domenica 2 maggio 2010

ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA 9. Dürer, Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo/ Bosch, il ‘Giardino delle Delizie’

Accademia di Belle Arti in Venezia
CORSO DI DIPLOMA DI 2° LIVELLO IN : GRAFICA
Docente: Gloria Vallese









a) Il Cavaliere di Dürer


*1. Albrecht Dürer, Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo, incisione a bulino, 1513.


In quest’opera, che fa parte, insieme alla Melencolia I e al San Girolamo nello studio, della triade delle grandi incisioni mature, Dürer nutre di spunti visuali di Rinascimento italiano un tema caro agli umanisti nordici del suo periodo: quello del combattente per la fede, del cristiano che si arma per la verità e persegue il difficile cammino della virtù.
L’immagine può essere messa in rapporto con l’Enchiridion Militis Christiani (“Istruzione del milite cristiano”), pubblicato da Erasmo da Rotterdam nel 1504. Il cristiano militante descritto da Erasmo (sulla base delle lettere di San Paolo, 2 Cor. 10, 1-6; Eph 6, 11-20) , è un laico che non vive nell’inerzia morale, ma si riscuote e si arma e per la propria e l’altrui rinascita morale. Questo personaggio è qui rappresentato in modo originale da Dürer nelle vesti di un inflessibile cavaliere, che continua impavido il suo cammino senza lasciarsi scuotere dalla Morte (un orrendo cadavere sul suo cavallo macilento, che gli mostra la clessidra a significare il tempo che scorre inesorabilmente), e dal Diavolo (il cui grugno porcino indica che si tratta, fra l’altro, di un’incarnazione dei bassi istinti).
L’immagine, pur così tipicamente nordica e impregnata dello spirito della Preriforna, è ricca di palesi riferimenti italiani: nel cavallo e cavaliere, ad esempio, si avverte la profonda eco dello straordinario eroe a cavallo immaginato da Verrocchio nel suo monumento al Colleoni; i teschi che sembrano apparire tra i ciottoli della via sono collegabili all’immagine nelle nubi, un motivo che appare di frequente nell’opera del Mantegna.


*2. Andrea del Verrocchio, Bartolomeo Colleoni, 1486-88
Venezia, Campo San Giovanni e Paolo



Nel 1479 la Repubblica di Venezia decretò la realizzazione di un monumento equestre per il condottiero Bartolomeo Colleoni, morto tre anni prima; nel 1480 ne affidò l'esecuzione al toscano Andrea Verrocchio, nel 1481 il modello in cera venne mandato a Venezia, dove nel 1486 si trasferì l'artista stesso per attendere alla fusione in bronzo del gruppo. Andrea morì nel 1488 a lavoro non terminato. Aveva nominato suo erede ed esecutore Lorenzo di Credi, ma la Signoria veneziana gli preferì Alessandro Leopardi, artista locale. Per la realizzazione del gruppo, Andrea si rifece alla statua equestre del Gattamelata di Donatello, alle statue antiche di Marco Aurelio e dei cavalli di San Marco, rarissimi originali bronzei risalenti alla Grecia Classica; ma tenne anche presente l'affresco con Giovanni Acuto di Paolo Uccello in Santa Maria del Fiore.
La sua è la prima statua equestre in bronzo a raffigurare una delle gambe del cavallo in posizione sollevata. In altre parole, l'intero peso della statua è sorretto da tre gambe invece che quattro.



*3. Andrea Mantegna, San Sebastiano, Vienna, Kunsthistorisches Museum


Come Gombrich ha fatto più volte osservare, Mantegna è tra i primi a dare evidenza in pittura all’immagine che l’osservatore tende a proiettare nelle forme delle nubi (Ernst H. Gombrich dedica un capitolo a questo tema in una delle sue opere più note, Arte e illusione del 1959, trad. it. Torino, Einaudi, 1965, studio fondamentale nella bibliografia dell’autore che tuttavia interessa più la psicologia della percezione che non l’iconografia).






b) Jheronimus Bosch: l’iconografia del giudizio Finale



Con Il Giardino delle Delizie, celebre opera della maturità, Bosch spinge ancora più oltre la sua personale trasformazione di uno schema iconografico tradizionale, il trittico a tre sportelli del Giudizio Finale (di cui vediamo un perfetto esempio in Memling), in una rassegna tre fasi delle follie che costellano il percorso della vita umana: dalle disobbedienze all’ordine divino che seguono la Creazione e portano alla cacciata dell’umanità dal Paradiso, al disordine nella vita presente, fino a un inferno visto come estrema degenerazione degli orrori e delle storture del vvere quotidiano.
Nel Giardino delle Delizie, in particolare, grande opera a fondo chiaro databile alla maturità di Bosch intorno al 1510-16, il pannello centrale mostra il mondo presente come un Giardino di Eden degenerato. L’invasione della follia è messa in scena attraverso le stranezze e le trasgressioni lungamente maturate sui margini dei manoscritti gotici e riprese dalle stampe didascalico-morali e che l’artista ’ibera’, per così dire, dal loro serraglio: scene del “mondo alla rovescia” come uccelli nell’acqua e pesci nell’aria, cavalieri su cavalcature di fantasia, figure umane che si aggirano tra fiori e insetti più grandi di loro, ecc. (Vallese, Follia e ‘mondo alla rovescia’ cit. in bibliografia, figg. 1-15).



