domenica 13 marzo 2011

Biennio 3. Félix González-Torres / Elaine Sturtevant

Docente: Gloria Vallese
Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA




a) Félix González-Torres



E' nato a Cuba nato il 26 novembre 1957, ed è cresciuto a Porto Rico. Ha frequentato l'Università a Porto Rico, e il Centro internazionale di Fotografia a New York.
Appassionato di insegnamento, ha lavorato come Visiting Artist presso una quantità di prestigiose università e scuole d'arte. Dopo la sua prima monografica all'Andrea Rosen Gallery nel 1990, la carriera di Gonzalez-Torres è salita rapidamente , fino a fare di lui una delle star del panorama artistico contemporaneo. E' morto di AIDS a Miami Beach il 9 gennaio 1996.
Il suo lavoro è stato al centro di numerose personali nei maggiori musei del mondo. Restrospettive sono state organizzate dal Solomon R. Guggenheim Museum di New York (1995), dallo Sprengel Museum di Hannover in Germania (1997), dalla Serpentine Gallery a Londra (2000), dalla FLAG Art Foundation di New York (2009), da WIELS, Fondation Beyeler , e dal Museum für Moderne Kunst di Francoforte nel 2010-2011.
Nel 2007, è stato il secondo artista nella storia cui è stata dedicata una mostra postuma al padiglione USA della Biennale di Venezia.
L'unico altro rappresentante statunitense postumo fu Robert Smithson nel 1982.


Influenzato dal Minimalismo, crea installazioni con oggetti minimali come lampadine, fogli di carta, e caramelle, asportabili dal pubblico. Si definisce un “process” artist, per le interazioni col pubblico che modificano l'assetto delle sue installazioni.
Alcune sue opere permettono al visitatore di portare via le caramelle da un mucchio posto in un angolo della sala, altre distribuiscono sottili fogli di plastica trasparente o stampe in serie. I mucchi sono riforniti non appena il loro contenuto diminuisce.
Nel 1991 ha esposto un uovo riempito con 315 kg di caramelle alla liquirizia a forma di proiettile, manifestando la sua posizione riguardo alla Guerra del Golfo, mentre una delle sue opere più famose, Senza Titolo del 1992, è un cartellone pubblicitario apparso a New York con la fotografia in bianco e nero di un letto vuoto, scattata dopo la morte per AIDS del suo compagno Ross, morto nel 1991.
In un'intervista, l'artista ha dichiarato: “L'amore ti dà una ragione di vita, ma è anche un motivo di panico, si ha sempre paura di perdere quell'amore.(...) Freud ha detto che mettiamo in scena le nostre paure per diminuirle. In un certo senso questa generosità -il rifiuto di una forma statica, della scultura monolitica, a vantaggio di una forma fragile, instabile- era un modo per mettere in scena la mia paura di perdere Ross, che scompariva a poco a poco davanti ai miei occhi.”

Alla sua omosessualità è stato attribuito un valore simbolico che ha incentivato il significato “politico” delle sue opere.
Di fatto, Gonzalez Torres crea opere in cui spesso il tema è quello dell'amore e della coppia: la felicità, il rischio di perderla, il lutto per la scomparsa di un compagno o compagna della vita.
Le sue opere senza contorno, da cui chiunque può prelevare una parte fino a farle scomparire, vengono spesso considerate un simbolo di quella perdita dei contorni di sé che l'amore in sostanza significa, e di quella diminuzione e perdita di sé che invece è la morte.

Untitled (Perfect Lovers) del 1991, è una coppia di orologi fermi alla stessa ora; Untitled 1991, sono due cuscini su un letto sfatto con ancora il segno di un corpo; Untitled (March 5th)#1 1991, sono due specchi posti uno di fianco all'altro.

In un'altra intervista, afferma: -Quando la gente mi chiede chi sia il mio pubblico, rispondo onestamente, senza girarci intorno: "Ross”. Il mio pubblico era Ross. Il resto è solo gente che viene per vedere il lavoro".




*1. Félix González-Torres, Untitled (for Stockholm), 1992.

Lampadine da 15 watt, corde elettriche, portalampade in porcellana. Le dimensioni dell'installazione sono variabili in accordo al luogo.

http://www.andrearosengallery.com/artists/felix-gonzalez-torres/#



2. Untitled (1992).Offset su carta, numero indeterminato di copie. Altezza 7 pollici (ideale), x 45 ¼ x 38 ½


*3. Untitled (Loverboy), 1989. Stoffa blu trasparente e bastoni portatenda. Le dimensioni variano a seconda del luogo.






Bibliografia

http://www.andrearosengallery.com/artists/felix-gonzalez-torres/
http://it.wikipedia.org/wiki/F%C3%A9lix_Gonz%C3%A1lez-Torres
http://en.wikipedia.org/wiki/F%C3%A9lix_Gonz%C3%A1lez-Torres
http://www.veneziasi.it/content/view/?id=550&Itemid=460&lang=it
http://www.queerculturalcenter.org/Pages/FelixGT/FelixIndex.html




b) Elaine Sturtevant


Elaine Sturtevant, artista americana nata nel 1930 a Lakewood, Ohio, sarà presente alla Mostra internazionale della 54.a Biennale di Venezia, e contemporaneamente e alla rassegna Elogio del Dubbio a cura di Caroline Bourgeois a Punta della Dogana, con una installazione che duplica un'opera di Felix Gonzales Torres, e con la videoinstallazione Infinite Exaustion, del 2007, raffigurante un cane che corre a perdifiato.
E' nota per aver creato copie meticolosamente ricostruite, indistinguibili dagli originali, di altri artisti, fra cui Andy Warhol, Marcel Duchamp, Joseph Beuys, Frank Stella, Felix Gonzalez-Torres.
Questa sua pratica , ovviamente molto discussa, mette in discussione il “valore di feticcio” dell'oggetto d' arte contemporanea.


Bibliografia

http://en.wikipedia.org/wiki/Elaine_Sturtevant

https://farticulate.wordpress.com/2010/12/23/23-december-2010-post-elaine-sturtevant-selected-installations-interview/

http://denniscooper-theweaklings.blogspot.com/2010/02/artist-elaine-sturtevants-fastidious.html
http://www.moreeuw.com/histoire-art/exposition-elaine-sturtevant-paris.htm

Triennio 3. Ai WeiWei / Do-Ho Suh

Docente: Gloria Vallese
Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA


a) Ai WeiWei



Ai Weiwei (nato nel 1957) è un artista cinese, anche attivo nel campo dell'architettura, curatela di mostre, fotografia, cinema e critica sociale e culturale. Ha collaborato con gli architetti svizzeri Herzog & de Meuron come consulente artistico per la costruzione del National Stadium di Pechino (il cosiddetto Bird's Nest, "nido di uccello"), per le Olimpiadi del 2008. Ha indagato nella corruzione e negli abusi di potere del governo in Cina, ed è tra i firmatari di Charta 08 (vedere).
Si è particolarmente impegnato nel cercare di smascherare un presunto scandalo di corruzione relativo alla costruzione di scuole che sono crollate durante il terremoto del 2008 nel Sichuan. Utilizza intensamente Internet per comunicare con la gente in tutta la Cina, soprattutto con le giovani generazioni.


