lunedì 23 maggio 2011

ELEMENTI Dl ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA 9. Immagini riservate nel Rinascimento: allegorie, emblemi, imprese/Il "grylle"

a) Imprese ed emblemi


L'impresa ha radici nel mondo cavalleresco medievale: è un motto, o breve proponimento che si unisce a un'insegna araldica (lo "stemma" del cavaliere), scritto su un filatterio annodato alla sommità.

Gli emblemi, di carattere affine, composti cioè di un'immagine congiunta a un motto che ne precisa il significato, nascono e si diffondono In Italia a partire dal Quattrocento. A Venezia, dove la loro moda conosce la maggiore diffusione, essi vengono anche ricamati sugli abiti e sulle calze a contraddistinguere i membri di compagnie e confraternite di giovani eleganti e letterati.

1) Vittore Carpaccio, Incontro e partenza dei fidanzati, firm. e dat 1495, dal Ciclo di Sant'Orsola (complesso di otto teleri e una pala prov. della Scuola di Sant'Orsola, oggi canonica del Convento di San Giovanni e Paolo).
Venezia, Gallerie dell'Accademia

Il giovane con cartiglio in mano viene identificato con Antonio Loredan, figlio di Nicolò, l'anziano patrizio principale finanziatore del ciclo di Sant'Orsola. Sul cartiglio che egli regge nella destra, serie di iniziali interpretate come: Nicolaus Lauretanus donum dedit vivens gloriosae virgini inclytae. Sulla manica sinistra, l'emblema della Compagnia dei “Fratelli Zardinieri”, formata dalle lettere F e Z sopra la rappresentazione di un giardino e da nubi con folgore (per un'esegesi della complessa immagine, cfr. lo studio di L. Zorzi indicato in bibliografia).

Emblema ricamato sul mantello di un Compagno di Calza:

2) Vittore Carpaccio, Miracolo della Reliquia della Santa Croce a Rialto,1494 ca. dal ciclo dei Miracoli della Croce già nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.
Venezia, Gallerie dell'Accademia

La moda degli emblemi è quanto mai rappresentativa del carattere riservato e iniziatico del sapere umanistico italiano, in particolare di quello d'ispirazione neoplatonica; influenza profondamente anche la pittura.
Per comprendere la moda degli emblemi e delle allegorie, occorre ricordare che, proprio col momento umanistico e rinascimentale, la cultura sta passando di mano: sottraendosi al controllo ecclesiastico, accentuando il recupero della tradizione classica soprattutto, ma anche araba ed ebraica, si inoltra spesso in domini rischiosi, se non proibiti. E’ quasi naturale che i pensatori piu’ arditi cerchino forme di comunicazione riservata, nella quale il pieno senso di alcuni messaggi messaggi e’accessibile solo agli iniziati.
Gli editori di libri, che sono tra i protagonisti di questa rivoluzione, si dotano spesso di emblemi:

3) Marchi di stampatori: Johannes Fust e Peter Schöffer, Johannes Froben, Geoffroy Tory, Aldo Manuzio, Robert Granjon, William Caxton, Robert Estienne il Giovane, Gli Elzevir, Christophe Plantin (da: Steinberg, Cinque secoli di stampa, tav.1)


Il grande libro a stampa veneziano dell'età umanistica è elegante e pregiato, conforme al gusto archeologico anticheggiante proprio della seconda metà del secolo, ma si rivolge a un pubblico relativamente ristretto e socialmente elitario:

4), 5) Pagine con illustrazioni silografiche dall' "Hypnerotomachia Poliphili" di Francesco Colonna, stampato da Aldo Manuzio a Venezia nel 1499.

Il libro transalpino è generalmente più modesto da un punto di vista formale, ma si rivolge a fasce più larghe di popolazione, preparate a questo contatto dall'opera di alfabetizzazione svolta da pie confraternite di laici come le Scuole dei Fratelli della Vita Comune (la cui presenza e attività, senza corrispettivo in Italia, è una caratteristica della civiltà nordica).