*4., 5. Bosch. Il Giardino delle Delizie, esterno, interno, assieme.
Madrid, Prado

6. Bosch, Il Carro di Fieno, interno, assieme
Madrid, Prado

*7., 8. Hans Memling, Giudizio Finale (Il Trittico di Danzica), pannello centrale e laterali

Il trittico conservato nel Pomorskie Muzeum di Danzica, che l’artista cominciò a dipingere intorno al 1470, si compone di un grande pannello centrale rappresentante il Giudizio Universale, di un pannello di sinistra, dipinto su entrambe le facce, con Il donatore Angelo Tani e la statua della Madonna e con La porta del Paradiso, e di un pannello destro, anch'esso dipinto su entrambe le facce e rappresentanti La donatrice Caterina Tanagli con la statua di san Michele e L'Inferno.
Il trittico fu commissionato da Angelo Tani, direttore della Banca Medici a Bruges, e dalla moglie Caterina Tanagli, i cui nomi furono identificati dagli stemmi di famiglia dipinti nei due pannelli. La nave che trasportava l’opera a Firenze, appartenente ai Medici, fu assalita mentre navigava nella Manica dal corsaro di Danzica Paul Benecke il 27 aprile 1473, il quale trafugò il Trittico e ne fece dono alla Cattedrale della sua città.
La data di compimento dell'opera va pertanto collocata nel periodo compreso tra il 1466, anno nel quale i due committenti si sposarono a Firenze, e il 1473: attribuita per la prima volta a Memling nel 1843, è oggi considerata, unitamente al Reliquiario di sant'Orsola, il suo capolavoro.

Per ‘ingentilire’ alcuni dettagli, Bosch li impronta all’eleganza slanciata che caratterizza figure e animali nelle stampe di Martin Schongauer (ca. 1448 - 2 febbraio 1491), pittore e incisore considerato il più abile incisore su rame della prima scuola tedesca.
A differenza di Durer, più giovane di lui di circa vent’anni, Schongauer rimane pressochè immune dagli influssi del Rinascimento italiano, e aderente a un universo tardogotico.
Il padre era un orafo proveniente da Augusta (ted. Augsburg) che si era trasferito a Colmar, città dove Schongauer trascorse la maggior parte della sua vita. Nel 1465 l'artista frequenta l'Università di Lipsia. Tra il 1466 e il 1469 lavora con Caspar Isenmann, molto attratto dai pittori fiamminghi, il che gli permette di viaggare in Olanda e Borgogna, dove ha modo di conoscere le opere di Rogier van der Weyden, Dieric Bouts e Jan van Eyck, pittori che lo influenzarono notevolmente. Nel 1470 torna a Colmar, dove apre una propria bottega nella quale lavorerà fino alla morte.



Bibliografia

Su Dürer:
AA.VV., Officina Dürer (Cat. della mostra al Museo di Santa Apollonia, 2006/07), Milano, Skira, 2007

Umanesimo nordico e Umanesimo italiano:

R.ROMANO, A.TENENTI, Alle origini del mondo moderno, Milano, Feltrinelli, 1967

Sul Verrocchio:
http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_del_Verrocchio

Su Erasmo, si veda, oltre agli apparati della trad.it. delle sue diverse opere nelle edizioni Einaudi:

http://www.bibliomanie.it/erasmo_ragione_storia_correzzola.htm

Su Memling:
M.CORTI, G.FAGGIN, L’opera completa di Memling (“Classici dell’arte” , n° 27), Milano, Rizzoli 1969

Su Bosch:
G.VALLESE, Il tema della follia nell’arte di Bosch: iconografia e stile, “Paragone/Arte” n° 405, novembre 1983, pagg. 3-49

G.VALLESE, Follia e mondo alla rovescia nel Giardino delle Delizie di Bosch, “Paragone/Arte”
n° 447, maggio 1987, pagg. 3-22

P. WILLIAMS LEHMANN, Cyriacus of Ancona’s Egyptian Visit and its Reflections in Gentile Bellini and Hieronymus Bosch, Locust Valley, New York, J.J.Augustin Publisher, 1977


Su Schongauer:
http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Schongauer

Sul ‘Mondo alla rovescia’:
G.Cocchiara, Il mondo alla rovescia (1963), Torino, Bollati Boringhieri, 1981
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Cocchiara

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