sabato 30 marzo 2013

3.ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA Iconografia della melanconia




a) Iconografia della melanconia


*1. Dürer, Melencolia I, incisione, 1514.


Melencolia I (1514), forse l'opera più nota dell'artista, è una rappresentazione allegorica dai complessi richiami alchemici, ermetici e astrologici. La figura del genio alato con la testa che riposa sulla mano e l’epressione corrucciata allude alla condizione dell'artista, afflitto da "umor malinconico".
Considerata nel Medioevo una condizione senz’altro negativa, connessa al peccato capitale dell’Accidia, nel Rinascimento la melanconia era stata rivalutata e considerata caratteristica del genio, cui conferiva l’impulso a pensieri innovativi e ardimentosi, pur ostacolandone poi in qualche modo il concretamento. Si riteneva infatti che l’umore melanconico esaltasse da un lato le facoltà intellettuali, tendendo però dall’altro a inibire l’impulso all’azione pratica. La figura alata dureriana, frustrata nel suo impulso all’agire, è immersa in uno spazio colmo di oggetti e strumenti, ognuno dei quali si trasforma in un simbolo dai molteplici significati allusivi.

Un fondamentale chiarimento ai contenuti iconologici delle tre più note incisioni di Dürer, in particolare della Melencolia I, è venuto da Raymond Klibansky, Erwin Panofsky, Fritz Saxl, con l’opera Saturno e la melanconia / Studi di storia della filosofia naturale, religione ed arte, ed. it. Torino, Einaudi, 1983.

Questo libro è in effetti divenuto un classico obbligato, non solo per chi si occupa di Dürer e più in generale di iconografia rinascimentale, ma anche come esempio del metodo iconologico. Nata come interpretazione dell’incisione dureriana della Melencolia, l’opera si allargò fino a indagare tutta la tradizione medico-filosofica, letteraria e artistica che l’opera di Dürer presuppone.
Klibansky, Panofsky e Saxl individuano due tradizioni di studi sulla melanconia, una medico-scientifica ed un'altra teologico-metafisica; entrambe avrebbero la loro origine in un celebre passo del Fedro, in cui Platone distingue il «furore divino» dal «furore umano» e patologico, e nella dottrina dei quattro umori e temperamenti. Nel corso del Medioevo, come si è già accennato, la melanconia era stata interpretata principalmente come accidia ed era entrata a far parte dei vizi capitali. A partire dalla metà del Cinquecento la melanconia diventa un soggetto di grande rilevo, come dimostrano l'ampiezza e la trasversalità disciplinare dell'interesse che riscuote. Se proviamo, ad esempio, a scorrere alcuni dei nomi di coloro che scrissero sulla melanconia, vediamo come accanto ai medici abbiano larga parte anche umanisti, teologi e letterati.
I trattati che compaiono fino alla metà del Seicento hanno al centro la questione dell'origine della malattia mentale (se si tratti cioè di un problema fisico o spirituale) e i problemi ad essa connessi, in primo luogo il rapporto tra malattia e peccato, tra umori del corpo e malefici diabolici, tra ragione e passioni. L’inglese Robert Burton nel 1621, nelle pagine di quella che sarebbe diventata la più celebre opera sulla melanconia, The Anatomy of Melancholy, pose fianco a fianco le due tradizioni, quella cioè che considerava la melanconia un disturbo clinico, con precise cause temperamentali e naturali, accanto all’altra, di tradizione più nettamente medievale, che vedeva nella melanconia una forma di possessione diabolica.
Secondo i tre autori, il titolo “Melencolia I” iscritto nel cartiglio sarebbe da riferire in particolare al trattato De Occulta Philosophia” dell’umanista tedesco Cornelio Agrippa di Nettesheim”, l’unico autore coevo a descrivere, sulla scorta delle indicazioni contenute nei trattati dell’italiano Marsilio Ficino, tre gradi della melanconia corrispondente ai tre livelli di una gerarchia ascendente delle facoltà della mente umana (Imaginatio, Ratio, Mens); la stampa di Durer “raffigurando la melancholia imaginativa, rappresenterebbe in realtà il primo grado di un’ascesi che, passando per una “melencolia II (melanchonia rationalis), arriverebbe a una Melencholia III (melancholia mentalis), pag. 328.


Illustrazioni relative ai quattro umori :

Klibansky, Panofsky, Saxl, figg. 79, 88—9, 118, 124-27, 147-48

Accidia:

Klibansky, Panofsky, Saxl, figg. 64, 95, 97, 98, 101

*2. Mestro tardogotico, Acedia.
Venezia, Palazzo Ducale

3. Albrecht Dürer, Donna seduta, 1514. Disegno
Berlino, Kupferstichkabinett

*4. Bosch, I Sette Peccati Capitali, ol./tav., 1490 ca., part.: L’accidia
Madrid, Prado

5. Albrecht Dürer, Il sogno del dottore, incisione.

b) Collera:

*6. Leonardo da Vinci, Foglio di studi per la battaglia di Anghiari, ca. 1503-4
Windsor, RL 12326 r

7. Autore ignoto, Bassorilievo di Scipione, ca. 1475
Parigi, Louvre

*8. Leonardo, Profilo di guerriero, ca 1475
Londra, British Museum


9.Leonardo, Testa d’uomo e testa di leone, ca. 1510 o posteriore
Windsor, RL 12502

*10. Giuseppe Arcimboldi, Il Fuoco , 1566
Vienna, Kunsthistorisches Museum

*11. Albrecht Dürer, ‘L’uomo disperato’ (Incisione B 70), bulino



c) Terapia musicale della melanconia:

Klibansky, Panofsky, Saxl, figg. 63, 67, 71



d) Leonardo, le “Cinque teste grottesche”

*12. Leonardo, “Cinque teste grottesche”, ca. 1494
Windsor, RL 12495 r
Proprio nel periodo in cui si accentuano i suoi studi sulle proporzioni e l’interesse per l’anatomia e la medicina, Leonardo sviluppa un singolare interesse per i volti deformi, studiati i numerosissimi fogli.
Sull’iconografia di questo disegno in particolare, si veda il classico studio di Ernst Gombrich citato in bibliografia. Gombrich fa un dotto e completo resoconto della storia della fortuna critica delle cosiddette “caricature” di Leonardo.
E’ possibile che le quattro teste deformi che attorniano il personaggio centrale siano da interpretare come le quattro degenerazioni patologiche dell’umore melanconico; sotto questo profilo, la composizione presenta analogie iconografiche con l’incisione B.70 di Dürer.