II. Giorgione


6) Giorgione, La Tempesta.
Venezia, Gallerie dell'Acccademia


7) Giorgione, I tre filosofi
Vienna, Kunsthistorisches Museum


Secondo due proposte interpretative argomentate e sostenute dall’iconologo Salvatore Settis nel suo La tempesta interpretata (vedi bibliografia), le due celebri immagini rappresenterebbero rispettivamente Adamo ed Eva dopo la caduta , e i tre Re Magi in veste di sapienti orientali in atto di compiere i loro studi astronomici per determinare la data e il luogo della nascita del Messia.
Queste letture sono messe in discussione nelle schede e nei saggi critici inclusi nel catalogo della mostra Giorgione/Le maraviglie dell’arte, in corso alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Secondo Augusto Gentili, i tre personaggi nel dipinto di Vienna rappresenterebbero Mose’, Maometto e l’Anticristo, con riferimento alle indicazioni astronomiche sfavorevoli riferibili all’anno 1504 e contenute nella tabella che il piu’ anziano sapiente, Mose’ appunto secondo questa interpretazione, regge in mano.

8) Giorgione o Tiziano, Il concerto campestre
Parigi, Louvre

Queste e altre celebri composizioni veneziane del Rinascimento, dalla Laura dello stesso Giorgione alla composizione detta Amor Sacro e Amor profano , suggeriscono per la singolarita’ dei dettagli la presenza di un possibile significato allegorico, la cui determinazione permane tuttavia incerta. Fra le letture piu’ convincenti, in rapporto alla diffusione dell’ermetismo platonico negli ambienti umanistici veneziani per opera di umanisti quali Pietro Bembo e Leone Ebreo, da segnalare quelle a suo tempo proposte da Augusto Gentili (Da Tiziano a Tiziano, vedi bibliografia).



c) Il grylle

La figura della testa con gambe, comune sui margini dei manoscritti e che Jheronimus Bosch, tra Quattrocento e Cinquecento, porta a un’intensità enigmatica del tutto particolare, deriva da sigilli antichi con figure di insetti, nelle quali i motivi del dorso, consumendosi, hanno lasciato tracce interpretabili come lineamenti di un volto. Analogamente, la singolare figura del “quadrupede a due zampe” sembra da ricondurre a monete con figure di cavalli e altri animali cui l’usura ha cancellato le zampe anteriori.
9., 10. Bosch, San Giovanni Evangelista a Patmos, insieme e part.
Berlino-Dahlem, Gemaldegalerie

11. Bosch, Trittico degli Eremiti, part.: testa che cammina.
Venezia, Palazzo Ducale

12., 13., 14., tavole da: Jurgis Baltrusaitis, Il Medioevo Fantastico
Questi ed altri simili motivi sono studiati nelle due opere Il Medioevo Fantastico e Risvegli e Prodigi del lituano Jurgis Baltrusaitis, di cui riproduciamo alcune tavole. I suoi studi restano una lettura irrinunciabile anche per quanto attiene ai rapporti tra il Medioevo occidentale e il vicino e l’estremo Oriente.



Bibliografia:


Sugli emblemi:

L. ZORZI, Carpaccio e la rappresentazione di Sant'Orsola, Torino, Einaudi, 1988,in part. pagg.76-82.
H. STEINBERG, Cinque secoli di stampa (19612), trad. it. Torino, Einaudi
A. GENTILI, Da Tiziano a Tiziano, Roma, Bulzoni, 1980
R. MASCHIO (a cura di) , I tempi di Giorgione, Roma, Gangemi, 1994
G.NEPI SCIRE’, S. ROSSI (a cura di), Giorgione: le maraviglie dell’arte, Venezia, Marsilio, 2003

L.PUPPI, A.PAOLUCCI, E.M.DAL POZZOLO, Giorgione, Catalogo della mostra a Castelfranco Veneto, Milano, Skira, 2009


Sul “grylle”:
J.BALTRUSAITIS, Il Medioevo fantastico, trad. it Adelphi 1973

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