*1. Ai WeiWei, Sunflower seeds, 100.000.000 di semi di girasole in ceramica ciascuno lavorato e dipinto a mano. Dimensioni variabili.

Nel mese di ottobre 2010, Semi di girasole è stato installato presso la Turbine Hall della Tate Modern a Londra. Il lavoro è composto da un cento milioni circa di semi di girasole in ceramica sparsi sul pavimento dello spazio espositivo, ciascuno individualmente dipinto a mano nella città di Jingdezhen, ad opera di 1.600 artigiani cinesi.
L'artista desidera che i visitatori possano camminare sull'opera, rotolarci sopra, giocare coi semi di girasole, in modo da vivere più da vicino l'essenza di questo suo commento sul consumo di massa, l'industria cinese, la fame e il lavoro collettivo.
Tuttavia, dal 16 ottobre la Tate Modern ha impedito alla gente di camminare sull'opera, a causa di possibili danni alla salute che potrebbero essere causati dalla polvere di ceramica.

http://www.youtube.com/watch?v=PueYywpkJW8


*2. Ai WeiWei, Fairytale, intervento a Documenta 12, Kassel 2007


http://www.youtube.com/watch?v=td3_EKX1Igo&feature=related


http://www.youtube.com/watch?v=XnvFoKIecxY&feature=related



Per Fairytale, Ai Weiwei ha portato 1000 persone da tutta la Cina a Kassel, la piccola città in Germania che ospita la celebre rassegna. I partecipanti sono stati scelti attraverso un bando pubblico che l'artista ha postato sul suo blog.
Ai WeiWei ha anche firmato i bagagli e l'alloggio temporaneo preparato per i partecipanti in un vecchio stabile industriale. Wei li ha invitati a vagare per la città durante il tempo dell'esposizione, tre mesi. I partecipanti sono stati divisi in cinque gruppi, ciascuno dei quali ha soggiornato a Kassel per otto giorni. Secondo Philip Tinari, l'oggetto di design primario qui non sono l'abbigliamento o le valigie, ma le esperienze dei partecipanti, anche il loro umore e stato d'animo. Durante la mostra è stata esposta la scultura monumentale all'aperto di WeiWei intitolata Template, fatta di porte e finestre in legno di case delle dinastie Ming e Qing (1368-1911), crollate dopo un temporale.


*3. Ai WeiWei, So Sorry, installazione, 2009/10



Da ottobre 2009 a gennaio 2010, Ai Weiwei ha esposto So Sorry alla Haus der Kunst a Monaco, Germania.
nell'ambito della maggiore retrospettiva dell'artista ad oggi. Il titolo si riferisce alle migliaia di scuse espresse da parte di governi, industrie e società finanziarie in tutto il mondo in uno sforzo per compensare tragedie e malefatte, spesso senza però farsi carico delle conseguenze o assumersi la responsabilità del male commesso, e tantomeno la riparazione.
Per questa mostra, Ai Weiwei ha creato un'installazione sulla facciata della Haus der Kunst, fatta di 9.000 zainetti di bambini, che portavano la scritta 'Ha vissuto felicemente per sette anni in questo mondo' in caratteri cinesi (citazione della frase della una madre di un bambino morto nel terremoto del Sichuan nel 2008).
Ai Weiwei ha dichiarato: "L 'idea di usare gli zaini è venuta dalla mia visita in Sichuan dopo il terremoto del maggio 2008. Durante il terremoto sono crollate molte scuole e molte migliaia di giovani studenti hanno perso la vita, e gli zaini e il materiale di studio sparsi si sono visti in tutto il mondo. Poi le vite degli studenti scomparsi sono state inghiottite dentro la propaganda di stato, e ben presto si dimentica tutto. "


Bibliografia

http://en.wikipedia.org/wiki/Ai_Weiwei (tradurre e leggere per intero, seguendo i link principali, in particolare quelli relativi a: Bejing Art Stadium, Charta 08, Fuck Off art exhibition).

Sulla Tate Modern e Unilever Series:
http://www.tate.org.uk/modern/unileverseries/



b) Do-Ho Suh


Do-Ho Suh nasce a Seoul, in Corea, nel 1962. Dopo aver studiato pittura alla Seoul National University ed aver prestato servizio nell'esercito sudcoreano, si trasferisce negli Stati Uniti dove continua gli studi alla Rhode Island School of Design e alla Yale University. 
Ha rappresentato la Corea alla Biennale di Venezia del 2001. 
Attualmente vive a New York.
Una retrospettiva del suo lavoro è stata presentata al Seattle Art Museum e al Seattle Asian art Museum nel 2002. Importanti rassegne sull’artista si sono tenute al Whitney Museum of American Art (2001), alla Serpentine Gallery di Londra (2002).

Particolarmente importante per la carriere dell’artista il passaggio alla Biennale di Venezia, nel 2001, dove era presente sia come artista del padiglione coreano che nella rassegna internazionale al Padiglione Italia dei Giardini.
In quell’occasione l’artista ha presentato un gruppo di opere che hanno contribuito a definire le caratteristiche del suo stile, molto originale:


*1. Do Ho Suh, Some/One, 1998.
Piastrine militari in acciaio inossidabile, fogli di rame nichelato, vetroresina, struttura in acciaio inossidabile. Dimensioni variabili.


*2. Floor, 1997-2000.
Figurine in PVC, lastre di vetro, resina in poliuretano, dimensioni variabili (moduli di 100 x 100 x 8 cm)


*3. Who am we? (Multi), 2000
Carta da parati: stampa offset a 4 colori, fogli ciascuno 61 x 91,4 cm. Dimensioni variabili.



Tutte queste opere, molto originali, s’imperniano sul senso del rapporto fra il singolo individuo e l’organizzazione sociale che lo ingloba facendo di lui una microscopica pedina, togliendogli individualità e singolarità fino a livellarlo e a renderlo indistinguibile dal gruppo.


