martedì 2 aprile 2013

4.TRIENNIO Primož Bizjak / Do-Ho Suh


Docente: Gloria Vallese
Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA/Triennio


a) Primož Bizjak


E’ la curiosità per il movimento, e per gli scenari nuovi, a spingere Primoz Bizjac (nato a Nato a Sempeter pri Nova Gorica, Slovenia, il 4 gennaio 1976) sulla strada del suo primo titolo di studio, una laurea in ingegneria dei trasporti nella nativa Lubljana; cui segue però un passaggio a Venezia, e il diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti.
A far emergere la sua vocazione è un compito che gli viene assegnato da studente; un compito semplice in apparenza, in realtà quasi impossibile: fotografare Venezia. E’ una sfida: ma le riprese che Primoz effettua di notte, a lunga esposizione, nelle vicinanze dei canali messi in secca per la pulitura, riescono a rivelare una città inedita, sorprendente. Facciate di palazzi che continuano in basso nelle fondamenta divenute visibili, erose dalle alghe, in cui si aprono varchi impressionanti. Nella sospesa immobilità notturna, cortine di plastica arancione, impalcature, mucchi di attrezzi e materiali rivelano uno dei volti segreti della città: quello di eterno cantiere. Case e palazzi che attraversano i secoli in apparenza sempre uguali, in realtà in continuo rifacimento contro gli elementi ostili dell’acqua e della salsedine. L’elemento più caratteristico della fotografia di Primoz è già presente: un approccio che riesce a essere documentario, oggettivo, e nello stesso tempo caldo, impregnato di emozionalità e di affetto.

*1. Rio di San Marcuola n. 2
2005 - stampa lightjet su d-bond cm. 91 x 72

2. Rio di San Marcuola n. 4, 2005
Stampa lightjet su d-bond cm. 91 x 72


Segue subito una serie ormai famosa: Serajevo fotografata di notte, coi segni della guerra. Le riprese notturne a lunga esposizione conferiscono un bagliore di apocalisse alla città illuminata, vista dal l’alto dell’ Hotel Bristol, oltre il tetto crollato in primo piano e l’insegna vista da tergo, crivellata da fori di proiettili.


*3. Sarajevo - Hotel Bristol, 2004
Stampa lightjet su d-bond - cm. 125 x 157
http://www.andrea-arte.com/springjuice/springjuice.pdf


Nel sobborgo di Igrise, un cimitero islamico con la sua foresta di piccoli cippi è nato poco a poco sugli spalti di quello che era un tempo un campo da football; cielo nero e una distesa di grattacieli punteggiati di minuscole luci, la città vivente nella sua fosforescenza notturna, fanno ancora una volta da sfondo.

Ancora del 2004 è la straordinaria serie delle Karavle, le “case di frontiera”: una serie di costruzioni tutte uguali che punteggiavano un tempo il confine Italo-sloveno, alloggio dei militari che pattugliavano il confine. Quelle case sono oggi in abbandono: trasformate in abitazioni private, in locali (fra cui una pizzeria), o in completa rovina.
Primoz ha realizzato una serie di 72 foto con le case di frontiera nel loro aspetto attuale, riprese tutte dalla stessa inquadratura rigidamente frontale. Un lavoro rigoroso ma nello stesso tempo emozionale, intensamente narrativo. Le 72 foto (che hanno richiesto oltre un anno di lavoro), andrebbero idealmente esposte tutte insieme, spiega Primoz, allineate lungo una parete, e accompagnate da una carta geografica distesa a terra, con evidenziati i punti rossi lungo quel confine un tempo così severamente controllato.

All’ultimo anno di Accademia, grazie a una borsa Erasmus, trascorre un periodo presso l’Università Complutense di Madrid. La Spagna lo affascina con la sua effervescenza, Madrid diviene da allora la sua città di elezione. Lì trova amore e amici, le sue grandi storie di vita che durano tuttora; e a Madrid, dove attualmente trascorre lunghi periodi, sono dedicate le sue serie fotografiche più recenti.

*4. Carcel de Carabanchel n° 4
Madrid
2008
Lambda prints
Edition of 5 + A.P.
2x (cm 102 x 80,5)


In seguito, Primoz ha realizzato serie fotografiche sull'archeologia industriale di Marghera, e sulle antiche fortificazioni nelle piccole isole oggi in gran parte abbandonate della laguna di Venezia.


