martedì 27 marzo 2012

5. BIENNIO Thomas Hirschhorn/Haegue Yang/Francesco Candeloro


a) Iconografie del contemporaneo: Thomas Hirschhorn e il nastro adesivo marrone



Alla Biennale di Venezia del 1999, l’artista svizzero Thomas Hirschhorn si rivelò al mondo con World Airport, opera dedicata agli aspetti instabili, nomadici, della vita contemporanea. Due interi, vasti ambienti erano invasi da un immane aggregato di oggetti che nel loro insieme evocavano il viaggio, e, ancor più, l’idea di una residenza precaria, provvisoria: aerei, valigie, ma anche pacchi di cartone legati con il nastro adesivo e con lo spago, accumulati come per una partenza o un trasloco. Ogni sorta di memorie, personali, collettive, si insinuavano in questo universo instabile: fotografie, taccuini, e anche quegli strazianti piccoli altari di candele, fotografie e fiori artificiali che la gente costruisce sui luoghi di incidenti stradali o per ricordare le vittime di qualche episodio di violenza (nel 1999, quando quest’opera fu presentata alla Biennale, era recente il ricordo della guerra nei Balcani, di un lungo periodo in cui e immagini di simili altarini costruiti ai margini delle strade, fra le macerie delle case distrutte dai bombardamenti, erano passate in televisione quasi quotidianamente). Una vasta installazione che pervadeva interamente lo spazio in cui era collocata ma con l’aria di non avere in realtà confini, di poter continuare all’indefinito. A rilegare questo vasto, e teoricamente infinito, ammasso di oggetti e di materiali, c’era un elemento ricorrente, il nastro adesivo marrone: chiudeva buste e pacchi e li teneva uniti, ne rafforzava gli spigoli, fungeva da precario materiale da costruzione. Era l’elemento unificante, ossessivamente ricorrente dell’intera composizione. Un potente elemento simbolico, che il pubblico immediatamente riconosceva. Presente in ogni casa, in ogni ambiente di lavoro, il nastro adesivo marrone è un materiale disadorno, che interviene sempre in situazioni utilitarie, caratterizzate da un fattore di transitorietà: dal chiudere un imballaggio al riparare provvisoriamente un vetro rotto; da dimesso, diventa squallido quando da transitorio si trasforma in permanente, magari per riparazioni visibili di oggetti che qualcuno ha rinunciato, per necessità o per indifferenza, a rimettere in efficienza in modo migliore.


*1. Thomas Hirschhorn, Flugplatz Welt/World Airport, installazione, materiali vari, 1999
Venezia, Arsenale, Artiglierie.


Diciottenne nel 1968, Hirschhorn si è impregnato a fondo di alcuni dei valori e delle atmosfere eversive-sovversive di quegli anni. Sviluppa da sempre un concetto antimonumentale dell’arte, e in particolare della scultura. Come nell’esempio ricordato, World Airport, Hirschhorn è stato e rimane ancor oggi un maestro dell’installazione invasiva: in contrasto voluto con l’opera scultorea tradizionale, che posa su un piedestallo e ha una superficie dura, continua, che la separa nettamente sal mondo esterno (in altre parole, che delinea nettamente i propri confini), l’installazione, in particolare quella di Hirschhorn, è un intervento tridimensionale senza contorno netto, che dilaga volutamente fuori dallo spazio che le è stato assegnato ed è costruita in modo da suggerire una sua possibile continuazione all’indefinito.
I materiali di Hirschhorn, in confronto a quelli classici, “nobili”, della scultura (marmo, bronzo, metalli preziosi), sono volutamente comuni, dimessi, antieroici, presi dalla vita quotidiana: il nastro adesivo da pacchi, la pellicola d’alluminio sono fra i più comuni. L’altarino di fiori di candele e di fotografie, in quanto “monumento antimonumentale” spontaneo, creato dalla gente, è diventato uno dei suoi prediletti, struggenti elementi di meditazione.

Flugplatza Welt è stata recentemente ripresentata  al MUDAM del Lussemburgo:
21/11/2012 - 26/05/2013,  http://www.mudam.lu/en/expositions/details/exposition/hirschhorn/ (con fotografie; quelle della versione originale sono rare).

2. Thomas Hirschhorn, Cavernman, installazione, materiali vari, 2002
New York, Gladstone Gallery

3. Thomas Hirschhorn, Stand-alone, installazione, materiali vari, 2007
Berlino, Arndt & Partner Gallery

4.Thomas Hirschhorn, Superficial Engagement, installazione, materiali vari, 2006
New York, Gladstone Gallery

5. Thomas Hirschhorn, Universal Gym, installazione, materiali vari, Febbraio - Aprile 2009
New York, Gladstone Gallery


In una recente conferenza in occasione della mostra collettiva C108, Life on Mars (Carnegie Museum of Art, 
Pittsburgh, Pennsylvania, 2008/09, http://blog.cmoa.org/CI08/home.php ), Hirschhorn chiarisce che due sono gli elementi fondanti della sua arte: il collage, la non arte/praticabile da chiunque, che mette le cose insieme, crea le connessioni, e la precarietà, la transitorietà, come elemento caratteristico del presente, della che scorre.
http://www.youtube.com/watch?v=KbRTXdze-IE
http://www.artfacts.net/it/artista/thomas-hirschhorn-4731/profilo.html





b) Haegue Yang.