Bibliografia




Su Dürer e Venezia:


B. AJKEMA, B.L. BROWN (a cura di), Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord ai tempi di Bellini, Dürer, Tiziano (cat. della mostra a Venezia, Palazzo Grassi, 1999), Milano, Bompiani.

E. PANOFSKY, La vita e l’opera di Albrecht Dürer (1955), trad.it. Milano, Feltrinelli, 1983


Sull’iconografia delle incisioni di Dürer e e sul tema umanistico della melanconia:

R.KLIBANSKY, E.PANOFSKY, F.SAXL, Saturno e la melanconia/Studi di storia della filosofia naturale, religione ed arte, ed. it Torino, Einaudi, 1983.


Sull’iconografia degli umori:

R.KLIBANSKY, E. PANOFSKY, F. SAXL, Saturno e la melanconia/Studi di storia della filosofia naturale, religione ed arte, ed. it Torino, Einaudi, 1983.


Su Giuseppe Arcimboldi:

VV. Effetto Arcimboldo (cat. della mostra a Venezia, Palazzo Grassi, 1987), Milano, Gruppo editoriale Fabbri, Bompiani, Etas Sonzogno, 1987

AA.VV, L’arcimboldese, FMR N°48, ,gennaio-febbraio 1987, 25-62

S.FERINO-PAGDEN (a cura di), Arcimboldo artista milanese tra Leonardo e Caravaggio (cat. della mostra a Milano, Palazzo Reale, 2011)


Su Leonardo, le “Cinque teste grottesche”:

E.H.GOMBRICH, Le teste grottesche, in L’eredità di Apelle (1976), trad. it. Torino, Einaudi, 1986, pagg.80-106
F. CAROLI, Leonardo/Studi di fisiognomica, Milano, Edizioni Leonardo, 1990
G. VALLESE, Leonardo’s “Malinchonia”, in “Achademia Leonardi Vinci” vol. V, 1992, pagg. 44-51

2.BIENNIO Sarah Sze/ Concept store




a. Sarah Sze (Boston, 1968- vive e lavora a New York)  è nota per le sue affascinanti installazioni site-specific che comprendono centinaia di oggetti trovati, ispirate all'aspetto del suo atelier negli anni in cui studiava pittura.
Le sue creazioni riempiono i musei da un capo all'altro, formando un tutto unico che commenta e rilegge il contesto architettonico in cui vengono realizzate.
 In attesa di rappresentare gli Stati Uniti alla prossima Biennale di Venezia, ha realizzato un pezzo importante, Il Libro delle Parti, commissionato dall' High Museum di Atlanta, in occasione della mostra "Fast Forward",  100 anni d'arte dalla collezione del MoMA di New York.







Dal comunicato stampa ufficiale della mostra:


U.S. Pavilion at 55th International Art Exhibition - la Biennale di Venezia, to Feature Five New Installations by Sarah Sze Presented by Bronx Museum
Bronx, NY March 27, 2013 