Nell’importante intervista pubblicata su art: 21

http://www.pbs.org/art21/artists/suh/clip2.html

Do Ho Suh spiega la genesi di Some/One: nei suoi primi tempi a Rhode Island, ancora nuovo del luogo e con scarsa conoscenza dell’inglese, gli accade di fare conoscenza con uno dei pochi coreani residenti in città, che gestiva un negozio di surplus militare. E’ questo singolare personaggio a procurargli le piastrine militari e la macchina per stampare su di esse i nomi; da questo, accompagnato da ricordi della recente esperienza del servizio militare, l’idea di Some/One, scintillante e sontuoso abito imperiale costruito però dal sacrificio di un’infinità di anonimi, rappresentati dalle piastrine militari che lo costituiscono e dilagano al suolo suggerendo una continuità senza fine.


Un’altra caratteristica meditazione dell’artista riguarda il tema della casa: mentre si trovava nel letto della sua camera da studente negli Stati Uniti, assordato dai rumori inconsueti della strada e dalle voci non familiari, l’artista si è ritrovato a pensare alla sua casa in Corea, e ha concepito queste strutture evanescenti, sospese al soffitto, soffici eppure complete di tutti i dettagli.
Ancora su art:21, un’altra intervista chiarisce questo secondo versante delle meditazioni dell’artista:

http://www.pbs.org/art21/artists/suh/clip1.html


*4. Seoul Home/L.A. Home/New York Home/Baltimore Home/London Home/Seattle Home,1999
Seta, 3,78 x 6,96 x 6,96 m
Los Angeles, Museum of Contemporary Art

Nel 2010, l'artista ha partecipato alla Biennale Architettura di Venezia, con l'installazione Blueprint:


*5. Do-Ho Suh + Suh Architects, Blueprint , installazione, 2010


http://www.justanotherflog.com/2010/10/blueprint-venice-architecture-biennale-2010/




Bibliografia

Oltre ai siti già citati nel testo, vedere
www.lehmannmaupin.com
http://www.duetart.com/dentro/artists/artists%20ita/Suh%20ita.html

http://www.designboom.com/weblog/cat/9/view/11217/venice-architecture-biennale-2010-preview-suh-architects-do-ho-suh.html

AA.VV., People Meet in Architecture, Biennale Architettura 2010, Mostra, Catalogo ufficiale, Marsilio Editore, vol. 1, pag 136

martedì 8 marzo 2011

ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA 2. L' "Uomo Vitruviano"

a) L’uomo vitruviano di Leonardo.



1. Leonardo, Le proporzioni del corpo umano secondo Vitruvio, 1490 ca.
Punta metallica, penna e inchiostro, tocchi di acquerello su carta bianca, 344 x245 mm
Venezia, Gallerie dell’Accademia

Nel terzo libro del De Architectura, l’architetto e teorico latino Vitruvio sostiene che le parti di un edificio devono essere ben proporzionate, a similitudine di quelle di un bel corpo umano (“homo bene figuratus”), e che un metodo indicativo per stabilire se un uomo è ben proporzionato è il seguente: in piedi, a braccia allargate e piedi uniti, la figura deve essere inscrivibile in un quadrato; disteso a terra, con braccia e gambe leggermente divaricate, dev’essere inscrivibile in un cerchio con il centro nell’ombelico. Se il modello prescelto soddisfa a entrambe queste proporzioni, può definirsi homo bene figuratus, e l’architetto può procedere a studiare le sue proporzioni, per applicarle quindi agli edifici.
Oltre a Leonardo, in questo celebre disegno ben rifinito e che ha i caratteri di un’illustrazione predisposta per essere tradotta in un’illustrazione a stampa (Pedretti), del tema si occuparono numerosi artisti e architetti del Rinascimento. Tra essi Fra’ Giocondo da Verona (c 1433 – 1515), che nella sua edizione di Vitruvio pubblicata a Venezia nel 1511, raffigura l’uomo nel cerchio e nel quadrato in due immagini separate. L’architetto, pittore e trattatista milanese Cesare Cesariano (1475-1573), nel suo De Lucio Vitruvio (Como 1521), riprduce con varianti il prototipo leonardesco.
Nel De harmonia mundi totius (Venezia 1525), Francesco Zorzi, monaco umanista d’ispirazione neoplatonica del convento di San Francesco della Vigna a Venezia, presenta con significato cosmico la figura dell’Homo ad circulum. Francesco di Giorgio (1439-1501), scultore e architetto senese, nel suo trattato di architettura (un libro posseduto e annotato da Leonardo), aveva proposto solo l’uomo nel cerchio.
(Wittkower figg.1,2,3,4,6,7,8,9,10,11,12,13,14, 15, 20-24, 25-27, 32).
Nelle elaborazioni diverse dell’uomo vitruviano, qui presentate, diviene peraltro chiaro che per gli umanisti rinascimentali il tema si fonde con altri, ugualmente ereditati dall’antichità e arricchiti di significato cristiano, come: macrocosmo e microcosmo (l’uomo visto come modello nel quale si rispecchia l’ordine del cosmo intero).
Sulla base di dottrine classiche, risalenti a Pitagora, riprese da Platone nel suo dialogo Timeo, e riscoperte nel Rinascimento, la musica, più precisamente le proporzioni numeriche che esprimono gli intervalli musicali, sono alla base dell’armonia dell’universo intero: regolano i moti delle stelle come la bellezza e la salute del corpo umano. Di qui lo stretto rapporto che intercorre nel Rinascimento tra studi musicali, architettura e scienza medica.

b) La lira da braccio, Leonardo e le dottrine pitagoriche.

Insieme al liuto, la lira da braccio è lo strumento a corde più popolare nel Rinascimento. Si usava per la dizione poetica accompagnata, nella quale le fonti asseriscono che Leonardo era assai versato.

2. Vittore Carpaccio, Presentazione al tempio, part.: Angelo che suona la lira da braccio.
Venezia, Gallerie dell’Accademia

3. Giovanni Bellini, Pala di San Zaccaria, part.: Angelo che suona la lira da braccio.
Venezia, San Zaccaria

4. Benedetto Montagna, Orfeo incanta le fiere, incisione.

5. La gara fra Apollo e Pan. Silografia dall’Ovidio Metamorphoseon Volgare, Venezia 1501., fol 143 r

6. Liuto e lira da braccio, tarsia lignea.
Urbino, Palazzo Ducale, Studiolo

7. Liuto e lira da braccio, tarsia lignea.
Verona, Santa Maria in Organo

La pratica musicale di molti artisti del Rinascimento, fra cui Verrocchio, Raffaello e Leonardo, è da porre in collegamento con il revival delle dottrine pitagoriche. Pitagora e la sua scuola sostenevano che tutta una serie di fenomeni naturali sono traducibili in rapporti numerici, e sono quindi rappresentabili in modo matematico. In particolare sono traducibili in numero le armonie musicali; di conseguenza, i Pitagorici praticarono la musica come mezzo di conoscenza e purificazione.
Nella Milano di Ludovico il Moro, operò il famoso teorico Franchino Gaffurio (possibile soggetto di un famoso ritratto di Leonardo), che, nei suoi trattati Pratica musica e De Harmonia Musicorum Instrumentorum (1518), appare in una celebre silografia, mentre insegna a una folla di allievi le corrispondenze fra le armonie musicali e quelle geometriche. Queste corrispondenze tra armonie musicali e armonie visive erano oggetto di intenso interesse da parte di artisti e architetti.