Bibliografia:
http://www.andrea-arte.com/springjuice/springjuice.pdf
http://www.lipanjepuntin.com/desc.php?id_autore=86


b) Do-Ho Suh


Do-Ho Suh nasce a Seoul, in Corea, nel 1962. Dopo aver studiato pittura alla Seoul National University ed aver prestato servizio nell'esercito sudcoreano, si trasferisce negli Stati Uniti dove continua gli studi alla Rhode Island School of Design e alla Yale University. 
Ha rappresentato la Corea alla Biennale di Venezia del 2001. 
Attualmente vive a New York.
Una retrospettiva del suo lavoro è stata presentata al Seattle Art Museum e al Seattle Asian art Museum nel 2002. Importanti rassegne sull’artista si sono tenute al Whitney Museum of American Art (2001), alla Serpentine Gallery di Londra (2002).

Particolarmente importante per la carriere dell’artista il passaggio alla Biennale di Venezia, nel 2001, dove era presente sia come artista del padiglione coreano che nella rassegna internazionale al Padiglione Italia dei Giardini.
In quell’occasione l’artista ha presentato un gruppo di opere che hanno contribuito a definire le caratteristiche del suo stile, molto originale:


*1. Do Ho Suh, Some/One, 1998.
Piastrine militari in acciaio inossidabile, fogli di rame nichelato, vetroresina, struttura in acciaio inossidabile. Dimensioni variabili.


*2. Floor, 1997-2000.
Figurine in PVC, lastre di vetro, resina in poliuretano, dimensioni variabili (moduli di 100 x 100 x 8 cm)


*3. Who am we? (Multi), 2000
Carta da parati: stampa offset a 4 colori, fogli ciascuno 61 x 91,4 cm. Dimensioni variabili.



Tutte queste opere, molto originali, s’imperniano sul senso del rapporto fra il singolo individuo e l’organizzazione sociale che lo ingloba facendo di lui una microscopica pedina, togliendogli individualità e singolarità fino a livellarlo e a renderlo indistinguibile dal gruppo.


Nell’importante intervista pubblicata su art: 21

http://www.pbs.org/art21/artists/suh/clip2.html

Do Ho Suh spiega la genesi di Some/One: nei suoi primi tempi a Rhode Island, ancora nuovo del luogo e con scarsa conoscenza dell’inglese, gli accade di fare conoscenza con uno dei pochi coreani residenti in città, che gestiva un negozio di surplus militare. E’ questo singolare personaggio a procurargli le piastrine militari e la macchina per stampare su di esse i nomi; da questo, accompagnato da ricordi della recente esperienza del servizio militare, l’idea di Some/One, scintillante e sontuoso abito imperiale costruito però dal sacrificio di un’infinità di anonimi, rappresentati dalle piastrine militari che lo costituiscono e dilagano al suolo suggerendo una continuità senza fine.


Un’altra caratteristica meditazione dell’artista riguarda il tema della casa: mentre si trovava nel letto della sua camera da studente negli Stati Uniti, assordato dai rumori inconsueti della strada e dalle voci non familiari, l’artista si è ritrovato a pensare alla sua casa in Corea, e ha concepito queste strutture evanescenti, sospese al soffitto, soffici eppure complete di tutti i dettagli.
Ancora su art:21, un’altra intervista chiarisce questo secondo versante delle meditazioni dell’artista:

http://www.pbs.org/art21/artists/suh/clip1.html


*4. Seoul Home/L.A. Home/New York Home/Baltimore Home/London Home/Seattle Home,1999
Seta, 3,78 x 6,96 x 6,96 m
Los Angeles, Museum of Contemporary Art

Nel 2010, l'artista ha partecipato alla Biennale Architettura di Venezia, con l'installazione Blueprint:


*5. Do-Ho Suh + Suh Architects, Blueprint , installazione, 2010


http://www.justanotherflog.com/2010/10/blueprint-venice-architecture-biennale-2010/




Bibliografia




Oltre ai siti già citati nel testo, vedere
www.lehmannmaupin.com
http://www.duetart.com/dentro/artists/artists%20ita/Suh%20ita.html

http://www.designboom.com/weblog/cat/9/view/11217/venice-architecture-biennale-2010-preview-suh-architects-do-ho-suh.html

Nessun commento:

Posta un commento