 The Bronx Museum of the Arts, in cooperation with the U.S. Department of State’s Bureau of Educational and Cultural Affairs, will present Sarah Sze: Triple Point at the United States Pavilion at the 55th International Art Exhibition, la Biennale di Venezia, on view from June 1 through November 24, 2013. Known for her large-scale gravity- defying sculptures, artist Sarah Sze will create an elaborate sequence of five new installations that will transform the U.S. Pavilion from a set of discrete galleries into an all-encompassing environment that extends beyond the building. U.S. representation at this global event ensures that the excellence, vitality, and diversity of the arts in the United States are effectively showcased abroad and provides an opportunity to engage foreign audiences to increase mutual understanding.
Sarah Sze has won acclaim and captivated audiences with her minutely detailed accumulative installations which employ myriad commonplace objectsfrom water bottles to ladders, light bulbs and electric fansto penetrate walls, suspend from ceilings, burrow into the ground and span entire buildings. Sze’s work exists at the intersection of sculpture, drawing and architecture, where her masterful exploration of space is coupled with an ability to transform existing structures into intimate landscapes.
Triple Point will inhabit the 1930 Pavilion designed by architects William Adams Delano and Chester Holmes Aldrich, weaving through the spaces, coalescing and dispersing at different points along the way. Sze will approach the Pavilion as a site of live observation, allowing the work to evolve in Venice and evoking events still shifting and unfolding. Triple Point will offer viewers the opportunity to carefully consider every shift in scale between the humble and the monumental, the throwaway and the precious, the incidental and the essential.
“Sze’s ability to completely transform any space into an unexpected visual and sensory experience has unparalleled potential to animate the U.S. Pavilion,” said Holly Block, a Co- Commissioner of the U.S. Pavilion, and The Bronx Museum of the Arts’ Executive Director. Triple Point will be unlike anything visitors have ever seen in the U.S. Pavilion or the Biennale.”
“Sze’s installations, which are being created specifically for Venice, play with shifts of scale and the spectators’ sense of orientation and disorientation,” adds Co-Commissioner Carey Lovelace, a critic and independent curator. “Visitors will experience both the poetry of her work and the physical structure of the Pavilion in an entirely new way.”
As an extension of its Biennale participation, The Bronx Museum of the Arts is developing public and education outreach programs that engage with the themes of Sze’s Pavilion installations. These include a teen exchange between high school students in the Bronx and
Venice; workshops with the Università IUAV di Venezia, a leading art and design university; an extensive digital platform; and “Venice Conversations,” a series of interactive discussions featuring artists, scientists, and scholars from around the world in association with Bloomberg.
A fully illustrated publication documenting Sze’s installations will be co-published by The Bronx Museum and Gregory R. Miller. Designed by Takaaki Matsumoto, and featuring comprehensive photography taken on site, it will include essays by Pavilion Co-Commissioners Holly Block and Carey Lovelace and by curator Johanna Burton, as well as a conversation between Sze and Pulitzer Prize-winning author Jennifer Egan, and an original text by Egan, “Black Box.”
Sarah Sze: Triple Point, the official U.S. representation at the 55th International Art Exhibition - la Biennale di Venezia, is organized by The Bronx Museum of the Arts and is managed and supported by the U.S. Department of State’s Bureau of Educational and Cultural Affairs. The exhibition is produced with the collaboration of the Peggy Guggenheim Collection, Venice (Solomon R. Guggenheim Foundation, New York). Lead foundation support has been provided by the Ford Foundation, with additional support from JL Foundation, Charina Endowment Fund, Bobbie Foshay, Agnes Gund, The O’Grady Foundation, Laura M. Tisch Illumination Fund, Gwen and Peter Norton, The Isambard Kingdom Brunel Society of North America, Cynthia Sears and Frank Buxton, Nancy and Stanley Singer, Martin and Rebecca Eisenberg, The Ahmanson Foundation, The Broad Art Foundation, Stefan Edlis and Gael Neeson, Charlotte and William Ford, Suzanne and David Johnson, Melissa and Robert Soros, Toby D. Lewis Philanthropic Fund, Words of the World Fund, Jennifer McSweeney, Sue and Joseph Berland, Columbia University School of the Arts, and Alison and John Ferring, among others. Special support of digital engagement and education programs is provided by Bloomberg.
About Sarah Sze
Sarah Sze is a MacArthur Award-winning artist of international acclaim. Her works have been exhibited at the Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Serpentine Gallery, London, Museum of Modern Art, New York, Museum of Contemporary Art, Tokyo, High Museum of Art, Atlanta, and the San Francisco Museum of Modern Art. Sze’s work has been featured in solo exhibitions at the Institute of Contemporary Art, London, Museum of Contemporary Art, Chicago, Whitney Museum of American Art, New York, Walker Art Center, Minneapolis, Malmo Könsthall, Sweden, Asia Society, New York, and the Cartier Foundation, Paris. Her work has also been featured internationally at the 48th International Art Exhibition la Biennale di Venezia, 10th Biennale de Lyon, 5th Liverpool Biennial, 25th Sao Paulo Biennial, 1st Berlin Biennial, the 2000 Whitney Biennial and the 1999 Carnegie International. She has also received critical acclaim for public commissions at New York City’s High Line, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, and the Public Art Fund. Born in Boston in 1969, Sze received a BA from Yale University in 1991 and an MFA from the School of Visual Arts in 1997.
About Holly Block (Co-Commissioner)
Holly Block has been Executive Director of The Bronx Museum of the Arts since 2006. She previously served as a curator at the museum from 1985 to 1988. For 18 years, from 1988 to 2006, Block was Executive Director of Art in General, a leading nonprofit arts organization in Lower Manhattan. She was appointed as a co-commissioner for the Department of State for the
2003 Cairo Biennial. Block is the author of Art Cuba: The New Generation, published by Harry N. Abrams. Block oversaw the 2011 launch of smARTpower, a fellowship program managed by The Bronx Museum of the Arts and made possible by the U.S. Department of State’s Bureau of Educational and Cultural Affairs which enabled U.S. artists to work with youth and local artists in sites around the world.
About Carey Lovelace (Co-Commissioner)
Carey Lovelace attended California Institute of the Arts (BFA), New York University (MA), and the New School (MFA). A 2010 Andrew and Marilyn Heiskell Fellow at the American Academy in Rome, and former Co-President of the International Association of Art Critics, U.S. Chapter, Lovelace co-curated Iannis Xenakis: Composer, Architect, Visionary at The Drawing Center, the Centre Canadien d’Architecture (Montreal), The Los Angeles Museum of Contemporary Art, the Holland Festival (Amsterdam), and the Berlin Akademie der Kunst. She has written for Art in America, Artforum, and the Performing Arts Journal, among many publications. A playwright, she stages trans-cultural performance-oriented work through Loose Change Productions. Her forthcoming book on Feminist Art in the 1970s will be published by Monacelli Press.
About la Biennale di Venezia
La Biennale di Venezia has for over a century been one of the most prestigious cultural institutions in the world. Since its founding in 1895, it has promoted contemporary culture, new ideas, and artistic trends through major international exhibitions. The 55th International Art Exhibition of la Biennale di Venezia will take place from June November 2013, and is curated by Massimiliano Gioni, associate director of the New Museum. To obtain media credentials for the May 29, 30, and 31 vernissage and for other information about La Biennale, please visit www.labiennale.org.
About the U.S. Department of State’s Bureau of Educational and Cultural Affairs
The Bureau of Educational and Cultural Affairs (ECA) promotes international mutual understanding through a wide range of academic, cultural, professional, and sports exchange programs. ECA exchanges engage youth, students, educators, artists, athletes, and emerging leaders in many fields in the United States and in more than 160 countries. Alumni of ECA exchanges comprise over one million people around the world, including more than 40 Nobel Laureates and more than 300 current or former heads of state and government. For more information, visit www.exchanges.state.gov.
About The Bronx Museum
The Bronx Museum is the sole contemporary visual art museum in the Bronx. In the past four decades, the Museum has presented hundreds of critically acclaimed exhibitions featuring works by culturally diverse and under-represented artists on themes of special interest to the Bronx community that explore the intersections between popular culture and contemporary art. The education department fills a crucial role as partner to Bronx schools, teens, families, adults, and artists.
MISSION
The Bronx Museum of the Arts is a contemporary art museum that connects diverse audiences to the urban experience through its permanent collection, special exhibitions, and education
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programs. Reflecting the borough's dynamic communities, the Museum is the crossroads where artists, local residents, national, and international visitors meet. 