8. Leonardo, Ritratto di musico.
Milano, Pinacoteca Ambrosiana



9. Raffaello, La Scuola di Atene, part.: il filosofo Platone con il suo trattato Il Timeo. Affresco, 1509-10
Roma, Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura


10. , 11. Raffaello, La Scuola di Atene, part.: Il filosofo Pitagora, circondato da allievi, e una lavagna con gli schemi numerici degli intervalli che generano l’armonia musicale.
Affresco, 1509-10
Roma, Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura



Bibliografia

Il revival platonico e l’applicazione dei principi armonici nell’architettura:

R. WITTKOWER, Principi architettonici nell’età dell’Umanesimo (1962), trad. it. Torino, Einaudi
O. M. UNGERS, “Ordo, pondo et mensura”: criteri architettonici del Rinascimento, in Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo (cat. della mostra a Venezia, Palazzo Grassi), Milano, Bompiani, 1994
G.REALE, La ‘Scuola di Atene’ di Raffaello, Milano, Bompiani, 20052

Leonardo da Vinci musicista:

E.WINTERNITZ, Leonardo da Vinci as a Musician, New Haven e Londra, Yale University Press, 1982
G.VALLESE, Leonardo’s ‘Skull lyre’, in 'Tutte le opere non son per istancarmi’, Raccolta di scritti per i settant’anni di Carlo Pedretti, Roma, Edizioni associate, 1998, pagg. 405-424

ELEMENTI DI ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA 1. Leonardo e l’elaborazione iconografica : I Nodi, la Sala delle Asse, l’Achademia Leonardi Vinci

Accademia di Belle Arti in Venezia
CORSO DI DIPLOMA DI 2° LIVELLO IN: GRAFICA
A.A. 2010-11









a) I Nodi e l’Achademia

I nodi, formati da complicati intrecci geometrici detti anche “cordelle alla damaschina”, compaiono in sei incisioni prodotte in ambiente milanese al principio del ‘500. Dürer li copiò in altrettante silografie, omettendo le iscrizioni.
Gli intagliatori delle sei incisioni non sono noti, ma il riferimento dell’invenzione a Leonardo stesso non è mai stato posto in discussione, dato che nel periodo milanese i nodi (o “vinci”, in italiano antico), divengono per l’artista una sorta di sigla, di emblema personale che egli usa dappertutto, nei disegni per gioielli, acconciature, accessori, e nella decorazione della Sala delle Asse nel Castello Sforzesco.

*1.- 6., I Nodi vinciani, incisioni a bulino.
Milano, Biblioteca Ambrosiana

7. Copia di Dürer da uno dei nodi vinciani, silografia.

*8. L’Androgino. Incisione a bulino di derivazione leonardesca.
Londra, British Museum

9. Tre else di spada, disegno
Milano, Biblioteca Ambrosiana, Codice Atlantico, fol 366.

10. Leonardo da Vinci, Studi per la testa di Leda.
Windsor Castle, Royal Library, Inv 12516

11. Leonardo da Vinci, Studi per la testa di Leda.
Windsor Castle, Royal Library, Inv 12518

Se il Vasari considerava i “nodi” leonardeschi semplici divertimenti, eseguiti dall’artista per dar prova del proprio virtuosismo, per l’iconografo moderno le sei incisioni sono oggetti del tutto seri, e molto complessi da un punto di vista iconografico. Anzitutto, presentano l’iscrizione “Achademia Leonardi Vinci”, ponendo il problema di una possibile “scuola”, un’accademia di belle arti ante litteram, con marcato accento sugli aspetti intellettuali e matematici della formazione dell’artista, che Leonardo avrebbe fondato a Milano, sotto gli auspici di Ludovico il Moro.
Benché manchino testimonianze documentarie circa questa accademia leonardesca a Milano, che certamente dovette avere i caratteri del cenacolo amichevole più che quelli di una vera e propria scuola d’arte a carattere istituzionale, studi recenti si pronunciano a favore della sua esistenza.
Essa anticiperebbe di oltre mezzo secolo la prima Accademia d’arte della storia (istituita da Giorgio Vasari a Firenze nel 1562), e seguirebbe di poco le accademie umanistiche a carattere filosofico, d’impronta neoplatonica, di cui fiorirono alla metà del ‘400, sempre a Firenze, i primi esempi.
Esiste inoltre una settima incisione, anch’essa di formato circolare e corredata dall’iscrizione Achademia Leonardi Vinci, che presenta non una composizione geometrica ma una figura di profilo, nella quale gli studiosi concordano nel riconoscere il “divino androgino”, descritto da Platone come il tipo umano della specie più elevata. Quest’opera proverebbe dunque il collegamento fra l’Accademia vinciana di Milano e il pensiero platonico, cui le accademie umanistiche fiorentine si ispiravano.
Per quanto riguarda le sei “rose” geometriche disegnate da Leonardo, si tratta di un motivo di derivazione islamica che all’epoca veniva applicato alla decorazione degli strumenti musicali, e in particolare del liuto, lo strumento a corde più comune del Rinascimento (Headlam Wells, 1981, vedi bibliografia).
In questi motivi islamici sopravvive una geometria intrisa di misticismo, di origine pitagorico-platonica, che mira a tradurre in immagine non figurativa le qualità e gli attributi di Dio (Baltrusaitis 1955, vedi bibliografia).
Non a caso simili “stelle” geometriche appaiono con insistenza nelle chiese a pianta centrale che così intensamente affascinano gli architetti del Rinascimento (Wittkower).
Il collegamento con il mondo degli strumenti musicali, più precisamente con uno strumento di marcata derivazione araba come il liuto, non è privo di significato, poichè l’umanesimo a Milano aveva un’intensa impregnazione musicale, a differenza di quello fiorentino, più orientato alle arti figurative.
Sappiamo fra l’altro che l’incontro tra Leonardo e Ludovico il Moro avvenne sotto il segno della musica: con Leonardo, valente suonatore di lira (e dicitore di rime “all’improvviso”, accompagnate dal suono dello strumento), che dona al Moro una lira o viola da lui fabbricata “d’argento in parte, in forma d’un teschio di cavallo, cosa bizzarra e nuova”.
Secondo le riscoperte dottrine neoplatoniche, la musica riconcilia il microcosmo umano con il macrocosmo, e la segreta natura numerica dei rapporti armonici può essere studiata e impiegata terapeuticamente, oppure per rendere belle le proporzioni di una figura o di un edificio.