Artista nata nel 1971 a Seoul, ha sorpreso i visitatori della 53a Biennale Arte di Venezia (2009) in due diverse sedi.
Come parte della mostra internazionale "Fare Mondi", all'Arsenale, ha presentato sette sculture dalla sue serie Vulnerable Arrangements - Domestics, composte d portaasciugamani di metallo su ruote, su cui sono arrangiare cascate di lampadine e vari tipi di oggetti comuni.
Allo stesso tempo Haegue Yang ha, dopo lunga riflessione, accettato l'invito a rappresentare il suo paese alla Biennale nel Padiglione Coreano ai Giardini. Sotto il titolo Condensations, ha creato tre nuovi corpi di lavoro, nei quali ha eluso gli stereotipi nazionali attraverso un impegno cosciente, e invece affrontato le questioni relative all'arredamento di interni comuni da parte della gente, per mezzo di oggetti ubiquitari, talmente comuni da risultare invisibili, come luoghi potenziali di alleanze sociali e poliiche tra le persone.
Il materiale di base per l'installazione principale, Voice and Wind, erano delle veneziane, elemento ubiquo, usato ormai in tutti il mondo, oggetto utilitario e ordinariamente "invisibile", leggero, "che c'è e non c'è", usato per creare divisori e separazioni tra l'interno e l'esterno.

http://www.designboom.com/weblog/cat/10/view/6637/korean-pavilion-haegue-yang-at-venice-art-biennale-09.html

*6 Haegue Yang, Voice and wind, installazione. Tende alla veneziana, ventilatori, emanatori di essenza. Padiglione Corea, Biennale di Venezia, 2009

http://www.youtube.com/watch?v=fZ51oIpQRFw

Dopo Venezia, l'artista ha partecipato a numerose mostre collettive importanti a Basilea, Colonia, Londra, Los Angeles e Mosca. e dal 2010 ha tenuto personali importanti al New Museum, New York ("Voices and Wind: Haegue Yang" ), al Centro Artsonje a Seoul ("Haegue Yang: Voice Over Three"), al Walker Art Centre di Minneapolis:

http://www.youtube.com/watch?v=CIRhrgzZ9_I

A Francoforte ha presentato la personale  HAEGUE YANG

SIBLINGS AND TWINS, 05/17/08 - 06/29/08 (www.portikus.de), accompagnata da un catalogo dal design insolito.



Con la mostra "Arrivals" (2011), espressamente concepita per la Kunsthaus Bregenz (Austria), Haegue Yang ha fatto un altro importante passo in avanti.

http://www.kunsthaus-bregenz.at/ehtml/presse_yang.htm

Non solo ha presentato una restrospettiva completa del suo lavoro più importante in nuovi allestimenti appositamente concepiti, ma ha anche creato appositamente 33 nuove sculture luminose, le quali, enigmaticamente, popolano il terzo piano come forme di vita aliene.
Inoltre, ha sviluppato la sua più grande installazione fino ad oggi, composto da circa 200 veneziane, che occupano tutto il secondo piano della Kunsthaus Bregenz con impressionante leggerezza.

Il complesso di installazioni, sculture, oggetti, fotografie, video e proiezioni di diapositive, che nella loro rarefatta atmosferica presenza si rifanno alle poetiche minimali e concettuali degli anni '60 e '70.

L'artista ha diviso l'open space della Kunsthaus in piccoli scomparti con numerosi divisori in legno, di formato triangolare, e si avvale di essi per appendere le sue opere, che appaiono sul quelle fragili struttue anzichè sulle solide mura perimetrali di cemento dell'edificio. Le strutture in legno creano spazi intimi, aree gestibili e prospettive insolite, rafforzando il dialogo tra le opere in mostra.

Questa particolare disposizione, specialmente in combinazione con alcuni nuovi lavori, genera nuove intuizioni sul complesso di un'opera che fino ad oggi non era mai stata presentata così ampiamente.

c) Francesco Candeloro

Le installazioni site-sensitive di Candeloro (nato nel 1974, vive  e lavora a Mestre) trasformano luoghi storici, spesso molto connotati (Venezia, Museo Fortuny;  centro storico di Castelfranco Veneto; Villa Pisani Bonetti, Lonigo, Vicenza; Piazza Cordusio, Milano, attraverso l'interposizione di minimali diaframmi colorati che trasformano la visione dei luoghi e il feeling degli interni.

http://www.galica.it/
www.francescocandeloro.org







Bibliografia

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