Bibliografia
http://www.artinamericamagazine.com/news-opinion/conversations/2012-10-12/sarah-sze-high-museum/




b. Concept store


Il primo concept store è stato aperto a New York nel 1986 dallo stilista statunitense Ralph Lauren.  

“La capacità di accoglienza e il comfort stabiliscono i punti cardine della strategia del concept store: l’obiettivo infatti è quello di incrementare il numero dei visitatori e aumentare la loro permanenza all’interno del negozio. Quanto più si prolunga la durata della visita, tanto maggiore appare la probabilità di acquisto. Al contempo, la varietà dell’offerta permette anche di differenziare i target cui sono rivolte le proposte di esperienza. Lo stesso luogo che durante la giornata può proporre articoli di design per la casa, profumi, moda – la sera può trasformarsi in un luogo di attrazione per l’aperitivo, o in una libreria con sala da tè. Lo scopo è sempre quello di creare un universo completo di attese e di bisogni intorno ad un argomento, capace di connettere la molteplicità di oggetti e di servizi articolati nello spazio del concept store” (http://it.wikipedia.org/wiki/Concept_store).



Il concept store è una nuova forma di spettacolo, che non esisteva o era di portata assai più limitata qualche decennio fa, quando il negozio tradizionale lasciava le merci dietro il banco e frapponeva tra esse e il cliente un addetto alla vendita.
 In Italia il fenomeno è stato precorso, cosa singolare in un paese che non brilla per la diffusione del libro e della lettura in generale, proprio dalle Liberie Feltrinelli, che furono le prime a disporre i libri sui tavoli, per la libera consultazione da parte del lettore, introducendo in libreria oggetti d’intrattenimento ludico come i flipper e Juke-Box, cosa che destò scandalo all’epoca (1964; http://www.lafeltrinelli.it/fcom/it/home/pages/infoutili/storia.html), un atteggiamento che è stato in seguito largamente imitato ed oggi è generalizzato.
Quella che un tempo la “vetrina”,  il luogo d’invito tradizionale del negozio, ben distinta dallo spazio di vendita vero e proprio,  si è  estesa all’intero ambiente. 

Dal punto di vista delle arti visive,  questo significa che forme di espressione come  l’installazione, e più genericamente la mostra d’arte,  si trovano confrontate con un fenomeno di “concorrenza” da parte dell’ambito commerciale che un tempo non esisteva.


Bibliografia
Vedere i link indicati nel testo
Mostre commentate 
Isn't it Romantik? al MAKK Colonia; Luca Campigotto alla Galleria Bugno 
http://news-imm.koelnmesse.info/en/2012/12/isnt-it-romantic-cologne-museum-of-applied-arts/
http://www.moroso.it/home_moroso.php?n=4&d_id=15&l=en
www.lucacampigotto.com 


2.TRIENNIO Pipilotti Rist


Docente: Gloria Vallese
Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA







                                         Pipilotti Rist
                                         Parasimpatico, installazione.   Milano, Fondazione Nicola Trussardi,
                                         Cinema Manzoni, 2011
                                         Foto: Roberto Marossi
                                                       Courtesy: Hauser & Wirth




Nata nel 1962, è considerata, insieme a Bill Viola, una fra le maggiori esponenti della videoarte contemporanea; ma tanto il mondo di Bill Viola è serio, museale, legato specialmente nelle opere più recenti alla tradizione artistica classica, tanto Pipilotti è ironica, scanzonata, orientata a un approccio trasgressivo e divertente. Queste qualità sono bene evidenziate da questo video, realizzato in occasione della mostra Pipilotti Rist-54, Utrecht, Centraal Museum, 2001:

*1. Pipilotti Rist, Lullaby, 2001. Video
http://www.youtube.com/watch?v=lQZcIbPh8mE

Nata a Grabs nella vallata svilzzera del Reno, Pipilotti ha studiato pubblicità, illustrazione e fotografia all’Istituto di Arti Applicate di Vienna dal 1982 al 1986, e comunicazioni audiovisuali alla Scuola di Design (Schule für Gestaltung) di Basilea nei due anni successivi. Dal 1986 ha lavorato come operatore di computer grafica per diverse aziende e studi. Dal 1988 al 1994 ha tenuto concerti, performances e realizzato CD con il gruppo rock Les Reines Prochaines. E’ stata Visiting Professor all’UCLA di Los Angeles nel 2002-2003, e attualmente vive tra la Sizzera e New York.

*2. I’m not the girl who misses much, 1986 , 7:45 min.