*b) La Sala delle Asse nel Castello Sforzesco a Milano.

La creazione più famosa di Leonardo al Castello è il grande affresco sulla volta della Sala "delle Asse" (detta così dalle assi o tavole di legno che rivestivano la parte inferiore delle pareti). Qui l’artista affrescò un finto pergolato, formato dai rami fioriti di sedici alberi i cui rami intrecciati formano l'emblema vinciano del nodo, che racchiude al centro le insegne araldiche del committente, Ludovico il Moro signore di Milano, e della sua sposa. Alle fronde s’intreccia un cordone dorato, in armoniose volute; l’opera fu infatti eseguita in occasione delle nozze di Ludovico il Moro con Beatrice d’Este, e si presume che sia stata iniziata nel 1498.
( visita virtuale: http://milan.arounder.com/it/castello_sforzesco/IT000007286.html )

Bibliografia

Le sei incisioni dei “nodi” vinciani:
C.ALBERICI (a cura di), Leonardo e l’incisione (Cat. della mostra al Castello Sforzesco) Milano, Electa 1984
Le “rose” degli strumenti musicali e il loro rapporto con le teorie pitagorico-platoniche del numero, dell’armonia, e della terapia mediante la musica:
R. HEADLAM WILLIS, Number Symbolism in the Renaissance Lute Rose, “Early Music” I, 1981, pagg. 32-42
I “nodi” di Leonardo e la loro radice nella cultura islamica:
J. BALTRUSAITIS, Il Medioevo fantastico (1955), trad. it. Milano, Adelphi, 1973, cap. 3.2
La questione dell’Accademia milanese di Leonardo:
PEVSNER, Le Accademie d’arte (1940), trad.it. Torino, Einaudi, 1982
http://www.firenze-online.com/visitare/informazioni-firenze.php?id=176

Biennio 2. Mark Wallinger

Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Docente: Gloria Vallese





a) Mark Wallinger


Mark Wallinger, nato nel 1959, lavora con pittura, scultura, video, installazioni, fotografie, scandagliando codici di comportamento, valori, ideologie, fede, un insieme di elementi complesso e articolato che definisce l’identità britannica.
La sua arte si caratterizza per la capacità di individuare i simboli visuali e di manipolarli, prevalentemente nella chiave di una mordente e spesso tragica ironia.
Ha studiato, come molti suoi compagni di strada della Young British Generation, alla Chelsea School of Art, e poi al Goldsmith College. Finalista al Turner Prize nel 1995, l’artista ha preso parte a tutte le mostre collettive, più o meno canoniche, dei giovani artisti inglesi, che negli anni Novanta hanno potuto contare su una situazione di critica e di mercato decisamente favorevole.

Di particolare rilevanza il suo passaggio alla Biennale di Venezia nel 2001, come artista chiamato a rappresentare la Gran Bretagna nel padiglione nazionale. Una mostra compatta e memorabile, che includeva le seguenti quattro opere:



*1. Ecce Homo, 1999. Resina bianca marmorizzata, foglia d’oro, filo spinato

Ecce Homo, scultura in marmo che Wallinger ha installato nel 1999 sul Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra, destando scalpore, a Venezia era il fulcro della mostra.

La figura del Cristo è identificabile nella corona di spine, nelle mani legate, e nel panno stilizzato che cinge i fianchi; il calco è preso da un corpo umano molto qualunque, e mancano i lunghi capelli e la barba caratteristici dell’iconografia tradizionale.

Un altro polo importante del padiglione era la videoproiezione Threshold to the Kingdom (il titolo contiene un gioco di parole: letteralmente, “Soglia del Regno”, non si sa se del Regno dei Cieli o di Gran Bretagna); si tratta di una sequenza filmica, molto rallentata e accompagnata da una suggestiva musica sacra, dell’arrivo, filmato senza soluzione di continuità, e proiettato in loop, dei passeggeri al London City Airport. “Arrivi Internazionali”, recita la scritta al di sopra della porta da cui entrano i viaggiatori.
Le loro espressioni di curiosità, di attesa, di incanto, alludono a un trapasso, a un ingresso in una nuova vita. C’è un ironico senso mistico, ma anche un più emozionante e diretto coinvolgimento umano nel fluire inarrestabile dei personaggi.




*2. Threshold to the Kingdom, 2000, videoinstallazione


*3. Angel, 1997, videoinstallazione

Il protagonista è Blind Faith, Fede Cieca, un personaggio impersonato dallo stesso Walliger che lo fa apparire in più di un’opera. Si tratta di un cieco, con occhiali scuri e bastone bianco, che cammina sul posto, risalendo alla rovescia le scale della metropolitana e ripetendo in tono perentorio e monotono, come di chi ripete a memoria, i versetti del Prologo del Vangelo di Giovanni. La sua marcia insistente, così come la sua recita vuota e ripetitiva, non fa che mantenerlo fermo sul posto, mentre altri, che lo osservano incuriositi, si muovono all’indietro.

*4. Ghost, 2001.

E’ una stampa in negativo del famoso ritratto del cavallo Whistlejacket, del generista inglese George Stubbs (1724-1806).
L’artista ha aggiunto un corno sulla fronte, trasformandolo nell’unicorno impennato che appare insieme al leone su uno dei due lati dello stemma reale britannico.
Un insieme di simboli che appare come la radiografia di diverse passioni peculiari al popolo britannico, dai cavalli (e dal loro ritrattista più famoso, immancabile nelle grandi collezioni d’arte britanniche), alla monarchia.

Alla Biennale di Venezia del 2005, Wallinger era presente col video Sleeper: efficace rappresentazione, messa in atto dallo stesso artista travestito da orso, dello spaesamento indotto dalla fredda architettura della Neuer Nationalgalerie di Berlino di Mies van der Rohe. Solo, disorientato, l’orso muove qualche passo, sembra cercare l’uscita, si accuccia scoraggiato contro un muro.

