo Grassi si svolgerà nella seconda metà del 2012 e sarà dedicata a una dimensione sinora poco affrontata nelle precedenti esposizioni della Collezione François Pinault a venezia, quella dei video e dei film d’artista” (Martin Bethenod, Amministratore Delegato e Direttore di Palazzo Grassi - Punta della Dogana, François Pinault Foundation)


http://www.ursfischer.com/images


http://www.newmuseum.org/exhibitions/417


http://www.luxury24.ilsole24ore.com/ArteCreativita/2009/10/urs-fischer-new-york_1.php


http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2012/14-aprile-2012/urs-fischer-follia-pop-2004072494279.shtml



Bibliografia


Vedere i libri e gli articoli citati nel testo


sabato 19 maggio 2012



TEST VERIFICA PROFITTO TRIENNIO


Nell’ambito della lezione di mercoledì 30 maggio, avrà luogo il test di verifica profitto.

Il test riguarda la parte di programma svolta fino a questo momento, ovvero le lezioni 1-9 pubblicate sul presente blog.

Il test consta di 15/20 domande, ciascuna con tre risposte a scelta, e di due domande che prevedono tre righe per una risposta discorsiva. Si richiede la conoscenza approfondita delle opere indicate con asterisco, inclusa la tecnica, l’anno di produzione, e il repositorio (ovvero il luogo in cui l’opera è custodita).


La mancata risposta a un terzo delle domande implica l’insufficienza, quindi l’impossibilità di sostenere l’esame nella prima sessione.


I temi trattati nei seminari non sono inclusi nel test.


Non è previsto test di recupero. Gli assenti per qualunque ragione dovranno sostenere l’esame in seconda sessione.





8. TRIENNIO 2012. Äda'web, Antonio Muntadas, Jenny Holzer, Shilpa Gupta

Nata nel 1994 dall'iniziativa di un imprenditore (John Borthwick) e di un giovane curatore (Benjamin Weil), Äda'web si è assunta il difficile compito di mediare tra i due mondi quello dell’arte e della tecnologia, e l'ha fatto attirando in rete artisti il cui lavoro si era già conquistato un ruolo nella storia dell'arte contemporanea, come Jenny Holzer e Antonio Muntadas. In questo modo, ha accelerato i tempi di un riconoscimento istituzionale della net art.
Il valore del lavoro svolto da Äda'web è stato sancito dal fatto che, al momento della sua chiusura, il progetto ha fatto il suo ingresso nelle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis. 


Nel 2003, per una serie di motivi molto diversi (l'indebolirsi del mito della rete nel mondo dell'arte, la crisi economica mondiale, forse una persistente sottovalutazione del settore new media), molti musei americani hanno ridotto al minimo il loro impegno in questo settore:

“fino al caso clamoroso del Walker Art Center, che ha interrotto le attività della Gallery 9, licenziando in tronco Steve Dietz, curatore della sezione new media e promotore di quella straordinaria fase che ha avuto nell'acquisizione di Äda'web il suo momento centrale. E questo senza che altre istituzioni intervenissero a raccoglierne il testimone”.

(Domenico Quaranta, NET ART 1994 - 1998. La vicenda di Äda'web, Vita & Pensiero, collana "Strumenti", Milano, marzo 2004).

http://www.domenicoquaranta.net/thebook.html

I motivi per cui la Net Art non ha mai veramente decollato e l’interesse dei musei e delle grandi rassegne sembra decrescere anziché aumentare, possono essere diversi. Le gallerie, da sempre più interessate ad opere fisicamente presenti, numerabili e commerciabili, non sembrano molto coinvolte da questo settore. Il pubblico, dal canto suo, frequenta la rete in modo sempre più entusiastico, sia per lavoro che per divertimento (basti pensare al’immenso fatturato dell’industria dei videogiochi online, o al fenomeno dei siti sociali).
A fronte del dilagare dei questi fenomeni, la "net art" in senso strettamente museale sembra obiettivamente in uno stato singolare di declino o di assenza.