3. Sexy Sad I , 1987, 4:36 min.

4. Sip My Ocean, 1996, 8 min.

*5. Ever Is Over All, 1997
http://video.google.com/videoplay?docid=4559201253275818259

*6. Aujour d’hui, 1999
http://www.tudou.com/programs/view/7tA_ASD5x5M/



Mentre i video di Bill Viola richiedono di essere visti dal principio alla fine, da uno spettatore attento possibilmente seduto su un divanetto di fronte all’opera come in una sala da museo, i video di Pipilotti Rist sono da guardare come una sorta di tappeto visivo e sonoro, e vengono spesso installati dall’artista su uno sfondo casuale di interni già arredati (Utrecht, Centraalmuseum, 2001).

La componente musicale è rilevante; come già ricordato, l’artista ha fatto parte dal 1988 al 1994 di un gruppo rock (Le Reines Prochaines), e collabora stabilmente con il musicista Anders Guggisberg. Dal mondo del rock derivano molte componenti iniziali del lavoro di Rist, come viene messo in evidenza nel saggio critico incluso nella Storia della videoarte di Federica Tammarazio:
http://www.fucine.com/network/fucinemute/core/redir.php?articleid=1658:


Il sito web di Pipilotti Rist è un gioco, un’opera d’arte più che uno strumento pratico o di conoscenza, in cui l’artista scherza con le abitudini degli utenti della rete collocando le informazioni in punti inaspettati:


http://www.pipilottirist.net/begin/open.html

(Contiene link al video Selbstlos im Lavabad, 1994)

Molto rilevante il passaggio di Pipolotti Rist il passaggio alla Biennale di Venezia nel 2005, con una video installazione presentata alla Chiesa di San Stae che viene peraltro anticipatamente chiusa a causa delle proteste dei fedeli per la presenza di nudi femminili:

*7. Pipilotti Rist, Homo Sapiens Sapiens, 2005. Videoinstallazione

http://ead.nb.admin.ch/web/biennale/bi05/i/i_rist.htm

“Dal 1990 la chiesa tardobarocca di San Stae sul Canal Grande è lo spazio dove viene presentato il secondo contributo ufficiale della Svizzera alla Biennale di Venezia. Il video di Pipilotti Rist mostra scene poco bucoliche ma molto felici del paradiso terrestre prima del peccato originale ed è proiettato su tutta la volta della navata centrale della chiesa fra le figure di santi, martiri e putti che la 'abitano' silenziosamente. L'artista ha girato gran parte delle sequenze a Minas Gerais in Brasile, quindi lo scenario tropicale fa da sfondo a immagini oniriche e surreali con forme generose di corpi umani circondati da una natura rigogliosa. Per assistere alla proiezione i visitatori possono adagiarsi sul morbido fogliame di un ramo sovradimensionato: sorta di letti che permettono di guardare in alto da una posizione rilassata. Il tutto è accompagnato da un sonoro originale (anche questo elaborato dall'artista in collaborazione con amici musicisti) diffuso da fonti invisibili. Il paradiso di Pipilotti Rist, a differenza di quanto scritto nella Bibbia, è abitato da Pepperminta e da sua sorella Amber che danzano e giocano senza sentire apparentemente la mancanza di Adamo. Forse è proprio la sua assenza ad allontanare la minaccia dei sensi di colpa. Emersa sulla scena artistica alla metà degli anni '80, con le sue opere l'artista traccia un progetto di vita allegro, coraggioso e disinvolto, caratterizzato da un'ingenuità utopica quasi giovanilistica. Pipilotti Rist, che si considera femminista, offre sempre un posto centrale ai ruoli femminili; fisicità, effimero ed erotismo sono i temi portanti dei suoi lavori”.
Alessandra Borgogelli, 2005 (http://www.undo.net/bounce_effect_07/66.htm)


Opere recenti:

Pipilotti Rist ha presentato al MoMa di New York la mostra
Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters), in cui l’artista è stata chiamata a reinventare il grande spazio (7354 metri cubi, come indica il titolo) del Donald B. and Catherine C. Marron Atrium al secondo piano del museo, algido spazio progettato dal giapponese YoshioTaniguchi:

*8. Pipilotti Rist: Pout Your Body Out (7354 Cibic Meters)
New York, MoMA, the Donald B. and Catherine C. Marron Atrium,
19 Nov 2008- 2 Feb 2009

http://www.flashartonline.it/interno.php?pagina=newyork_det&id_art=228&det=ok&titolo=Pipilotti-Rist-%E2%80%93-Pour-Your-Body-Out%E2%80%9D-

http://www.youtube.com/watch?v=lL3NJdxfrAA
http://www.youtube.com/watch?v=89vgdELbVyQ&NR=1
http://www.wikio.com/video/734154


cui ha fatto seguito un’altra personale a Rotterdam, con tre nuove installazioni e alcuni vecchi lavori (fra cui Homo Sapiens Sapiens, l'opera censurata alla Biennale di Venezia nel 2005).


9. Elixir: The Video Organism of Pipilotti Rist
Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen
7 Mar- 8 Mag 2009

http://www.rotterdam.info/uk/TRD/evenementen/tentoonstellingen/136011.asp
http://www.domusweb.it/upd_art/article.cfm?idtipo=3&id=194






Bibliografia

Pipilotti Rist:

Oltre ai link già indicati nel testo, si veda:
http://en.wikipedia.org/wiki/Pipilotti_Rist
http://www.filmfestivalrotterdam.com/professionals/persons/pipilotti-rist/
http://www.hauserwirth.com/artists/25/pipilotti-rist/

venerdì 8 marzo 2013

AVVISO


Nei giorni 11-13 Marzo 2013,  le lezioni e i seminari relativi al Biennio  non avranno luogo, in quanto unificate con i seminari di Studio Azzurro presso la sede di San Servolo.
Lezioni e seminari di Triennio avranno invece svolgimento regolare, anche se potranno svolgersi in altra aula in caso si renda necessario.
Nei giorni 18 e 20 marzo sarò assente.
Le lezioni della settimana successiva avranno svolgimento regolare.  