*5 . Sleeper, 2004-2005, video
http://www.tate.org.uk/tateetc/issue9/captiveaudience.htm


Nel 2007 Mark Wallinger vince il Turner Prize, considerato uno dei più prestigiosi riconoscimenti europei per le arti visuali. Il Premio Turner è soprattutto il riconoscimento britannico più importante per la pittura contemporanea e viene consegnato tutti gli anni dal 1984 ad un artista che non abbia superato i 50 anni e che opera in Gran Bretagna. Wallinger ha ottenuto il riconoscimento, e l'assegno da 35.000 mila euro che lo accompagna, per un'installazione contro la guerra ispirata a un attivista molto noto a Londra, Brian Haw, il quale in segno di protesta contro la politica estera del governo britannico, da oltre sei anni si è stabilito in Piazza del Parlamento. Brian Haw, 56 anni, ha iniziato nel giugno del 2001 ad “attaccare con un megafono e striscioni recanti i nomi e le foto dei bambini morti ” la politica sull'Iraq. Con il passar degli anni, gli inglesi e non solo hanno iniziato a sostenerlo.

Intitolata "State Britain", l'installazione è una replica esatta dei 40 metri di accampamento che il dissenziente – pacifista Haw ha realizzato davvero davanti al Parlamento britannico. Il lavoro riproduce esattamente ogni dettaglio dei quaranta metri di cartelli rimossi, messaggi di solidarietà, documenti, immagini di vittime di bombardamenti e quant’altro allestito davanti la sede di Parliament Square.

http://www.journalbooks.it/modules/news/article.php?storyid=204


Bibliografia

Oltre ai link già citati nel testo, si vedano:

http://en.wikipedia.org/wiki/Mark_Wallinger

H. SZEEMAN (a cura di), Platea dell’umanità, Catalogo della 49.Esposizione internazionale d’arte La Biennale di Venezia, Milano, Electa, 2001

Sul progetto del Quarto Plinto di Trafalgar Square a Londra:

http://www.london.gov.uk/fourthplinth/plinth/rsa.jsp


Su Wallinger a Milano all’Hangar Bicocca nel settembre 2005, con l’opera Easter :
http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1127298858&day=1127340000


Sul progetto per la scultura gigante del Cavallo a Ebbsfleet, Kent (UK) :

http://www.telegraph.co.uk/culture/art/4613060/Mark-Wallinger-the-inspiration-behind-my-horse.html

http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?id=1198251014&day=1199746800

http://www.telegraph.co.uk/culture/art/4599446/Mark-Wallingers-white-horse-is-a-winner.html

http://news.isc.vn/en/arts-culture-spend/wallingers-horse-statue-stalled-as-cost-soars-fivefold-to-15-8-million.html


Wallinger curatore di mostre:

http://www.oxonianreview.org/wp/mark-wallinger-curates/

Triennio 2. Pipilotti Rist

Docente: Gloria Vallese
Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA







Nata nel 1962, è considerata, insieme a Billa Viola, una fra le maggiori esponenti della videoarte contemporanea; ma tanto il mondo di Bill Viola è serio, museale, legato specialmente nelle opere più recenti alla tradizione artistica classica, tanto Pipilotti è ironica, scanzonata, orientata a un approccio trasgressivo e divertente. Queste qualità sono bene evidenziate da questo video, realizzato in occasione della mostra Pipilotti Rist-54, Utrecht, Centraal Museum, 2001:

*1. Pipilotti Rist, Lullaby, 2001. Video
http://www.youtube.com/watch?v=lQZcIbPh8mE

Nata a Grabs nella vallata svilzzera del Reno, Pipilotti ha studiato pubblicità, illustrazione e fotografia all’Istituto di Arti Applicate di Vienna dal 1982 al 1986, e comunicazioni audiovisuali alla Scuola di Design (Schule für Gestaltung) di Basilea nei due anni successivi. Dal 1986 ha lavorato come operatore di computer grafica per diverse aziende e studi. Dal 1988 al 1994 ha tenuto concerti, performances e realizzato CD con il gruppo rock Les Reines Prochaines. E’ stata Visiting Professor all’UCLA di Los Angeles nel 2002-2003, e attualmente vive tra la Sizzera e New York.

*2. I’m not the girl who misses much, 1986 , 7:45 min.

*3. Sexy Sad I , 1987, 4:36 min.

4. Sip My Ocean, 1996, 8 min.

*5. Ever Is Over All, 1997
http://video.google.com/videoplay?docid=4559201253275818259

*6. Aujour d’hui, 1999
http://www.tudou.com/programs/view/7tA_ASD5x5M/



Mentre i video di Bill Viola richiedono di essere visti dal principio alla fine, da uno spettatore attento possibilmente seduto su un divanetto di fronte all’opera come in una sala da museo, i video di Pipilotti Rist sono da guardare come una sorta di tappeto visivo e sonoro, e vengono spesso installati dall’artista su uno sfondo casuale di interni già arredati (Utrecht, Centraalmuseum, 2001).

La componente musicale è rilevante; come già ricordato, l’artista ha fatto parte dal 1988 al 1994 di un gruppo rock (Le Reines Prochaines), e collabora stabilmente con il musicista Anders Guggisberg. Dal mondo del rock derivano molte componenti iniziali del lavoro di Rist, come viene messo in evidenza nel saggio critico incluso nella Storia della videoarte di Federica Tammarazio:
http://www.fucine.com/network/fucinemute/core/redir.php?articleid=1658:


Il sito web di Pipilotti Rist è un gioco, un’opera d’arte più che uno strumento pratico o di conoscenza, in cui l’artista scherza con le abitudini degli utenti della rete collocando le informazioni in punti inaspettati:


http://www.pipilottirist.net/begin/open.html

(Contiene link al video Selbstlos im Lavabad, 1994)

Molto rilevante il passaggio di Pipolotti Rist il passaggio alla Biennale di Venezia nel 2005, con una video installazione presentata alla Chiesa di San Stae che viene peraltro anticipatamente chiusa a causa delle proteste dei fedeli per la presenza di nudi femminili:

*7. Pipilotti Rist, Homo Sapiens Sapiens, 2005. Videoinstallazione

http://ead.nb.admin.ch/web/biennale/bi05/i/i_rist.htm

“Dal 1990 la chiesa tardobarocca di San Stae sul Canal Grande è lo spazio dove viene presentato il secondo contributo ufficiale della Svizzera alla Biennale di Venezia. Il video di Pipilotti Rist mostra scene poco bucoliche ma molto felici del paradiso terrestre prima del peccato originale ed è proiettato su tutta la volta della navata centrale della chiesa fra le figure di santi, martiri e putti che la 'abitano' silenziosamente. L'artista ha girato gran parte delle sequenze a Minas Gerais in Brasile, quindi lo scenario tropicale fa da sfondo a immagini oniriche e surreali con forme generose di corpi umani circondati da una natura rigogliosa. Per assistere alla proiezione i visitatori possono adagiarsi sul morbido fogliame di un ramo sovradimensionato: sorta di letti che permettono di guardare in alto da una posizione rilassata. Il tutto è accompagnato da un sonoro originale (anche questo elaborato dall'artista in collaborazione con amici musicisti) diffuso da fonti invisibili. Il paradiso di Pipilotti Rist, a differenza di quanto scritto nella Bibbia, è abitato da Pepperminta e da sua sorella Amber che danzano e giocano senza sentire apparentemente la mancanza di Adamo. Forse è proprio la sua assenza ad allontanare la minaccia dei sensi di colpa. Emersa sulla scena artistica alla metà degli anni '80, con le sue opere l'artista traccia un progetto di vita allegro, coraggioso e disinvolto, caratterizzato da un'ingenuità utopica quasi giovanilistica. Pipilotti Rist, che si considera femminista, offre sempre un posto centrale ai ruoli femminili; fisicità, effimero ed erotismo sono i temi portanti dei suoi lavori”.
Alessandra Borgogelli, 2005 (http://www.undo.net/bounce_effect_07/66.htm)