Il New Museum di New York, istituito per essere il museo del contemporaneo presente, la documentazione dell'arte attuale mentre si fa, ha recentemente cercato di colmare questa lacuna istituendo un settore specializzato, che raccoglie fra l'altro, con l'intento di svilupparla, l'eredità di rhizome.org, net magazine artistico statunitense degli anni '80.

Vedere il link nel sito del New Museum:
http://rhizome.org/
http://www.newmuseum.org/



Tramite gli archivi di Äda'web, si possono avvicinare alcune opere storiche di net art, per rendersi conto meglio delle potenzialità (e degli eventuali limiti) del mezzo.


*1. Jenny Holzer, Please Change Beliefs, progetto di net art, 1995
http://adaweb.walkerart.org/project/holzer/cgi/pcb.cgi



Tra gli artisti che hanno cooperato con Äda'web, Jenny Holzer ha prodotto uno dei progetti più coerenti e significativi: in linea con quella che è da sempre il suo lavor di public art volto a mettere in connessione il pubblico con il senso delle parole che quotidianamente usiamo.

Please Change Beliefs è basato sui “truisms” (dall’inglese “true”, vero): frasi il cui contenuto sembra plausibile, ma delle quali sembra vero anche l’esatto contrario. Per esempio “Mangiare troppo è criminale”/“Mangiare troppo poco è criminale”; “Tutti gli uomini sono innocenti”, “Nessun uomo è innocente”. L’utente può intervenire nell’opera attraverso internet, cambiando uno o più “truisms” nel suo apparente opposto, senza che l’insieme di queste frasi sentenziose sembri perdere la sua autorevolezza.



*2. Shilpa Gupta, Blessed Bandwidth, 2001

http://www.blessed-bandwidth.net/


Caratteristica opera di net art, propone provocatoriamente un progetto di “benedizione a banda larga” che l’utente/fedele può ricevere, dal clero di una confessione prescelta, attraverso internet. Gli aspetti ironici del progetto, fra cui l’idea di una intercambiabilità fra le diverse confessioni (suggerita fra l’altro da un menu a discesa e da una struttura generale simile a quella dei siti commerciali), si oppongono all’idea delle religioni armate, prive di ironia e pronte a uccidere, che sono un caratteristico fenomeno del mondo contemporaneo (evocate nell’opera della Gupta da figure in tuta mimetica simile a un saio monastico con cappuccio, che affiorano a tratti muovendo il mouse sulle immagini) .

L’idea di una benedizione “a banda larga”, di cui l’artista offre di provare la validità documentando i suoi contatti col clero delle diverse confessioni nell’ambito della realizzazione del progetto, pone in conflitto due aspetti del mondo contemporaneo: la comunicazione a distanza (con relative posssibili mistificazioni) offerte dalla tecnologia, e il persistere di tradizioni ataviche presenti in molti rituali religiosi.


Shilpa Gupta:

http://shilpagupta.com/work.htm

Tra gli artisti di net art, Antonio Muntadas (Barcellona 1942) è l’unico che ha “bucato” il ghetto degli spazi riservati e delle manifestazioni specializzate per entrare nel circolo delle grandi manifestazioni d’arte come la Biennale di Venezia e Documenta. La sua notorietà si lega in particolare a due opere: The File Room, database online dedicato alla censura nel mondo, e On Translation, complesso progetto che esamina problemi e limiti della comunicazione umana, fra nuove tecnologie e limiti dei vecchi linguaggi.



3. Antonio Muntadas, The Board Room, 1987, installazione.

*4. Antonio Muntadas, Words: The Press Conference Room, installazione, 1991

*5. Antonio Muntadas, The File Room, progetto di net art, 1994-95
http://www.thefileroom.org/

*6. Antonio Muntadas, On translation, ciclo di installazioni e progetto di net art, 1996-2006
http://adaweb.walkerart.org/influx/muntadas/



Un esuriente resoconto in lingua italiana della sua carriera è offerto dallo stesso Muntadas in questa intervista:

http://www.undo.net/cgi-bin/openframe.pl?x=/Pinto/muntadas.htm







Bibliografia:



Oltre alle opere già indicate nel testo, si veda:


http://en.wikipedia.org/wiki/Jenny_Holzer

http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Muntadas_Antonio
http://web.mit.edu/vap/people/faculty/faculty_muntadas.html