1.TRIENNIO Bill Viola



Accademia di Belle Arti di Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA 
Docente: Gloria Vallese



www.billviola.com
http://en.wikipedia.org/wiki/Bill_Viola
www.jamescohan.com

Nato a New York nel 1951, si iscrive al College of Visual and Performing Arts della Syracuse University, e inizia a realizzare videoarte nei primi anni settanta. Lavora per affermati artisti come Bruce Nauman e Nam June Paik. Nel 1977, in Australia, incontra Kira Perov, che diverrà la compagna della sua vita; nel 1979 cominciano a lavorare e viaggiare insieme. Nel 1980, Viola si reca in Giappone dove trascorre diciotto mesi per una borsa di studio di scambi culturali. Nel 1981 lavora per sei mesi nel centro ricerche della Sony, sperimentando le più avanzate tecnologie del tempo.

Bill Viola, He weeps for you, installazione audio-video, 1976
http://www.sfmoma.org/explore/multimedia/interactive_features/1


La mostra chiave della sua carriera è Buried Secrets, con la quale Bill Viola rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia nel 1995.
La rassegna include classici della videoinstallazione come The Veiling http://www.jamescohan.com/artists/bill-viola/selected-works/, Hall of Whispers, e soprattutto The Greeting. L’opera, ispirata a un dipinto del Cinquecento italiano, la Visitazione di Pontormo, segna una svolta importante nella carriera dell’artista, caratterizzata da video estremamente rallentati, al punto da essere più vicini al mondo della pittura che a quello del cinema, e ricchi di riferimenti museali. 

The Greeting, 10’28’’ loop, 1995
http://www.sfmoma.org/explore/multimedia/interactive_features/1 

3. The Crossing, 1996:
http://www.youtube.com/watch?v=fHqhaH6m9pY

Queste opere sono tecnicamente molto diverse da quelle degli esordi: implicano l’uso di attori, di effetti speciali, e vengono girate da una troupe cinematografica.
Rimane costante, invece, la focalizzazione sulla figura umana e su situazioni forti, primordiali, ricche di contenuto emozionale.
Nel 1997 gli viene dedicata una personale al Whitney Museum of American Art di New York.
Nel 2000 inizia ad usare schermi al plasma e cristalli liquidi per le sue videoinstallazioni.
Viola accentua i riferimenti iconografici presenti nelle sue opere, talora ricorrendo a vere e proprie citazioni dall’arte del passato. 


*4. Viola, The Quintet of Remembrance, 2000, video, 15 minuti loop, ed. di 3
New York, Metropolitan Museum

5. Dolorosa, 2000, dittico video su due schermi LCD, cm
40.6 x 62.2 x 14.6

http://www.artic.edu/aic/collections/artwork/110673 

http://images.google.com/imgres?imgurl=http://www.wga.hu/art/m/memling/2middle1/08sorrow.jpg&imgrefurl=http://christianart.blogspot.com/2006/04/vir-dolorum.html&usg=__ArHa0YLIKY10_w-6fgxcMF_-Wvo=&h=1122&w=806&sz=140&hl=en&start=2&sig2=i2fV6aiJpNOwUSABqgS0OA&um=1&tbnid=cFv6t06Q0OQVmM:&tbnh=150&tbnw=108&ei=8DKsSZGHA9b__Qbe5qDtDw&prev=/images%3Fq%3DHans%2BMemling%2BMelbourne%26um%3D1%26hl%3Den%26client%3Dsafari%26rls%3Den%26sa%3DN 


Nel 2002 completa il suo progetto più ambizioso, Going Forth By Day, un ciclo di video ad alta definizione commissionato dal Guggenheim di New York e Berlino.


6. Going forth by day, videoinstallazione, 2002.
Berlino, Museo Guggenheim.

7. Giotto, La nascita della Vergine, affresco
Padova, Cappella degli Scrovegni


Nel 2003 il J. Paul Getty Museum di Los Angeles realizza una mostra personale, The Passions, una serie di lavori sulle emozioni umane, che ottiene critiche entusiastiche e una straordinaria affluenza di pubblico anche nelle successive tappe a Londra, Canberra e Madrid.
Nel 2004, Viola realizza un video " a quattro mani" per una nuova produzione di Peter Sellars dell'opera Tristano e Isotta, presentata in prima mondiale all'Opéra di Parigi nell'aprile del 2005. Nell'ottobre 2006 torna a Tokyo con una retrospettiva che prende il nome da un video del 1981, Hatsu-Yume, Primo Sogno. Nel 2007 è presente alla Biennale di Venezia con Ocean Without a Shore.
http://www.youtube.com/watch?v=6-V7in9LObI&feature=related
Mostre recenti:
http://www.electaweb.com/mostre/scheda/bill-viola-per-capodimonte/it
http://www.artsblog.it/post/7845/martedi-27-settembre-2011-bill-viola-alla-galleria-dellaccademia-di-firenze
http://www.iovo.it/2012/02/amore-e-morte-video-installazioni-di-bill-viola/

Bibliografia
C.Townsend (a cura di), L' arte di Bill Viola, Milano, Bruno Mondadori, 2005
K. Perov, Bill Viola. Visioni interiori, Firenze, Giunti (Catalogo della mostra a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2008-9)
Ellen Wolff, Digital Cathedral, 1 Feb 2002
http://www.creativeplanetnetwork.com/dcp/news/digital-cathedral/43233
http://www.amazon.com/dp/0262720256/ref=rdr_ext_tmb

AVVISO





Nei giorni 11-13 Marzo 2013,  le lezioni e i seminari relativi al Biennio  non avranno luogo, in quanto unificate con i seminari di Studio Azzurro presso la sede di San Servolo.
Lezioni e seminari di Triennio avranno invece svolgimento regolare, anche se potranno svolgersi in altra aula in caso si renda necessario.
Nei giorni 18 e 20 marzo sarò assente.
Le lezioni della settimana successiva avranno svolgimento regolare.  

1. ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA Bosch e l'iconografia del Giudizio Finale nel Rinascimento Nordico






a. I due Rinascimenti e l'arte del libro e della stampa



Nella seconda metà del Quattrocento i due Rinascimenti, quello italiano e quello transalpino,  imboccano percorsi sempre più dissimili: il movimento umanistico italiano è progressivamente assimilato a un gusto aristocratico, elitario, che crea prodotti artistici e culturali di qualità elevata ma destinati a cerchie ristrette; mentre l’umanesimo nordico vedrà coinvolte nella cultura e nell’istruzione fasce sempre più ampie della popolazione, in una progressiva democratizzazione della cultura e dell’arte, particolarmente accentuata nell’area fiamminga e olandese.

Il libro transalpino è comparativamente più modesto, ma si rivolge a fasce più larghe di popolazione, preparate a questo contatto dall'opera di alfabetizzazione svolta da pie confraternite di laici come le Scuole dei Fratelli della Vita Comune (la cui presenza e attività, senza corrispettivo in Italia, è una caratteristica della civiltà nordica). 

Accanto ai libri, si diffondono nell'Europa del Nord i fogli silografici singoli a carattere didascalico-morale. I fogli silografici sciolti (einzelblätter) contenenti illustrazioni accompagnate da didascalie, favoriscono la diffusione dell’alfabetizzazione e l’abitudine a una sia pur modesta forma di collezionismo privato presso le classi popolari. 

Il successo popolare di questi prodotti della nuova arte della stampa, rivoluzionari anche se di per sè qualitativamente modesti, influenzerá la pittura fiammingo-olandese della seconda meta’ del secolo, che con Jheronimus Bosch e il suo successore Pieter Bruegel il Vecchio prenderà una direzione propria, quasi immune dagli influssi italiani. 

Da tener presente infine che il libro nordico (e l'illustrazione "militante" che ad esso si lega), costituiranno un fattore rilevante nell'innescarsi del grande rivolgimento politico-religioso della Riforma protestante (1517). 




b. L'iconografia del Giudizio Finale nel Rinascimento Nordico



*1. Jheronimus Bosch, I Sette Peccati Capitali, ol./tav., 1490-1500 ca.
Madrid, Prado

2.,3. Due part. del prec., tondo centrale: Superbia e Cristo che emerge dal sepolcro 

4., 5., 6., 7. I Quattro Novissimi: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso

9. Tavola dei Vizi e delle Virtù', foglio silografico, fine sec. XV. 
Basilea, Kupferstichkabinett 

Se nelle opere più antiche a noi note (ca. 1490-1500) Bosch si attiene a formati “profani”, adatti a interni domestici (come il “ripiano di tavolo” dei Sette Peccati Capitali), nelle opere della prima maturità si rifà a un prototipo tipicamente da chiesa, lo schema iconografico del trittico del Giudizio Finale, che l’artista rielabora in modo fortemente personale trasformandolo in una rassegna in tre fasi delle follie che costellano l’intero percorso dell’esistenza sulla terra, a partire dal peccato di Adamo ed Eva.


*10. Jheronymus Bosch, ‘Il Carro di Fieno’ , trittico, ca. 1500-1505.
Madrid, Prado

11. Part. del prec.: Anta sinistra con la Cacciata degli angeli ribelli, la Creazione di Eva, la Tentazione, la Cacciata dal Paradiso terrestre

12. Anta centrale: La lotta per il fieno, L’omicidio, Il Papa e l’Imperatore, Il medico di piazza, I religiosi gaudenti

13. Anta destra: L’Inferno con la Seduzione dello stolto, La caccia alla rovescia, I muratori di Babele 




c) Jheronimus Bosch: evoluzione dell’iconografia del Giudizio



Con Il Giardino delle Delizie, celebre opera della maturità, Bosch spinge ancora più oltre la sua personale trasformazione di uno schema iconografico tradizionale, il trittico a tre sportelli del Giudizio Finale (di cui vediamo un perfetto esempio in Memling), in una rassegna tre fasi delle follie che costellano il percorso della vita umana: dalle disobbedienze all’ordine divino che seguono la Creazione e portano alla cacciata dell’umanità dal Paradiso, al disordine nella vita presente, fino a un inferno visto come estrema degenerazione degli orrori e delle storture del vvere quotidiano.
Nel Giardino delle Delizie, in particolare, grande opera a fondo chiaro databile alla maturità di Bosch intorno al 1510-16, il pannello centrale mostra il mondo presente come un Giardino di Eden degenerato. L’invasione della follia è messa in scena attraverso le stranezze e le trasgressioni lungamente maturate sui margini dei manoscritti gotici e riprese dalle stampe didascalico-morali e che l’artista ’ibera’, per così dire, dal loro serraglio: scene del “mondo alla rovescia” come uccelli nell’acqua e pesci nell’aria, cavalieri su cavalcature di fantasia, figure umane che si aggirano tra fiori e insetti più grandi di loro, ecc. (Vallese, Follia e ‘mondo alla rovescia’ cit. in bibliografia, figg. 1-15).