Opere recenti:

Pipilotti Rist ha presentato al MoMa di New York la mostra
Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters), in cui l’artista è stata chiamata a reinventare il grande spazio (7354 metri cubi, come indica il titolo) del Donald B. and Catherine C. Marron Atrium al secondo piano del museo, algido spazio progettato dal giapponese YoshioTaniguchi:

*8. Pipilotti Rist: Pout Your Body Out (7354 Cibic Meters)
New York, MoMA, the Donald B. and Catherine C. Marron Atrium,
19 Nov 2008- 2 Feb 2009

http://www.flashartonline.it/interno.php?pagina=newyork_det&id_art=228&det=ok&titolo=Pipilotti-Rist-%E2%80%93-Pour-Your-Body-Out%E2%80%9D-

http://www.youtube.com/watch?v=lL3NJdxfrAA
http://www.youtube.com/watch?v=89vgdELbVyQ&NR=1
http://www.wikio.com/video/734154


cui ha fatto seguito un’altra personale a Rotterdam, con tre nuove installazioni e alcuni vecchi lavori (fra cui Homo Sapiens Sapiens, l'opera censurata alla Biennale di Venezia nel 2005).


9. Elixir: The Video Organism of Pipilotti Rist
Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen
7 Mar- 8 Mag 2009

http://www.rotterdam.info/uk/TRD/evenementen/tentoonstellingen/136011.asp
http://www.domusweb.it/upd_art/article.cfm?idtipo=3&id=194






Bibliografia

Pipilotti Rist:

Oltre ai link già indicati nel testo, si veda:
http://en.wikipedia.org/wiki/Pipilotti_Rist

Biennio 1. Iconografia della vita quotidiana/Elogio del Dubbio a Punta della Dogana

Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA







a) Iconografia della vita quotidiana


1. The CSI Tour, video (CBS/Alliance Atlantis, 2002-03)

In questa featurette inclusa nella raccolta relativa alla seconda stagione, Richard Berg, scenografo del serial televisivo CSI, presenta gli ambienti della stazione di polizia.


2. Sedia Navy:

http://www.jointmilano.com/aanuovodreamweaver/emeco.htm

http://images.google.it/imgres?imgurl=http://modernclassicsdirect.co.uk/images/T/EmecoArmChair.gif&imgrefurl=http://www.modernclassicsdirect.co.uk/home.php%3Fcat%3D21&usg=__PW_11GaU0w1BgL9Upgh66xIAlDE=&h=300&w=400&sz=25&hl=it&start=14&sig2=dex92LAK7hOlP6KqdIYjDA&um=1&itbs=1&tbnid=1wL4GczQVRG32M:&tbnh=93&tbnw=124&prev=/images%3Fq%3DEmeco%2Bnavy%2Bchair%26um%3D1%26hl%3Dit%26client%3Dsafari%26sa%3DG%26rls%3Den%26tbs%3Disch:1&ei=wb6HS4qeF5yRsgax8u2iDw

http://en.wikipedia.org/wiki/Emeco_1006


3. Lampada Poul Henningsen:

http://it.wikipedia.org/wiki/Poul_Henningsen

http://images.google.it/imgres?imgurl=http://www.dorotheum.com/fileadmin/user_upload/lots_images/40D90514/140_29259_2.jpg&imgrefurl=http://www.dorotheum.com/it/auktion-detail/auktion_design/lot_142-ph-32-tischlampe-entwurf-poul-henningsen-1926-fuer-louis.html&usg=__LCuW0XYOndalIvFvXT8nw4QtcWk=&h=400&w=364&sz=50&hl=it&start=5&sig2=N7GTNIfIJ2Br21QBZqTVwA&um=1&itbs=1&tbnid=tUdpdUSsNa6sMM:&tbnh=124&tbnw=113&prev=/images%3Fq%3Dlampada%2Bhenningsen%26um%3D1%26hl%3Dit%26client%3Dsafari%26sa%3DN%26rls%3Den%26tbs%3Disch:1&ei=t72HS4fPFcqgsAbBv6WaDw


4. Finestre di edificio industriale:

http://www.reuther.wayne.edu/pic/sitdown/passfood.gif





b) Elogio del Dubbio a Punta della Dogana: arte contemporanea e icona Venezia

  
 Dal comunicato stampa diffuso da Palazzo Grassi in data 14/2/2011:


"Il prossimo 10 aprile 2011, la François Pinault Foundation presenta a Punta della Dogana una nuova esposizione, intitolata Elogio del dubbio.
 
"La mostra, curata da Caroline Bourgeois su incarico affidatole da François Pinault, raccoglierà opere
storiche e nuove produzioni che indagano la sfera del turbamento, la messa in discussione delle
certezze in tema d’identità, il rapporto tra la dimensione intima, personale, e quella dell’opera.
 
"La mostra Elogio del dubbio presenterà una selezione di opere realizzate da circa venti artisti, più della
metà delle quali mai mostrate nelle precedenti esposizioni della Collezione François Pinault a Venezia.
Tra gli artisti invitati figurano: Adel Abdessemed, Marcel Broodthaers, Maurizio Cattelan, Dan Flavin,
Subodh Gupta, David Hammons, Roni Horn, Thomas Houseago, Donald Judd, Edward Kienholz, Jeff Koons,
Paul McCarthy, Julie Mehretu, Bruce Nauman, Sigmar Polke, Thomas Shütte, Elaine Sturtevant, Tatiana Trouvé, Chen Zhen.
 
"Speciali creazioni di Julie Mehretu e di Tatiana Trouvé saranno appositamente realizzate per la
sede di Punta della Dogana.
 
"Il prossimo 2 giugno 2011, la Fondazione François Pinault presenterà a Palazzo Grassi Il Mondo vi
appartiene. Questa esposizione, sempre curata da Caroline Bourgeois, proporrà un diverso punto di
vista, mettendo in discussione i limiti tradizionali della geografia e dell’arte e il nostro rapporto tra
l’”altro” e il mondo. La mostra raccoglierà le opere di una quarantina di artisti provenienti da 20 paesi
con una selezione di opere la maggior parte delle quali mai mostrate nelle precedenti esposizioni della
Collezione François Pinault.
 
"D’ora in avanti, Palazzo Grassi e Punta della Dogana scandiranno la loro programmazione espositiva
secondo due ritmi distinti: Punta della Dogana, fedele alla sua destinazione legata alla presentazione
permanente di opere della Collezione, seguirà un ritmo ampio, simile a quello adottato dai grandi musei
internazionali per la rotazione degli allestimenti, mentre Palazzo Grassi si caratterizzerà per una ritmica
più rapida e con un ruolo di maggior evidenza rispetto agli appuntamenti.
 
"Caroline Bourgeois ha curato numerose esposizioni internazionali, tra cui Valie Export (2003), Joan Jonas
(2005), Loris Gréaud (2006), Adel Abdessemed (2007), l’Argent (2008), Cao Fei (2008), come pure
numerose mostre della Collezione François Pinault all’estero: Passage du Temps (2007) a Lille, Un
certain Etat du Monde (2009) a Mosca, Qui a peur des artistes? (2009) a Dinard".


Bibliografia


Per aggiornamenti sulle due mostre, vedere:

www.palazzograssi.it


Sul restauro di Punta della Dogana:

http://www.electaweb.it/libri/scheda/tadao-ando-per-francois-pinault-dall-lle-seguin-a-punta-della-dogana/it/

Triennio 1. Bill Viola

Accademia di Belle Arti in Venezia
STORIA DELL’ARTE CONTEMPORANEA
Docente: Gloria Vallese



http://www.sfmoma.org/media/features/viola/index.html
www.billviola.com
http://en.wikipedia.org/wiki/Bill_Viola
www.jamescohan.com



Nato a New York nel 1951, Bill Viola si iscrive al College of Visual and Performing Arts della Syracuse University, e inizia a realizzare videoarte nei primi anni settanta. Lavora per affermati artisti come Bruce Nauman e Nam June Paik. Nel 1977, in Australia, incontra Kira Perov, che diverrà la compagna della sua vita; nel 1979 cominciano a lavorare e viaggiare insieme. Nel 1980, Viola si reca in Giappone dove trascorre diciotto mesi per una borsa di studio di scambi culturali. Nel 1981 lavora per sei mesi nel centro ricerche della Sony, sperimentando le più avanzate tecnologie del tempo.

*1. Bill Viola, He weeps for you, installazione audio-video, 1976


La mostra chiave della sua carriera è Buried Secrets, con la quale Bill Viola rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia nel 1995.
La rassegna include classici della videoinstallazione come
The Veiling http://www.jamescohan.com/artists/bill-viola/selected-works/, Hall of Whispers, e soprattutto The Greeting. L’opera, ispirata a un dipinto del Cinquecento italiano, la Visitazione di Pontormo, segna una svolta importante nella carriera dell’artista, caratterizzata da video estremamente rallentati, al punto da essere più vicini al mondo della pittura che a quello del cinema, e ricchi di riferimenti museali.

*2. The Greeting, 10’28’’ loop, 1995.

3. The Crossing, 1996:
http://www.youtube.com/watch?v=fHqhaH6m9pY

Queste opere sono tecnicamente molto diverse da quelle degli esordi: implicano l’uso di attori, di effetti speciali, e vengono girate da una troupe cinematografica.
Rimane costante, invece, la focalizzazione sulla figura umana e su situazioni forti, primordiali, ricche di contenuto emozionale.
Nel 1997 gli viene dedicata una personale al Whitney Museum of American Art di New York.
Nel 2000 inizia ad usare schermi al plasma e cristalli liquidi per le sue videoinstallazioni.
Viola accentua i riferimenti iconografici presenti nelle sue opere, talora ricorrendo a vere e proprie citazioni dall’arte del passato.


*4. Viola, The Quintet of Remembrance, 2000, video, 15 minuti loop, ed. di 3
New York, Metropolitan Museum

5. Dolorosa, 2000, dittico video su due schermi LCD, cm 
40.6 x 62.2 x 14.6


http://www.artic.edu/aic/collections/artwork/110673

http://images.google.com/imgres?imgurl=http://www.wga.hu/art/m/memling/2middle1/08sorrow.jpg&imgrefurl=http://christianart.blogspot.com/2006/04/vir-dolorum.html&usg=__ArHa0YLIKY10_w-6fgxcMF_-Wvo=&h=1122&w=806&sz=140&hl=en&start=2&sig2=i2fV6aiJpNOwUSABqgS0OA&um=1&tbnid=cFv6t06Q0OQVmM:&tbnh=150&tbnw=108&ei=8DKsSZGHA9b__Qbe5qDtDw&prev=/images%3Fq%3DHans%2BMemling%2BMelbourne%26um%3D1%26hl%3Den%26client%3Dsafari%26rls%3Den%26sa%3DN


Nel 2002 completa il suo progetto più ambizioso, Going Forth By Day, un ciclo di video ad alta definizione commissionato dal Guggenheim di New York e Berlino.


6. Going forth by day, videoinstallazione, 2002.
Berlino, Museo Guggenheim.

7. Giotto, La nascita della Vergine, affresco
Padova, Cappella degli Scrovegni


Nel 2003 il J. Paul Getty Museum di Los Angeles realizza una mostra personale, The Passions, una serie di lavori sulle emozioni umane, che ottiene critiche entusiastiche e una straordinaria affluenza di pubblico anche nelle successive tappe a Londra, Canberra e Madrid.
Nel 2004 realizza un video " a quattro mani" per una nuova produzione di Peter Sellars dell'opera Tristano e Isotta, presentata in prima mondiale all'Opéra di Parigi nell'aprile del 2005. Nell'ottobre 2006 torna a Tokyo con una retrospettiva che prende il nome da un video del 1981, Hatsu-Yume, Primo Sogno.
Nel 2007 è presente alla Biennale di Venezia con Ocean Without a Shore.
http://www.youtube.com/watch?v=6-V7in9LObI&feature=related


Bibliografia
C.Townsend (a cura di), L' arte di Bill Viola, Milano, Bruno Mondadori, 2005
K. Perov, Bill Viola. Visioni interiori, Firenze, Giunti (Catalogo della mostra a Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2008-9)
Ellen Wolff, Digital Cathedral, 1 Feb 2002
http://digitalcontentproducer.com/mag/video_digital_cathedral/
http://www.museo-capodimonte.it/eventi/bill_viola_per_capodimonte