*4., 5. Bosch. Il Giardino delle Delizie, esterno, interno, assieme.
Madrid, Prado

6. Bosch, Il Carro di Fieno, interno, assieme
Madrid, Prado

*7., 8. Hans Memling, Giudizio Finale (Il Trittico di Danzica), pannello centrale e laterali

Il trittico conservato nel Pomorskie Muzeum di Danzica, che l’artista cominciò a dipingere intorno al 1470, si compone di un grande pannello centrale rappresentante il Giudizio Universale, di un pannello di sinistra, dipinto su entrambe le facce, con Il donatore Angelo Tani e la statua della Madonna e con La porta del Paradiso, e di un pannello destro, anch'esso dipinto su entrambe le facce e rappresentanti La donatrice Caterina Tanagli con la statua di san Michele e L'Inferno.
Il trittico fu commissionato da Angelo Tani, direttore della Banca Medici a Bruges, e dalla moglie Caterina Tanagli, i cui nomi furono identificati dagli stemmi di famiglia dipinti nei due pannelli. La nave che trasportava l’opera a Firenze, appartenente ai Medici, fu assalita mentre navigava nella Manica dal corsaro di Danzica Paul Benecke il 27 aprile 1473, il quale trafugò il Trittico e ne fece dono alla Cattedrale della sua città.
La data di compimento dell'opera va pertanto collocata nel periodo compreso tra il 1466, anno nel quale i due committenti si sposarono a Firenze, e il 1473: attribuita per la prima volta a Memling nel 1843, è oggi considerata, unitamente al Reliquiario di sant'Orsola, il suo capolavoro. 

Per ‘ingentilire’ alcuni dettagli, Bosch li impronta all’eleganza slanciata che caratterizza figure e animali nelle stampe di Martin Schongauer (ca. 1448 - 2 febbraio 1491), pittore e incisore considerato il più abile incisore su rame della prima scuola tedesca. 
A differenza di Durer, più giovane di lui di circa vent’anni, Schongauer rimane pressochè immune dagli influssi del Rinascimento italiano, e aderente a un universo tardogotico.
Il padre era un orafo proveniente da Augusta (ted. Augsburg) che si era trasferito a Colmar, città dove Schongauer trascorse la maggior parte della sua vita. Nel 1465 l'artista frequenta l'Università di Lipsia. Tra il 1466 e il 1469 lavora con Caspar Isenmann, molto attratto dai pittori fiamminghi, il che gli permette di viaggare in Olanda e Borgogna, dove ha modo di conoscere le opere di Rogier van der Weyden, Dieric Bouts e Jan van Eyck, pittori che lo influenzarono notevolmente. Nel 1470 torna a Colmar, dove apre una propria bottega nella quale lavorerà fino alla morte.



Umanesimo nordico e Umanesimo italiano:

R.ROMANO, A.TENENTI, Alle origini del mondo moderno, Milano, Feltrinelli, 1967 
S.H. STEINBERG, Cinque secoli di stampa (1955), trad.it. Torino, Einaudi, 1962


Su Memling:

M.CORTI - G.FAGGIN, L’opera completa di Memling (“Classici dell’arte” , n° 27), Milano, Rizzoli 1969


Su Bosch: 

D. BUZZATI - M.CINOTTI, L’opera completa di Bosch (“Classici dell’Arte”, n°2), Milano, Rizzoli, 1966 

G.VALLESE, Il tema della follia nell’arte di Bosch: iconografia e stile, “Paragone/Arte” n° 405, novembre 1983, pagg. 3-49

G.VALLESE, Follia e mondo alla rovescia nel Giardino delle Delizie di Bosch, “Paragone/Arte” 
n° 447, maggio 1987, pagg. 3-22

P. WILLIAMS LEHMANN, Cyriacus of Ancona’s Egyptian Visit and its Reflections in Gentile Bellini and Hieronymus Bosch, Locust Valley, New York, J.J.Augustin Publisher, 1977


Su Schongauer:
http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Schongauer 

Sul ‘Mondo alla rovescia’:
G.Cocchiara, Il mondo alla rovescia (1963), Torino, Bollati Boringhieri, 1981

AVVISO




Nei giorni 11-13 Marzo 2013,  le lezioni e i seminari relativi al Biennio  non avranno luogo, in quanto unificate con i seminari di Studio Azzurro presso la sede di San Servolo.
Lezioni e seminari di Triennio avranno invece svolgimento regolare, anche se potranno svolgersi in altra aula in caso si renda necessario.
Nei giorni 18 e 20 marzo sarò assente.
Le lezioni della settimana successiva avranno svolgimento regolare.  

domenica 3 marzo 2013

Storia dell'Arte Contemporanea Triennio



MERCOLEDi’  ore 9.30-11.30  Nuova Aula teorie (San Servolo)
LUNEDI' ore 14-16 
 Ricevimento studenti:
MERCOLEDI' ore  14.30-16.30
INIZIO LEZIONI: MERCOLEDI  6 marzo  2013

Storia dell'Arte Contemporanea BIENNIO


 Corso monografico: MERCOLEDi’  ore 11.30 - 13.30

Ricevimento studenti: mercoledì 14.30 -16.30

INIZIO LEZIONI: MERCOLEDI 6 MARZO 2013


 



Still from The Algiers’ Sections of a Happy Moment
2008
Single channel video projection, 1920 x 1600, black & white, stereo audio, 37 min
© David Claerbout
Courtesy the artist and Hauser & Wirth



Elementi di Iconografia e Iconologia


ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA


Orario:
MARTEDI’  ore 14-17 AULA 22 (Sede Zattere)
Ricevimento studenti:
MARTEDI’  ore  17-19  AULA 22
INIZIO LEZIONI: MARTEDI  5 marzo 2013



























Albrecht Durer  (1471-1528)
L’architetto Hieronymus von Augsburg
Disegno a pennello, inchiostro nero lumeggiato di bianco, su carta azzurra veneziana
39,1 x 26,6 cm
Kupferstichkabinett der Staatliche Museen zu Berlin
KdZ 2274